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E’meglio non entrare nel merito dei provvedimenti del governo per evitare polemiche, anche se a tutti coloro che si occupano di economia e soprattutto i professionisti del settore confermeranno come i decreti emessi - soprattutto quelli pensati per ottenere contributi - sono scritti in modo spesso incomprensibile. Soprattutto, al contrario di mille dichiarazioni, interviste ed appelli semplicistici i sacri testi sono molto spesso di difficile applicazione, salvo che alla fine - per disperazione o volontà politica - l’INPS e gli altri Enti dichiarino una specie di “liberi tutti” accettando tutte le domande presentate, anche da chi non ne avrebbe i titoli. Unanimi – per esempio - gli ordini professionali sottolineano come, di fatto, quasi nessun iscritto “normale” potrà mai usufruire dei famosi 600 euro e questo vale per avvocati, commercialisti e consulenti. Paradossalmente ne godranno solo chi abbia platealmente lavorato in “nero”. Anche i termini sono assurdi là quando si parla di “reddito” ( di concreta impossibile determinazione su base netta trimestrale, anche perché l’ultimo dato certo è quello del 2018) rispetto al termine “incasso”, formula che sarebbe stata molto più semplice ( Dubbio: ma nei ministeri sanno la differenza tra i due termini?).
Non è questo però il nocciolo del problema, ma piuttosto che Conte e il governo dovrebbero capire come occorra subito programmare e dare il via alla ripresa delle aziende o - quando sarà ufficialmente possibile farlo - diventerà troppo tardi per intervenuta asfissia del sistema.
Confindustria calcola la chiusura del 57% delle attività industriali e ci si rende conto di conseguenza che – salvo alimentari e farmacie – questa riduzione sale a quasi il 100% nel commercio, artigianato, servizi e terziario con una perdita di produzione stimabile in oltre 100 miliardi al mese. Ma perché non si può dare subito la possibilità alle imprese di riaprire, se sono in grado di dimostrare che siano osservate tutte le misure di sicurezza sul luogo di lavoro e sotto la responsabilità dell’imprenditore? Ovviamente servono controlli, ma tenere chiuso per decreto chi potrebbe invece lavorare è un assurdo che danneggia tutti. Vale per i lavori all’aperto, l’edilizia, gli artigiani, le piccolissime imprese e quelle famigliari, gli stessi negozi limitando piuttosto gli accessi della clientela. Oggi in un supermercato non si può neppure comprare un cacciavite pur presente sugli scaffali: ma dov’è un minimo di logica?
Anche perchè quando finalmente si ritornerà a produrre a produrre se le “filiere” fossero tutte rimaste ferme troppo a lungo è evidente che passerebbe un lungo periodo per poter rimettere in moto il sistema, soprattutto man mano che si passa dalle materie prime ai prodotti finiti.
Non possiamo pensare che Stato ed Europa risolvano i problemi delle imprese, anche perché devono e dovranno occuparsi prima di tutto del sistema sociale e delle famiglie. Serviranno poi anche ingenti investimenti pubblici, quindi si permetta già da ora a milioni di piccole imprese ed attività commerciali – se in regola - di faticosamente rimettersi in marcia. Saranno spesso produzioni a ritmo ridotto, ma anche quel poco può servire a tenere accesa la speranza di una ripresa più veloce.
Se i soldi non girano non producono ricchezza e ci sono infiniti anelli della catena che rischiano di spezzarsi. Basti pensare agli affitti degli studi professionali o delle attività di piccole e medie dimensioni: come pagarli ai proprietari che spesso non sono grandi società finanziarie o immobiliari, ma semplici persone fisiche – spesso anziane - che campano su quegli affitti: se nulla incassano sono altri milioni di persone da mantenere, ma le aziende ferme non incassano e quindi - stando ferme - neppure volendo potrebbero pagarli.
Ci sono poi autentiche assurdità: in agricoltura per esempio manca e mancherà mano d’opera ( moltissimi immigrati sono tornati a casa): possibile che non si possa utilizzare almeno in parte la sterminata platea dei redditi di cittadinanza? Dire – il decreto è di ieri! – che nelle aziende agricole si possano utilizzare famigliari fino al sesto grado purchè lavorino gratis è ugualmente assurdo: perché non rimettere in pista subito allora un sistema di voucher, almeno fino a che il sistema non sarà tornato normale? Idee che vanno pensate ora ed applicate da subito, come “carburante” indispensabile per la ripresa.
Tra una polemica e l’altra qualcuno ci pensa?