«Salvini difende Morisi, ma attacca Lucano: il garantismo è altra cosa»
Parla Elio Vito, deputato di Forza Italia: «Riusciremo a compiere un passo in avanti soltanto nel momento in cui comprenderemo che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio»
Elio Vito, deputato di Forza Italia, sulla sentenza ai danni di Mimmo Lucano spiega che «riusciremo a compiere un passo in avanti soltanto nel momento in cui comprenderemo che la condanna di primo grado non significa colpevolezza e che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio». E sull’atteggiamento di Salvini è categorico: «Il leader della Lega ha giustamente difeso Morisi chiedendo solidarietà, ma poi ha attaccato Lucano, appena condannato. Non funziona così».
Onorevole Vito, che idea si è fatto della sentenza che ha condannato in primo grado l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, a 13 anni e due mesi di reclusione?
Non ho elementi per giudicare e rispetto le decisioni della magistratura. Quello che mi sorprende tuttavia è la reazione da parte della politica. Riusciremo a compiere un passo in avanti soltanto nel momento in cui comprenderemo che la condanna di primo grado non significa colpevolezza e che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. La magistratura fa sempre il suo dovere ma finché i cittadini e la politica utilizzeranno le indagini e le sentenze di primo grado, cioè provvisorie, come una condanna definitiva, non vivremo in un paese civile.
Lei dice che non ha elementi per giudicare ma molti suoi colleghi, prima di tutto a sinistra, hanno criticato la sentenza, che ha quasi raddoppiato la condanna rispetto alla richiesta di sette anni e 11 mesi del pm. Come giudica la vicenda?
Lucano è innocente fino al terzo grado di giudizio. Così come Morisi, che addirittura è soltanto indagato. Quello che non funziona è il modo in cui la politica reagisce a certi avvenimenti. Il garantismo, insomma, non può valere solo per se stessi. Salvini giustamente ha difeso Morisi chiedendo solidarietà, ma poi ha attaccato Lucano, appena condannato. Non funziona così.
Lucano è stato anche condannato alla restituzione di 700mila euro tra fondi europei e governativi. Cosa ne pensa?
Se la sentenza parla di utilizzo dei fondi pubblici è inevitabile che ci sia anche questa ricaduta dal punto di vista economico. Il risarcimento è immediatamente esecutivo e quindi la norma viene applicata, c’è poco da fare. Poi si può discutere invece di come gli amministratori siano costretti a utilizzare i fondi pubblici, impossibilitati a fare altrimenti, ma ci vorrebbe un’altra intervista. Poco fa ha citato Salvini.
Pensa che in un centrodestra a trazione sovranista, con Fratelli d’Italia che dice di «denunciare da sempre la speculazione attorno alla falsa accoglienza», Forza Italia debba ergersi a difesa di Lucano?
Assolutamente sì, appena finiamo questa intervista scriverò un tweet in questa direzione. Anche perché se non si difende l’innocenza fino a prova contraria di Lucano poi si perde credibilità quando si decide di difendere Morisi.
A proposito di Morisi, qual è il suo punto di vista sui fatti?
C’è un problema tutto politico. Ho rilevato una grande ipocrisia del centrodestra su temi come la tossicodipendenza e l’omosessualità, che sono questioni personali anche quando riguardano soggetti pubblici. C’è un atteggiamento per il quale ancora oggi una persona omosessuale in un partito di destra rischia di essere discriminata. La cosa migliore nel caso di Morisi sarebbe stata garantirgli il lavoro, che invece Morisi ha lasciato. Non esiste che debba sospendersi dal lavoro, a meno che non sia stata una scelta davvero personale ma non credo. Sulla questione omosessualità ha fatto discutere l’intervista del senatore Pillon al Foglio, in cui l’esponente leghista dice di essersi accorto di «certe tendenze».
Cosa può fare il centrodestra per cambiare al proprio interno su questi temi?
Sul piano della omosessualità è evidente che nei partiti di destra c’è una certa tendenza a nascondersi, ma perché? Non è una malattia, non è un vizio, non è un reato. Ecco perché dico che il ddl Zan serve. Sostenendolo, faremmo tutti un passo avanti sul piano dei diritti e della libertà.
E sulla questione del droghe?
Io sono antiproibizionista: è vero che il consumo personale è stato depenalizzato ma finché le droghe leggere non saranno legalizzate non avremo città più sicure e non risolveremo il problema dello spaccio. Il referendum sulla cannabis non la legalizza ma ne depenalizza la coltivazione a uso domestico. Non parliamo di cocaina o eroina ma della cannabis che anche l’Oms ha ritenuto di dover togliere dalle sostanze pericolose. Bisogna avere un atteggiamento più pragmatico e meno ideologico. E dovrebbero averlo tutti i partiti, da destra a sinistra.
Tornando a Lucano, molti hanno fatto un paragone tra questa sentenza e altre, decisamente minori per fatti ben più gravi. Crede sia normale arrivare a fare certi parallelismi?
I paragoni tra questa sentenza e altre sono ridicoli, perché nessuno ha gli strumenti per giudicare, se non i giudici. Lucano è innocente fino a sentenza definitiva, come detto, ma questo fatto che i partiti e i giornali di riferimento mandano reciprocamente alla gogna l’indagato o il condannato in primo grado di turno non può andare avanti. È inutile poi fare i referendum sulla giustizia, se non si conoscono le basi del garantismo. Interessante in questo caso è anche la vicenda dell’ex ambasciatore Giffoni.
Che ora tutti vorrebbero di nuovo alla Farnesina.
Tutta la politica si è schierata al suo fianco, ma chi ha fatto le leggi che prevedono l’allontanamento per le persone sotto indagine? Lo stesso Parlamento. Dalla Severino in poi abbiamo scritto leggi ipersanzionatorie allo scopo di colpire la corruzione e altri reati e lo si è fatto giustamente, ma poi ci si scandalizza quando vengono applicate. È un atteggiamento ipocrita. O diciamo che la pubblica amministrazione fino a sentenza definitiva non sospende nessuno, oppure si deve avere il coraggio di difendere le leggi che sono state fatte. La responsabilità, in questo caso, è tutta della politica.