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Della figura di Gianroberto Casaleggio si dovranno in futuro occupare gli scienziati della politica. Siamo in presenza di un anonimo individuo che, utilizzando la popolarità e il carisma di un celebre comico, è riuscito grazie a un blog intitolato a Grillo, ma opera di Casaleggio a creare dal nulla una ragguardevole forza politica che aspira a governare un intero Paese.Si tratta, in effetti, di qualcosa di unico nelle democrazie occidentali. Perché il dato di fondo che pochi sembrano avere compreso è che Grillo rappresentava il MoVimento di lotta, mentre Casaleggio manovrava il M5s di governo. Se il M5s dovesse governare il Paese, verranno applicati agli avversati politici gli stessi metodi che sono stati riservati agli oppositori interni del MoVimento? E il nuovo partito è in grado di rispettare le opposizioni politiche senza rivendicare una purezza primigenia che lo contraddistingue da tutti gli altri partiti politici? Sono questi interrogativi che suscitano riflessioni sulla natura di questo nuovo partito il quale sta dimostrando di avere unattitudine totalitaria e che nella sostanza condanna gli esponenti degli altri partiti, e persino i propri dissidenti, come irrimediabilmente corrotti e dannati.(...)Formalmente, la Casaleggio Associati srl è la società che gestisce il blog di Beppe Grillo, ed è proprio attraverso questo strumento che Casaleggio ha potuto intervenire direttamente nella definizione delle linee politiche del MoVimento. Pare ci avesse già provato con Antonio Di Pietro e la sua Italia dei valori, nel 2009-2010:Settembre 2009, cortile del castello di Vasto, festa nazionale dellItalia dei valori. È pomeriggio inoltrato quando irrompe in sala stampa un ancora ai più ignoto Gianroberto Casaleggio che con un gesto tra il frettoloso e il nervoso richiama un paio di collaboratori. E li avvisa: «Occhio ragazzi che stanno per farci fuori». Il divorzio tra il guru del web, inventore di Grillo e del MoVimento Cinquestelle, e il partito del gabbiano che alle Europee aveva superato l8 per cento, avverrà lanno dopo. Perché Gianroberto Casaleggio aveva il vizio di mettere mano e parole e contenuti nei post di Antonio Di Pietro andando sempre più spesso oltre le intenzioni dellex pubblico ministero.Era durata circa tre anni quella strana coabitazione. Poi a Di Pietro cominciarono a non tornare più i conti: né di quello che veniva scritto a suo nome sul suo sito e del partito; né della linea politica generale che da quei post e da quei messaggi discendeva, sempre più contro il Pd, sempre più ostili con la stampa, sempre più vicina, invece, ai toni da vaffa del MoVimento 5 stelle.Comincia nel 2007 la strana alleanza tra lex pm e Casaleggio. Nel 2004 ha già allestito il sito Beppegrillo. it, teorizzato la rete dei Meet up, soprattutto convertito Grillo dal più convinto luddismo alla teorizzazione suprema della net democracy. Di Pietro, scarpe grosse e cervello fino, intuisce prima di altri limportanza del web e dei social network nella comunicazione politica. E saffida al Gianroberto perché, disse una volta, «è un professionista che sa come vendere un prodotto, che siano noccioline o un partito». Solo che il partito si chiamava Italia dei valori e la linea la voleva dare Di Pietro, certo non disponibile a essere neppure vagamente eterodiretto dal puparo Gianroberto. Oggi nessuno in casa Idv ha voglia di ricostruire i motivi specifici di quel divorzio: troppe cose sono successe in così breve tempo, ci sono stati vincitori e vinti senza fare prigionieri. Nel breve periodo possiamo dire che hanno vinto Grillo e Casaleggio. E che Di Pietro, che pure a un certo punto ha quasi imitato quei toni, ha perso.Quello che interessa oggi è capire come funziona la comunicazione secondo il team Casaleggio. Perché una cosa è certa: la crisi dei Cinque stelle è figlia soprattutto dei post e del blog di Grillo. E sarebbe sorprendente scoprire che i post dello scandalo, da Rodotà «ottuagenario scongelato» a Parlamento «tomba maleodorante» non siano stati né scritti, né vistati da Grillo. Ma da qualche vulcanico ghost writer.Premessa: la Casaleggio Associati guadagna ogni volta che qualcuno clicca sui loro prodotti, cioè i siti di cui gestiscono la comunicazione. Primo cliente e prima fonte di guadagno è ovviamente beppegrillo. it al cui dominio è collegato anche il sito del MoVi-mento 5 stelle. Negli ultimi trenta giorni dello Tsunami tour, quelli del boom elettorale, gli accessi sono cresciuti del 107% rispetto al mese precedente, e le pagine viste del 124%. Poiché il sito vive di pubblicità, raddoppiare utenti e pagine viste significa raddoppiare gli introiti pubblicitari. Semplificando, possiamo dire che più i post urlano e fanno parlare di sé, più Casaleggio e soci guadagnano.Di certo fece molti clic il sito di Di Pietro quando sul post, con sotto la firma dellex pm, comparve uno dei tanti attacchi alla Rai (battaglia tipica dellIdv) condito però con un paragone violento: «Minzolini e Vespa stanno allinformazione come la sedia elettrica alla vita». Possiamo essere certi che mai Di Pietro abbia autorizzato una simile espressione. Era il settembre 2009. Di Pietro si è sicuramente scusato visto che è stato spesso ospite del salotto di Porta a porta. Merita rileggerlo quel post: parla di «stato vegetativo», «voltastomaco». Straordinaria coincidenza di termini e temi con i post di Grillo.Ancora più clic nel giugno 