Senatore Renzi, nel luglio del 2019 Luigi Di Maio, allora leader del M5s, pubblicava un video in cui affermava che col Pd, il “partito di Bibbiano”, “il partito che in Emilia-Romagna toglieva alle famiglie i bambini con l'elettoshock per venderseli io non voglio avere nulla a che fare”. Cosa le fa venire in mente, tutta questa storia?

Un diluvio di sensazioni ed emozioni. Ma anche qualche riflessione politica. Cinque anni fa – poco prima di lasciare il Pd – fui l’unico dirigente nazionale a spendermi con forza contro l’aggressione grillina. Diedi la solidarietà agli indagati. E dissi che non avremmo mai preso lezioni dai dirigenti dei 5 Stelle. Sono orgoglioso di aver difeso la comunità politica del Pd dalle accuse infamanti della destra e dei 5 Stelle e dalla pavida timidezza dell’allora gruppo dirigente dem.

Quando la vicenda scoppiò, con un feroce tritacarne mediatico e il successivo rinvio a giudizio di 17 persone, la candidata leghista alla presidente della Regione Emilia-Romagna Lucia Borgonzoni si faceva immortalare in campagna elettorale con una maglietta con su scritto “parlateci di Bibbiano”, mentre l’attuale presidente del Consiglio si era fatta fotografare in loco affermando di volere essere l’ultima ad andare via. Non sarebbe il caso di far loro chiedere scusa?

Giorgia Meloni è imbarazzante. Lasci stare la Borgonzoni o Di Maio e tutti quelli che urlavano Pd, Parlateci di Bibbiano. Rimaniamo sull’attuale premier. Serve un suo gesto di scuse pubbliche. Ha detto che lei sarebbe stata la prima ad arrivare a Bibbiano e l’ultima ad andare via. Bene, ci faccia un favore. In campagna elettorale vada a Bibbiano. E sostenga il candidato che preferisce. Ma dica una parolina semplice: chiedo scusa per essere stata una giustizialista senza pietà. Chiedo scusa al Pd, chiedo scusa al sindaco, chiedo scusa ai professionisti. E chiedo scusa alla politica. Così diventerebbe credibile il suo fresco garantismo. La Giorgia Meloni che fa la vittima oggi è stata una carnefice di persone per bene e oneste, dal sindaco di Bibbiano fino mio cognato.

Un altro elemento importante è l’atteggiamento del Pd, il partito che fu diffamato e associato a reati orribili che in parte è già stato acclarato non sussistevano. In questi anni i dem, sulla vicenda, sono stati alquanto remissivi. Perché, secondo lei? Perché hanno nel loro dna un retaggio colpevolista?

Pensi che il primo gesto di Zingaretti fu quello di ritirare le denunce che io avevo fatto fare al Pd contro Grillo e i grillini: oggi il Pd avrebbe molte risorse provenienti dalle cause civili per diffamazione. Non credo che il tema sia il dna, ma la voglia di essere o non essere la forza egemone del centrosinistra. Se il Pd vuole affermare le proprie idee, deve essere garantista. Tutte le volte che il Pa in Aula dice “Ha ragione Scarpinato” diventa succube del Movimento 5 Stelle esattamente come fu ai tempi di Bibbiano.

Anche adesso, dopo l’assoluzione di Carletti, ha commentato solo Stefano Bonaccini. Elly Schlein, per esempio, non ha dichiarato nulla. Non si vuole mettere in difficoltà il M5S? E a che pro, visto come stanno andando le cose, ad esempio per le alleanze per le Regionali?

Non so perché e francamente mi interessa il giusto. Io ho difeso il Pd emiliano romagnolo perché conosco quella gente. Sono stato uno di loro, li ho guidati, li ho rappresentati al governo. Checché ne dicano Di Maio e Meloni, non erano, non sono e non saranno mai persone che sfruttano i bambini. Se io fossi oggi il segretario del Pd organizzerei una manifestazione sotto la sede di Fratelli d’Italia e del Movimento 5 Stelle con i volontari delle feste dell’Unità. Ma siccome è Schlein – una donna profondamente diversa da me sotto mille punti di vista – è un problema che non mi riguarda. Io rimango fedele al fatto di essere stato uno dei pochi autenticamente garantisti.

Nonostante i pronunciamenti dei tribunali, non manca chi continua a sostenere la tesi del “sistema Bibbiano” e degli abusi sui minori (vedi un recente articolo di Selvaggia Lucarelli). A cosa attribuisce atteggiamenti di questo tipo?

La linea editoriale, politica e morale de Il Fatto Quotidiano mi sembra molto chiara. Quello che ho da dire loro preferisco dirlo in Tribunale.

Anche se a livello processuale la tesi accusatoria si sta sgonfiando, dal territorio arrivano notizie allarmanti sul sistema degli affidi, che è stato sostanzialmente scardinato. I danni del giustizialismo?

Sì. Il giustizialismo – che altro non è se non il populismo di chi non conosce il diritto – ha creato un danno enorme al sistema degli affidi, e quindi ai bambini. Ai più piccoli, ai più deboli. Il tutto per un miserrimo punto in più nei sondaggi. Che squallore.

Chiudiamo con una domanda più strettamente politica: sulla sua testa pende un veto di Giuseppe Conte. Un veto a cui Schlein prima ha detto di non volere sottostare, ma al quale nei fatti sembra voler cedere. Come se ne esce?

Vengo da un weekend in cui abbiamo riunito 400 ragazzi under 35 a fare scuola di formazione politica a Gaeta. Abbiamo ascoltato decine di interventi, tra cui una splendida lezione del professor Cassese sulla crisi della democrazia e una puntigliosa motivazione dell’avvocato Caiazza sulla necessità di procedere subito alla separazione delle carriere. E poi sanità, intelligenza artificiale, cultura, geopolitica, disabilità, lavoro e mille altri argomenti. Io in quella scuola ho visto il futuro. Nel rancore di Conte vedo solo il passato di un uomo che fatica ad accettare che il suo ruolo non è più quello di prima. E non lo sarà mai più. Per questo non scendo nella polemica. Se Elly Schlein non riesce a vincere i veti, ha perso lei. Non abbiamo perso noi. Noi faremo opposizione a Meloni come stiamo facendo, a differenza di chi fa la stampella al governo e attacca me tutti i giorni. E andremo alle elezioni con una nostra lista. Se non vorranno apparentarsi, problemi loro. Significa che vogliono perdere le elezioni. Niente di nuovo, lo hanno già fatto nel 2022.