Con decreto della guardasigilli Marta Cartabia, il 23 aprile scorso è stata costituita la “Commissione per elaborare proposte di interventi in materia di magistratura onoraria”. Questo organismo, presieduto da Claudio Castelli, presidente della Corte d’appello di Brescia, ha presentato qualche settimana fa la relazione conclusiva. La magistratura onoraria è presente in tutti i Paesi europei e in Italia, come evidenziato nella Relazione Castelli, è «numericamente limitata». Eppure, il suo ruolo è fondamentale per assicurare la funzionalità della giustizia. Sulle prospettive della magistratura onoraria discutiamo con Stefania Cacciola, giudice onorario presso le sezioni penali del Tribunale di Catania dal 1998 e componente della Commissione Castelli. «La guardasigilli – dice al Dubbio Cacciola – ha aperto una fase diversa e costruttiva per la categoria, facendo riferimento al fatto che la magistratura onoraria doveva ricevere risposte negate per troppi lustri».
Dottoressa Cacciola, a che punto è la riforma?
Il progetto è stato completato il 20 luglio, in concomitanza con l’arrivo, sul tavolo della Commissione, della lettera di messa in mora in ordine alla procedura di infrazione per la violazione della disciplina europea sul trattamento dei magistrati onorari italiani, lavoratori e magistrati europei. Pertanto, il testo finale che sarà trasmesso in sede parlamentare non potrà prescindere dalle indicazioni imposte, ora formalmente, al Paese dalla Commissione europea. Occorre rilevare che la riforma della commissione Castelli ha delineato la cesura tra vecchia e nuova magistratura onoraria, fissando solo per la prima la permanenza in servizio sino a 70 anni, in considerazione dell’affidamento di oltre 4.700 lavoratori lungamente prorogati nelle funzioni. Ci sono stati specifici interventi.
Quali?
La Commissione ha riconosciuto, tra le varie cose, il diritto a ferie retribuite e al congedo per malattia, senza decurtazione dei compensi. Ha previsto l’adeguamento Istat della retribuzione. Ha previsto un ruolo diverso dei giudici onorari di tribunale nell’Ufficio per il processo rispetto alle attività ancillari che saranno riservate ai giovani giuristi remunerati coi fondi del Pnrr, come anticipato chiaramente dalla ministra, e di prossimo reclutamento. In sostanza, i giudicanti onorari in servizio avranno ruoli autonomi sia in civile sia in penale e non saranno loro affidate competenze di cui all’articolo 10 del decreto 116/17. La Commissione Castelli si è soffermata anche sulla retribuzione dei magistrati onorari? È stato individuato un parametro minimo di retribuzione mensile netto pari a 2.200 euro, al di sotto del quale il legislatore è vincolato a non andare e ritenendolo quale importo minimo necessario per garantire che l’esercizio della giurisdizione sia esercitata da un magistrato sereno, autonomo e indipendente, come imposto dalla Costituzione italiana e dalla normativa eurounitaria. La Commissione ha voluto evitare le ambiguità del concetto di impegno, precisando espressamente che il concetto di attività svolta da un magistrato, sia onorario sia ordinario, non si limita al giorno di udienza, ma si rapporta al complessivo e delicato lavoro anche precedente e successivo, che include lo studio, la preparazione e la redazione di atti e provvedimenti. È stato abolito, definitivamente, l’indecoroso trattamento retributivo a cottimo, uniformando le modalità retributive dell’interno comparto magistratuale. Il tema del limite d’età è molto sentito.
Quali interventi sono stati previsti?
La permanenza nelle funzioni quali lavoratori sino a 70 anni ha certamente posto fine a un indecente precariato che ha condizionato la vita di migliaia di magistrati, sempre sospesi tra proroghe a volte persino di mesi, rinnovate ex lege dal 2005 al 2016. La Commissione ha voluto prevedere per i futuri magistrati onorari un sistema di conferme biennali in considerazione del fatto che per questi vi è un unico mandato della durata di sei anni, mentre, per i magistrati onorari in servizio è rimasto inalterato l’attuale regime dei rinnovi quadriennali. Il testo della Commissione Castelli è certamente una base di partenza importante che riconosce diritti mai previsti prima per i magistrati onorari. Ma si può e si deve fare di più in considerazione delle prescrizioni indicate nella lettera di messa in mora e che, certamente, saranno rispettate dalla ministra Cartabia.
Come si valorizza la magistratura onoraria?
La magistratura onoraria ha lavorato spesso a pieno regime per venti anni ed oltre. La limitazione a soli tredici giorni di impiego è un vulnus per il sistema giustizia che interviene nel momento peggiore per il Paese. L’Europa chiede all’Italia efficienza e standard di produttività elevatissimi per fruire dei prestiti del piano di resilienza, oltre 220 miliardi di euro che non si sposano affatto né col trattamento sino ad oggi riservatoci e stigmatizzato nella lettera di apertura della procedura di infrazione né con un dimezzamento dell’apporto di una forza lavoro che amministra il 50% del contenzioso civile di primo grado e oltre il 70% di quello penale. Mi consenta, però, un’ultima riflessione.
Dica pure.
I magistrati in servizio sono risorse ormai altamente professionalizzate e devono poter continuare a prestare il loro servizio, anche full time se necessario, come lo è stato per molti sino ad oggi. Sarebbe irragionevole, oltre che gravemente pregiudizievole per l’economia nazionale, sottrarre forza lavoro formata e capace al più sofferente e attenzionato settore pubblico. L’Europa non solo bloccherebbe i prestiti, ma eserciterebbe la ripetizione immediata di quanto già elargito. Il rilancio della giustizia è una delle condizionalità imposte dall’Europa al Paese per la concessione dei fondi.