2008, quando era già chiara la volontà del leader Idv di fare gruppo a parte rispetto al Pd con cui era entrato in Parlamento in coalizione. In quei giorni comparve sul sito di Di Pietro una pagina siffatta: le foto di DAlema, Ricucci e Berlusconi una accanto allaltra e sopra il titolo: «I furbetti del quartierino». Altro che clic, lì ci fu proprio uno tsunami di contatti. Quella pagina creò imbarazzi forse mai superati con gli alleati. Ancora una volta, di sicuro Di Pietro voleva tenere il punto sulle intercettazioni (che Berlusconi appena arrivato al governo voleva invece togliere di mezzo) e voleva smarcarsi dal Pd, mai però avrebbe osato accostare DAlema a Ricucci allinsegna dei furbetti.Tante volte, troppe, i post di Di Pietro sono andati al di là delle intenzioni del firmatario e secondo, invece, i progetti politici del gestore. Finché si giunse al fatale divorzio. «Portiamo la gestione della parte web in house» fu la motivazione ufficiale. Al netto di un budget pesante: dai 500 mila euro fino al milione. E di una linea politica che veniva spinta, quasi schiacciata, sempre un po più in là. Verso Grillo e i Cinque stelle. Ma forse era già troppo tardi.Dopo averci provato con Di Pietro, Casaleggio ci è riuscito con Grillo, finendo per assumere, dopo il passo indietro del comico, il sostanziale controllo di tutte le iniziative del nuovo M5s. Di più: lAyatollah a Cinquestelle ha come unico fiduciario e erede designato suo figlio Davide, il quale del resto già da tempo lavora nella ditta paterna e anche per il MoVimento.A un certo punto si sparge la voce: «Cè Casaleggio alla Camera». Ah, era previsto per settembre, ha anticipato? «No, non Gianroberto, Davide». E così, per la prima volta, il figlio del guru dei 5 stelle fa la sua apparizione alla Camera. Lo staff minimizza e si trincera subito dietro un no comment. Poi fa trapelare la sua versione: «È venuto solo ad aiutare i tecnici dei computer a installare delle app nei nostri server».Non è la prima volta che Davide Casaleggio fa la sua apparizione pubblica. A maggio, il giovane è stato visto al fianco di Beppe Grillo e Claudio Messora a Bruxelles, nel vertice internazionale dove si decidevano le alleanze. Una presenza che non era passata inosservata e che poi è stata attribuita a una sorta di supplenza causata dai guai di salute del padre. Ma in molti avevano parlato di un ruolo crescente di Davide, che lavora nella Casaleggio Associati da anni, allinterno del Movimento (...)Attraverso il suo staff, formato da poche persone coperte dallanonimato ma tutte dipendenti della stessa società commerciale, Casaleggio padre comunica diffide, commina espulsioni, esamina certificazioni, confeziona liste elettorali, sovrintende votazioni on line (di regola neppure certificate da una società esterna), decide chi va in tv a dire cosa. Con la sponda romana del Direttorio, dalla sede della sua ditta a Milano controlla lintera attività del più grande partito di opposizione e ne detta la linea politica. Alla faccia dei conflitti di interesse, della trasparenza e della democrazia. La struttura è del resto ben congegnata e dissimulata: non essendovi formalmente una organizzazione di partito vecchia maniera, Casaleggio ha buon gioco nel continuare a ripetere di non controllare alcunché, in un movimento che non ha leader e in cui si decide tutto dal basso mediante la Rete. Ma questa è soltanto la mistificatoria rappresentazione di una realtà ormai completamente diversa: i parlamentari sono disciplinati dal Direttorio, la Rete è ormai utilizzata non come strumento di libertà e democrazia, ma come strumento oscuro e incontrollabile per manipolare. Non ci si deve stupire se un domani la Casaleggio Associati srl potrà addirittura controllare dallesterno il governo del nostro Paese. LAyatollah ha trovato, di fatto, il modo di prendere decisioni che impattano sulla vita di milioni di cittadini senza avere alcuna responsabilità politica formale, senza la necessità di candidarsi per qualsiasi ruolo e dover entrare nelle istituzioni, senza insomma agire alla luce del sole in prima persona. Giornali e televisioni, intanto, continuano ad attribuire a Grillo una funzione che ormai non ha più, che è stata assunta da unaltra persona la quale agisce nellombra e dietro le quinte. Si tratta di un piccolo imprenditore esperto di Rete e di comunicazione che è alla guida di unazienda la cui attività ormai di fatto si identifica con lattività politico-organizzativa del M5s.In pratica stiamo andando verso una nuova forma di democrazia: non più quella diretta, bensì quella eterodiretta. Forse per loligarchia finanziaria dominante è ancora meglio della democrazia di facciata incarnata dalla partitocrazia. Forse un partito ibrido è proprio quello che occorre per una democrazia ibrida. Del resto non è un caso che fin dallinizio la diplomazia americana e le grandi banche daffari abbiano avuto un occhio di riguardo per il M5s, e che adesso il Financial Times ventili in prima pagina la sua possibile ascesa a forza di governo.Intanto il settimanale britannico The Economist scrive che il M5s è «sempre più simile a un normale partito» se ne sono accorti anche in Inghilterra. Larticolo del settimanale britannico viene ripubblicato con grande enfasi nel blog di Grillo, ma con laccortezza di censurarne il sottotitolo «An anti-establishment political group becomes slightly more conventional» «Un gruppo politico anti-establishment diventa un po più normale».