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Fabio Melilli
Digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione, equità sociale, salute. Sono questi i principi attorno a cui ruotano le linee guida al Recovery plan italiano, presentato da Giuseppe Conte. «Obiettivi tutti condivisibili», secondo Fabio Melilli, presidente della commissione Bilancio alla Camera, in quota Pd, ma forse ancora troppo vaghi. Meglio aspettare il documento annunciato dal ministro dell’Economia per capire che forma potrebbe avere il Piano italiano e come si concretizzeranno gli investimenti annunciati. E, soprattutto, meglio ascoltare i suggerimenti che arriveranno dal «Parlamento», aggiunge Melilli, per superare la stagione dei decreti emergenziali.
Più investimenti, più crescita, più occupazione, meno tasse. Presidente Melilli, lette così, le linee guida per il Recovery Plan italiano, sembrano un libro dei sogni. Ma quanto c'è di concreto in queste poche pagine?
Per il momento siamo alle battute iniziali. La presentazione delle linee guida del governo va considerata come un lavoro senz’altro utile per il Parlamento che dovrà dare la definizione puntuale e definitiva delle linee guida. Ricordiamoci che il Recovery non è soltanto un elenco della spesa, ma una visione di Paese, e non scordiamoci che l'Europa ci chiede anche riforme importanti per accedere a quei fondi. Ma per tornare alla sua domanda, credo sia possibile rendere concreto questo piano a condizione che si concentrino le risorse, evitando di disperderle in mille progetti.
Che riforme saranno necessarie per poter accedere al Fondo?
Senz’altro sarà indispensabile metter mano alla pubblica amministrazione, alla giustizia e al fisco.
Ma quali dovrebbero essere le priorità per il rilancio del Paese?
Quelle definite in maniera netta dalle linee guida sono tutte priorità condivisibili. Sono però convinto si debba inserire al primo posto il problema della coesione territoriale, che non riguarda solo il Nord e il Sud del Paese, ma anche il gap tra aree forti e deboli all'interno delle stesse regioni. Se non cogliamo quest'occasione per ridurre queste differenze, che sono principalmente sociali, non lo faremo più. Spero che il Parlamento sia in grado di evidenziare con nettezza questo tema. Tutto ciò che ha a che fare con gli investimenti, non esclusivamente pubblici, è prioritario. Bisogna saper cogliere la capacità di creare valore delle imprese, altrimenti spezzeremo le ali alla crescita.
Ridurre la tassazione sulle famiglie, come vorrebbe fare il governo, non rientra tra le priorità?
Questo è un tema sul quale il commissario Paolo Gentiloni, in audizione in Commissione, ci ha invitato alla prudenza. Si può immaginare che il Recovery possa essere utilizzato anche nella direzione della diminuzione della tassazione, purché questa sia indirizzata a una logica di riequilibrio sociale e territoriale.
E le linee guida si limitano a una generica dichiarazione d'intenti?
Per ora siamo alla fase generale, d'indirizzo. In ogni caso, attendiamo il documento dettagliato, annunciato dal ministro Roberto Gualtieri, sul quale dovrebbe essere più chiara, concreta e leggibile la parte riguardante il tema dell'allocazione delle risorse. Da qui a gennaio, quando il piano dovrà essere presentato, avremo il tempo di ragionare e intervenire sui processi. Le linee guida evidenziano i desiderata, ora dovremo passare alla concretezza dei provvedimenti.
Coinvolgendo il Parlamento?
In una stagione in cui si tende a mettere in ombra il ruolo del Parlamento, io resto convinto che la democrazia si possa reggere solo se in equilibrio tra potere esecutivo e legislativo. Il Parlamento dovrà essere protagonista nella definizione del Recovery italiano.
Sicuro che Conte non si limiterà a presentare informative alle Camere, come accaduto durante tutta l’pandemia?
Mi sembra che il governo abbia preso atto dell'intenzione del Parlamento di rivendicare il proprio ruolo. E i principi e gli indirizzi rientrano tra le prerogative delle Camere che l'esecutivo non può ignorare. È vero che la pandemia ha accentuato il protagonismo del governo, ma adesso bisogna superare questa metodologia e mettere al centro il Parlamento. Noi come Camera abbiamo già mosso i primi passi attraverso un ciclo di audizioni nella Commissione Bilancio e altrettanto hanno fatto le singole commissioni per garantire una effettiva e piena partecipazione parlamentare al processo prima di stesura e poi di monitoraggio del Recovery Plan.