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Come si può provare interesse per la mediocre contesa tra la giornalista palestinese Rula Jebreal e il conduttore di Propaganda live Diego Bianchi, in arte Zoro? E come non sentire un fastidio fisico nell'osservare le falangi armate del web che si scatenano dall'una e dall'altra parte per ottenere ragione in una polemica del tutto inutile? Inutile perché il conflitto israelo-palestinese e la parità di genere ben poco hanno a che vedere gli stucchevoli botta e risposta dei protagonisti, tutti rinchiusi nel tinello claustrofobico del nostro circo mediatico. Nessuno può sinceramente pensare che l'intervento di Rula Jebreal avrebbe spostato alcunché nella percezione collettiva della guerra tra Israele e Hamas. Allo stesso tempo chi può davvero credere che il rifiuto di un'ospitata televisiva in un programma dallo share risibile possa diventare una bandierina della lotta femminista? Argomenti seri e terribilmente attuali che finiscono nel tritacarne fatuo e autoreferenziale della disputa social dove tutto diventa strumentale alla polemica da bar: femminismo e pacifismo sono solo un sfondo, meri pretesti per combattere una guerriglia di provincia animata da eserciti digitali a cui non importa nulla della pace in Medio Oriente né della parità di genere.