«Inchieste, strane storie di servizi segreti, fake… C’è un grumo mediatico-politico-giudiziario che ha provato a sbarazzarsi di me. Ma io sono ancora qua e prima ho mandato a casa Salvini e poi l’accoppiata Conte-Casalino». È Matteo Renzi, chi altri sennò? E tra una citazione di Vasco e una stilettata agli ex amici (leggi il vicepresidente del Csm David Ermini), il senatore di Rignano spiega che lui non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Anzi, per chi non l’avesse capito Renzi vuol rilanciare. A modo suo naturalmente. E così ieri ha postato una foto col sindaco di centrodestra Bucci. Un messaggio al centrosinistra? «No - giura -, noi scegliamo i più bravi. Dove ci sono bravi candidati, noi ci siamo».
Senatore, nel suo ultimo libro, “Il mostro”, parla di un grumo mediatico-giudiziario-correntizio che da anni governa la magistratura e che ha provato ad affondarla. Sono accuse gravissime. Conferma tutto? E perché “il mostro” vorrebbe liberarsi di lei?
Non lo so. Ho provato a rivoluzionare questo Paese, ottenendo significativi risultati anche commettendo io per primo alcuni errori. E tuttavia, nella mia ingenuità, pensavo che bastasse essere onesti per non essere risucchiati nel vortice delle aggressioni mediatiche e giudiziarie. Quelli di Magistratura democratica hanno teorizzato un cordone sanitario. E cordone fu. Ma io sono sempre qui, più vivo e vegeto di prima. Mi davano per morto e ho mandato a casa prima Salvini al Papeete poi l’accoppiata Conte Casalino per Draghi. Siamo in pista.
Dopo Craxi e Berlusconi, sembra lei il nuovo obiettivo di una parte della magistratura. Chi ha interesse a liquidarla per via giudiziaria?
Non ci sono solo processi ma anche strane storie di servizi segreti, Banca d’Italia, trivelle, FakeNews russe, Consob. Tanta gente sarebbe stata felice se io avessi mollato. Ma come capirà chi legge il libro, penso che il fango colpisca loro, non me. Io non mollo. E se serve sono pronto a rilanciare.
Lei è stato molto duro e, ce lo lasci dire a noi del Dubbio, poco garantista col procuratore Creazzo, il magistrato che ha condotto l’indagine contro di lei. Ha ricordato più volte l’accusa di molestie sessuali nei confronti di una collega magistrata, non crede che così si alimenti la spirale giustizialista? Oppure vale la regola a brigante, brigante e mezzo di Pertini?
Pertini ha sempre ragione ma qui il discorso è più complesso. Il punto è se le regole valgono per tutti o se ci sono due pesi e due misure. Se lei domani in redazione tocca il seno a una collega forzandola ad aprire la bocca non le danno due mesi di perdita di anzianità: la licenziano. E per quello che mi riguarda fanno bene. Il procuratore capo invece evidentemente ha una sorta di salvacondotto che io giudico immorale e ben più grave di un (presunto) reato bagatellare e formale su Open. Detto questo, chi legge il libro saprà che su Creazzo ci sono cose ben più pesanti, dal modo con il quale usa la manifestazione di Libera il 21 marzo per attaccare la politica al clamoroso mancato arresto di un padre violento segnalato dai carabinieri del Mugello che viene lasciato in libertà dalla procura e che uccide il figlio di cinque mesi. Fossi il capo della procura che ha scelto di non arrestare quel genitore violento, nonostante la richiesta dei Carabinieri, non dormirei la notte. Altro che arresto degli incensurati coniugi Renzi a soli fini di visibilità o media spianati su Open per anni con cinque sentenze della Cassazione contro.
L'inchiesta su Open sembra l’ultimo assalto del potere giudiziario contro il metodo di finanziamento dei partiti. Sembra quasi che vogliano affamarli. Non sarebbe il caso di tornare al finanziamento pubblico che, è vero, fu abolito da Letta ma su sua richiesta? Forse si è pentito...
