«Anche la scena in Tv dell'inseguimento con gli agnolotti? Questa non l'ho vista. Ma penso che tutti questi attacchi a Massimo D'Alema siano, per il tono e i modi, molto sgradevoli e antipatici. E' una campagna ad personam, si cercano argomenti ad hominem invece di controbattere le ragioni di merito. E poi Renzi dovrebbe conoscere meglio come andarono le cose con la Bicamerale: fu fatta cadere sì da Berlusconi, ma anche noi scegliemmo la sopravvivenza del governo di Prodi, che era diventato molto diffidente».Cesare Salvi, lei era l'uomo forte di D'Alema nella Bicamerale, dove aveva il ruolo di capogruppo per il Pds, come giudica ora tutta questa offensiva politica e mediatica contro l'ex premier? Renzi dice che voi rappresentate quelli che avrebbero bloccato anche il passato.D'Alema ha commesso errori politici, secondo me il più grande è stato quello di aver contribuito a dare vita al Partito Democratico, tant'è che non lo seguii.Lei però che dalemiano doc non è mai stato, a differenza di quelli che lo sono stati e che ora attaccano l'ex premier, ha fatto un percorso controcorrente riavvicinandosi a lui. Una rarità. Come mai?Ho condiviso questa posizione del No al referendum, quindi volentieri partecipo alle riunioni del suo comitato e vado alle iniziative. Si fa una campagna ad personam per cercare argomenti ad hominem invece di contestare, discutere, ribattere le ragioni di merito molto serie contro la riforma. Probabilmente la Bicamerale aleggia ancora come il ricordo di un fallimento o di un inciucio che non si deve ripetere.Lei era in macchina con D'Alema mentre Augusto Minzolini, inviato a La Stampa, vi inseguiva in motorino a fari spenti. Andavate a fare il cosiddetto "patto della crostata"a casa Letta. Ancora ve lo rimproverano.Fu sbagliato scegliere il "cuoco", era meglio una sede istituzionale, ma quella fu una cena di lavoro. Io prendevo appunti, facevo il verbale.Renzi però pur senza "crostata" non ha fatto la stessa cosa ricevendo Berlusconi al Nazareno?E' giusto cercare l'accordo con la controparte. Ma rimettiamo un po' in fila le cose perché il momento storico era diverso. La Bicamerale era nel programma dell'Ulivo con il quale vincemmo le elezioni nel '96. In quel momento, che dette avvio alla cosiddetta Seconda Repubblica, c'è stato un capovolgimento storico, siamo passati da un sistema proporzionale a uno maggioritario e ci fu la scomparsa di tutti i partiti. Quindi, si pensava che a questo momento di passaggio dovesse corrispondere un aggiornamento della Costituzione, da fare di comune intesa tra i due schieramenti.Per D'Alema diventò soprattutto a sinistra il peccato originale.Ma l'Ulivo era d'accordo. La Bicamerale elaborò un buon testo, non un pasticcio come la riforma renziana. Fu fatta cadere per scelta di Berlusconi. Ma il punto vero fu che le ragioni della Bicamerale, contrariamente alla leggenda del tradimento, furono da noi, da D'Alema per primo, subordinate a quelle della sopravvivenza del governo Prodi. Ci fu un momento in cui sul versante della destra ci dissero che avrebbero chiuso il testo se ci fossero state l'elezione diretta del Capo dello Stato e la separazione delle carriere. Ricordo che in un incontro a tu per tu con D'Alema ci dicemmo: «se seguiamo questa strada cade il governo».Infatti Prodi attaccò: «E' la Bicamerale del nulla».Prodi diventò infatti molto diffidente. E' stato sempre un uomo molto sospettoso. Quindi, rispetto al rischio di fare scelte più drastiche che avrebbero messo in difficoltà il governo Prodi ci fu un passo indietro. Ci dicemmo: vediamo di andare avanti senza destabilizzare il governo.Renzi invece ha detto che D'Alema giocò al logoramento di Prodi.Caro Renzi, la storia è molto più complessa e diversa. Ricordo come oggi una lunga conversazione con Giuliano Urbani che mi disse: «non so che deciderà Berlusconi, ma tieni conto che abbiamo la stampa contro da Repubblica all'Espresso che parla di Dalemoni a Il Corriere, sulla giustizia non ci state dando niente, immagino che Berlusconi deciderà di far saltare la Bicamerale». Cosa che qualche settimana dopo accadde. E a nessuno poi però venne in mente di andare avanti da soli come ha fatto Renzi. Era caposaldo dell'Ulivo e poi del Pd che le riforme si debbano fare di comune intesa. D'Alema ha fatto molti errori, ma su questo fu impeccabile.Ogni giorno dal Pd ala renziana parte un attacco a D'Alema, ma non doveva essere già stato "rottamato" secondo le intenzioni del premier?E' la loro ideologia del nuovo che avanza in cui si mescola una scarsa conoscenza della storia italiana, basta ricordare la frase del ministro Boschi secondo la quale gli italiani attendono la riforma da settant'anni, insomma da prima ancora di decidere tra la monarchia e la repubblica. Il passato sarebbe tutto da buttare, dimenticando che l'Italia con il bicameralismo e il proporzionale ha fatto il miracolo economico, è diventata un Paese all'avanguardia. Tutto ciò che non segue questo atteggiamento futuristico diventa il nemico da abbattere. E' ciò che porta a questo atteggiamento nei confronti di D'Alema, e di altri, che potrebbero risparmiarsi.