Enrico Berlinguer è l’antesignano della "questione morale", bandiera della sinistra interna del Pd e dei grillini, contro l’alleanza tra Matteo Renzi e l’"odiato" Denis Verdini, ex Pdl, attuale leader di Ala, che sostiene il governo?Forse, più che con l’attuale segretario, gli oppositori di Renzi dovrebbero prendersela con i suoi predecessori, in primis con Piero Fassino, che archiviò la linea politica di di Berlinguer, da segretario dei Ds, nel suo libro "Per passione".E l’attuale sindaco di Torino fu, duramente, attaccato, sulla "Rivista del Manifesto", nel novembre di 13 anni fa, da Rossana Rossanda, che oggi ha 92 anni e che venne espulsa, dal "partitone rosso", nel 1969, con Lucio Magri, Luigi Pintor, Aldo Natoli e Luciana Castellina."Condivido il fastidio di Aldo Tortorella - scrisse Rossanda, che aveva fondato il gruppo e il giornale "Il Manifesto", diretto da Pintor - per la liquidazione di Berlinguer in nome della superiore modernità di Bettino Craxi, effettuata da Piero Fassino nel suo libro. Della “modernizzazione” Craxi avrebbe capito tutto mentre Berlinguer nulla, finendo col morire d’una specie di crepacuore politico, sotto il peso dei suoi errori, ultimo la difesa della scala mobile... ”.Non è una discutibile revisione del passato, è un’operazione politica sul presente; la stessa -aggiunse la Rossanda - che ha indotto alla pubblicazione delle note di Antonio Tatò, che per Berlinguer teneva i rapporti, un po’ machiavellici, con gli altri partiti, note che testimonierebbero il suo odio per i socialisti innovatori e l’attrazione fatale per la Dc conservatrice (il cattocomunismo).La Rossanda così rispondeva alla domanda a chi fosse indirizzata tale operazione: "A quella parte dei Ds, che è renitente alla confluenza nel Partito democratico di Veltroni, in gestazione, cara, invece, alla destra diessina che, salvo qualche rinnovo, è la stessa, che ostacolò l’ultimo Berlinguer, quando arretrava dalla solidarietà nazionale. Aldo Tortorella ricostruisce dunque, meritoriamente, l’interessante vicenda interna del Pci negli anni 70 e i primi 80, oltre a riproporre l’indissolubilità dalla politica di un’etica, almeno, dell’onestà personale".Ma perché avvenne avvenne il declino di Berlinguer? "Possiamo attribuirlo - chiese Rossanda - alle manovre della destra anti-berlingueriana? Se il Pci fosse rimasto nel solco, tracciato dal segretario, sarebbe stato esente dalle traversie dei secondi anni ottanta?"La ragazza del secolo scorso" (come Rossanda titolò la sua interessante biografia) ne dubitava. "Anzitutto, il Berlinguer dal 1979 alla morte non è tutto Berlinguer, né quello, storicamente, più importante. Egli è l’uomo del "compromesso storico". Ne vide il fallimento e finì col ritrarsene ed è certo che se ne ritraeva da una posizione di debolezza. Ha senso pensare che il suo disegno fosse stato messo in scacco dal sequestro e dall’uccisione di Aldo Moro? Debole è un progetto politico, condizionato all’esistenza d’un solo uomo.Certo, l’idea che Berlinguer s’era fatta della Dc, e forse dell’intera scena politica e sociale italiana, era sbagliata. Non ebbe nemmeno - concluse Rossanda, anche lei critica sulla politica del Pci berlingueriano - il tempo di ripensarla, travolto come fu dall’aggressione capitalistica e dall’iniziativa craxiana. Quando andò ai cancelli della Fiat, era troppo tardi. E quando alzò la bandiera del referendum contro la riforma della scala mobile, lui, che non aveva creduto in altri referendum, invece vinti, perse... ".Quanto all’insistenza sulla presunta "superiorità morale" dei progressisti, che sarebbe inquinata dall’imbarco dei seguaci di Verdini nella maggioranza, i dirigenti del M5S e gli esponenti della sinistra del Pd non dovrebbero limitarsi alla riproposizione della storica intervista sulla questione morale, che il successore di Luigi Longo rilasciò all’allora direttore di "Repubblica", Eugenio Scalfari, il 28 luglio 1981. Dovrebbero ricordare che -come scrisse lo scrittore Francesco Piccolo, autore di un libro su Berlinguer, in un’analisi, pubblicata nell’inserto culturale del "Corriere della Sera", il 18 febbraio del 2014 - Palmiro Togliatti, ebbe "un’ostinata propensione alle soluzioni condivise, che è l’essenza della democrazia parlamentare". E, dopo la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, egli collaborò con tutti gli altri partiti alla stesura delle regole e della Costituzione...Insomma, "Il Migliore" passò, con disinvoltura e un pizzico di cinismo, dall’obbedienza a Stalin, in politica estera, alle "larghe intese". Il tutto 70 anni prima del "patto del Nazareno" tra Renzi e Berlusconi, leader del partito che all’epoca era anche di Denis Verdini, uno dei tessitori dell’accordo...