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A dispetto di chi gli contesta uno scarso peso elettorale, Matteo Renzi non è mai uscito dal dibattito politico. Al contrario, negli ultimi tempi il leader di Iv ha riacquistato una centralità su più di un fronte, a partire dall'opposizione al governo Meloni, senza dimenticare il cantiere per la creazione di un'alternativa di centrosinistra assieme al Pd e alle altre forze di opposizione.
Presidente, intanto auguri in ritardo per i suoi 50 anni. Come ci si sente? È cambiato qualcosa negli ultimi giorni o è sempre lo stesso?
Le confesso che un po’ mi fa effetto. I miei genitori e i miei suoceri a cinquant’anni erano già nonni; io no, almeno per ora. E sarà il numero simbolico, il compleanno tondo tondo, ma ho finalmente la consapevolezza di essere nel secondo tempo della mia vita. Voglio vivere questi anni con la stessa libertà e la stessa gratitudine del tempo finora trascorso. Perché comunque l’affetto che mi ha circondato in questi giorni è per me un dono prezioso.
Partiamo dalla giustizia: voi di Iv contestate al governo molti errori ma vi siete astenuti sulla separazione delle carriere: perché?
Il Carlo Nordio libero e liberale che avevamo conosciuto e amato quando scriveva editoriali è diventato purtroppo un’altra persona. Sembra il portavoce di Delmastro anziché il Ministro tutto d’un pezzo che sognavamo potesse finalmente portare al Governo una cultura garantista che Meloni e Salvini non hanno mai avuto. Sui magistrati fuori ruolo, sui vari decreti sicurezza, sull’aumento dei reati e delle pene, sulla gestione del carcere Nordio è sembrato prigioniero della struttura, ahinoi. Salvate il soldato Carlo, questo è il nostro motto. Quanto alla separazione delle carriere, il principio è sacrosanto. Il testo però non è all’altezza del titolo della riforma e per quelli come noi quando si scrive una legge bisogna stare attenti al contenuto che va in Gazzetta Ufficiale, non solo al post che va su Facebook. Ci siamo astenuti per dare un’apertura di credito: spero che nel passaggio al Senato si possa emendare il testo eliminando l’ipocrisia dell’obbligatorietà dell’azione penale e cancellando il sorteggio per i membri laici che è una follia assoluta.
Il resto dell’opposizione avversa nettamente il ddl Nordio: questo può ostacolare la futura intesa tra Iv e gli altri partiti?
Se vogliono tenerci fuori dalla coalizione perché siamo a favore della separazione delle carriere, facciano pure. Io rivendico il mio garantismo e la mia coerenza. Il centrosinistra per vincere ha bisogno del centro, inteso come idee riformiste e garantiste. Se devo cambiare idea sulla giustizia per essere ammesso nel campo largo, resto fuori dal campo largo. Che a quel punto però perde le elezioni, come dimostrano Basilicata, Liguria e più in generale la matematica.
L’Anm è pronta alle barricate, anche con una mobilitazione all’Anno giudiziario. C’è chi propone di indossare magliette anti-Nordio. Che ne pensa?
Non è uno stile che apprezzo. Per me ci indossa una toga non mette una maglietta. Indossare le magliette è roba da Salvini, non da magistrati. Però facciano loro, non è un mio problema. Io sono affezionato all’idea romantica di magistrati che parlano con le sentenze. E di politici che scrivono leggi, non tweet. Forse però anche questo è un segno di vecchiaia. O al massimo di maturità.
Lei è stato assolto a Firenze nonostante la separazione non ci sia ancora. È la prova che non c’è bisogno di cambiare nulla o che il “divorzio” giudici-pm servirà soprattutto alla massa degli imputati “invisibili”?
A Firenze la sorpresa non è stata la mia assoluzione, ma il fatto stesso che mi abbiano indagato dopo cinque sentenze della Cassazione e una della Corte Costituzionale. Ma io credo che ciò che serva davvero sia creare una cultura garantista tra i magistrati giovani. Quelli come Pier Camillo Davigo hanno scritto libri e partecipato a centinaia di trasmissioni tv ispirando generazioni di magistrati con una cultura che per me era giustizialista. Oggi Davigo è un pregiudicato, condannato in via definitiva dalla Cassazione e quelli come me, che Davigo ha attaccato in TV, sono usciti dai processi a testa alta, innocenti. È un contrappasso incredibile. Quello che serve, per me, è lavorare sui giovani per evitare che tanti imputati invisibili vivano ciò che ho vissuto io senza la possibilità o la forza o la visibilità di reagire.
Ora torniamo alla politique politiciènne: ma è vero che lei vuole dare le chiavi di un partito di centro a Pierferdinando Casini? Ne avete parlato?
Io voglio creare un partito di centro che guarda a sinistra, come diceva De Gasperi perché penso che sia decisivo per vincere le elezioni. Quanto a Casini con lui parlo di tutto, tutti i giorni, essendo il mio vicino di stanza a Palazzo Giustiniani. Mi pare più concentrato sul livello istituzionale che su quello partitico. Ma al di là di Casini, il tema del centro non sono i nomi quanto i contenuti. Serve un partito garantista sulla giustizia, riformista nelle idee, solido sui valori, vicino a chi vuole investire. Che sia netto sulla sicurezza, alla Tony Blair. E che non ceda alla cultura di chi vuole aumentare ancora le tasse. Nomina sunt consequentia rerum, dicevano i latini. Prima mettiamoci d’accordo su cosa fare, poi parleremo di nomi.
Secondo alcuni lei starebbe preparando una “grande vendetta” nei confronti della premier, a causa della legge approvata per danneggiarla. C'è del vero o Meloni ha commesso realmente delle irregolarità su casa e regali?
Nessuna vendetta. Penso che la norma ad personam contro un leader dell’opposizione sia indice di una cultura da democratura sudamericana e che sostenere che il 100% di ciò che fatturi debba andare allo Stato si chiami esproprio proletario, una norma dal vago stampo sovietico. Ma ormai quella norma è stata approvata e io intendo rispettarla. Se devo chiedere autorizzazione a La Russa, lavoro gratis: perché trovo scandaloso sottoporre l’attività di un parlamentare ai voleri della maggioranza. Quanto a Giorgia Meloni io la incalzo sulla politica: sulle tasse che non scendono, sulle liste d’attesa che crescono, sui salari che non salgono. Sull’emigrazione dei giovani italiani più che sull’immigrazione “all’albanese”. Di questo parlo io. Non mi interessa parlare dei problemi giudiziari della sua famiglia. Quanto alle interrogazioni parlamentari presentate dall’onorevole Bonifazi su casa e regali si tratta di ordinaria amministrazione: la vera notizia è che dopo due anni di legislatura c’è qualcuno che fa opposizione sul serio. Mi auguro che Giorgia abbia seguito tutte le regole e sono certo che risponderà subito per fugare ogni dubbio. Meloni ha massacrato la mia famiglia e i miei ministri per molto meno.
Dove fa meno danni Salvini, al Viminale o ai Trasporti?
A casa. Prima ci va, meglio è per il Paese.