No. La legge va bene, noi l’abbiamo rispettata. Sono i pm fiorentini che non hanno rispettato la Costituzione. Quello di Open non è un processo sul finanziamento visto che tutto è tracciato e bonificato fino all’ultimo centesimo ma un processo alla Leopolda considerata un partito politico anche se non lo era. È un processo politico alla politica, lo scandalo del giudice penale che vuole decidere che cosa è politica e cosa no: in una democrazia le forme della politica le decide il parlamento, non un pm.
Come mai voleva un magistrato, Gratteri, come guardasigilli? E chi o cosa l’ha dissuasa? E oggi, al di là di Gratteri, richiamerebbe un magistrato al ministero della Giustizia?
Il problema non è se metti un magistrato a fare il ministro. Ma se prima o poi riusciremo a togliere tutti i magistrati dagli uffici del Guardasigilli. Dicono che vogliono difendere l’indipendenza della magistratura: sono io che voglio difendere l’indipendenza della politica e la separazione del potere tra esecutivo e giudiziario.
Ermini l’ha querelata: contesta che la sua nomina sia frutto di un accordo sul modello Hotel Champagne.
Ermini non mi ha querelato anche perché sa benissimo che ho ragione.
È vero, non l’ha querelata, ha annunciato querela…
Conoscendo la sua proverbiale paura farà un atto formale per poi aspettare il giorno di ritirarlo: appena mi arriva l’atto lo controdenuncio in sede civile. E a quel punto voglio vedere come reagisce. Conosco David da sempre. Senza il sistema Palamara non sarebbe vicepresidente del Csm. E i verbali di Davigo non doveva toccarli. Oppure doveva denunciare. Prenderli per distruggerli è ridicolo.
Voterà i referendum sulla giustizia? Cos’è che non va o che manca nella riforma Cartabia?
Ho firmato il referendum dei radicali e voteró 5 Sì, consapevole che sarà molto difficile raggiungere il quorum, ma da garantista credo che sia una battaglia sacrosanta. La riforma Cartabia è un pannicello caldo: se quella di Bonafede era dannosa, questa è completamente inutile. Non tocca il potere delle correnti, non interviene sulla responsabilità civile dei magistrati. Io sono per la separazione delle carriere: quelle dei bravi giudici, da quelli non bravi. E per dire: chi sbaglia paga, anche se è un magistrato.
Vista la gestione fallimentare delle carceri, il Dubbio sta portando avanti una proposta per traferire il Dap dal ministero della Giustizia alla presidenza del Consiglio dei ministri. Forse è ora di togliere la gestione degli istituti penitenziari dalle mani dei magistrati e darla a manager specializzati, è d’accordo?
Qualunque sia il background, l’elemento principale deve essere la competenza. Il ruolo del capo del Dap è delicatissimo: serve meritocrazia. Altrimenti ci si ritrova con le rivolte nelle carceri, come accadde nella primavera del 2020 con Basentini, scelto da Bonafede per il grande merito di aver avviato un’inchiesta basata sul nulla come Tempa Rossa che avrebbe portato alle dimissioni della Ministra del mio Governo Federica Guidi.
Draghi sarà premier anche dopo il 2023?
Io avrei voluto vedere Draghi al Quirinale, averlo per 7 anni anziché uno sarebbe stata una grande conquista per il Paese. Mario Draghi è un fuoriclasse e può ambire a qualunque ruolo. Dopo di che, io penso sia arrivato il momento che gli italiani, il giorno dopo le elezioni, sappiano chi governerà il Paese per i prossimi 5 anni. Serve una riforma sul modello di quella dei sindaci o la fiducia dei cittadini nella politica calerà sempre di più. Ci ho perso un referendum, vero, ma i fatti hanno dimostrato che quella battaglia era una battaglia giusta.
Ieri ha postato la foto col sindaco di centrodestra di Genova: è un “annuncio politico”, un messaggio al centrosinistra?
A Genova siamo fieri di sostenere Marco Bucci, il sindaco delle infrastrutture contro i no a tutto dei 5 stelle. Non c’è nessun annuncio o retroscena politico: Italia Viva in molti comuni sostiene candidati di centrosinistra, a Genova sta con Bucci, a Verona con Tosi. Scegliamo i più bravi. Dove ci sono bravi candidati, noi ci siamo.