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Il professor De Masi, che è stato in questi ultimi anni uno degli intellettuali di riferimento del Movimento 5 Stelle, ieri ha dichiarato che sta nascendo il governo più di destra della storia della Repubblica. Lui dice che questo governo è più di destra anche del governo Tambroni, quello nato del 1960 con l’appoggio mascherato del Msi e che provocò una rivolta violenta in tutto il paese e poi cade fragorosamente ( e dalle sue ceneri nacque il centrosinistra). Non so se ha ragione, ma il suo, in materia, è un parere autorevole. Effetti-vamente questo è il primo governo che nasce con due opposizioni distinte, una di centro ( e cioè Forza Italia) e una di sinistra ( Pd e Leu). Quel decalogo di Travaglio contro i Cinque stelle impuri
Equesta è una novità assoluta nella storia della Repubblica. In questo fine settimana - comunque - dovremmo capire qualcosa di più sul carattere e le idee politiche di questo governo: sapremo chi sarà il presidente e quale sarà il programma. E quindi potremo valutare quanto alla fine prevarranno le idee più marcatamente leghiste ( soprattutto nel campo delle tasse e della lotta agli immigrati) e quanto prevarranno invece le idee dei 5 Stelle ( in particolare sul reddito di cittadinanza). E potremo anche farci un’idea su cosa il nuovo governo intende fare per la giustizia, tema che fin qui è rimasto un po’ nascosto, ma che avrà - vedrete - un grande spazio nei prossimi mesi.
E tuttavia già da subito dobbiamo prendere atto del fatto che quello che abbiamo scritto sin qui non è del tutto vero. A occhio e croce, leggendo il Fatto Quotidiano ( che fino all’altro ieri era da tutti considerato il giornale ufficiale dei 5 Stelle: da oggi, forse non più…) si capisce che oltre all’opposizione di sinistra e a quella centristaberlusconiana, ci sarà anche una opposizione, diciamo così, di destra. E di questa opposizione Il Fatto quotidiano si pone alla testa. Non so se il termine “destra” sia quello politologicamente giusto, forse no, anche perché le categorie della politologia, qui in Italia almeno, si stanno sempre di più intrecciando. Usiamo allora, invece della parola “destra”, la parola più esatta: “giustizialista”, con sfumature autoritarie. Ieri il Fatto ha pubblicato in prima pagina, a caratteri cubitali, i dieci punti del programma di questa opposizione giustizialista, e li ha pubblicati sotto il solito titolo sobrio ed elegante: «Il decalogo per archiviare il delinquente», con una bella foto di Berlusconi in bianco e nero.
Riassumo un po’ alla rinfusa i dieci punti della «dichiarazione di guerra». Legge sul conflitto di interessi che inchiodi Berlusconi; istituzione degli agenti provocatori per produrre e punire i reati di corruzione; riforma delle intercettazioni che permetta la massima pubblicità ed elimini ogni garanzia per gli intercettati; abolizione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio; abrogazione della riforma carceraria mai varata e forse anche di quella precedente; garanzia del carcere per gli evasori fiscali; niente presidenze di Forza Italia nelle commissioni parlamentari che spettano all’opposizione; e poi una norma contro le concentrazioni editoriali, fuori i partiti dalla Rai, punizioni più severe per il voto di scambio.
Su questi dieci “comandamenti”, Travaglio sfida i 5 Stelle. O ci seguite - dice - o siete dei traditori.
Noi al momento non siamo in grado di dire se l’attacco di Travaglio sia solo a nome del Fatto o se sia la posizione di una fetta più larga del movimento 5 Stelle, e cioè di una specie di fronda a Di Maio.
Vedremo. Per ora possiamo solo esprimere qualche preoccupazione. Non tanto per i punti chiaramente e estremisticamente giustizialisti del piano-Travaglio, come la cancellazione della riforma carceraria, l’abolizione della prescrizione, o l’introduzione degli agenti provocatori. Quanto per un paio di idee che sono del tutto al di fuori del pensiero democratico. La prima è la liberalizzazione delle intercettazioni, che appare una evidente violazione dell’articolo 15 della Costituzione. La seconda è la proposta di escludere un partito che ha partecipato alle elezioni e ha ottenuto una consistente rappresentanza parlamentare, dai diritti politici. L’idea che i 5 Stelle debbano decidere a chi assegnare le commissioni che spettano all’opposizione e debbano escludere Forza Italia, è accettabile solo in regimi politici del tutto estranei alla democrazia. Qui c’è qualcosa di più di una pretesa anticostituzionale, c’è una evidente aspirazione alla soluzione totalitaria come “lavacro” dei mali della corruzione e, in fin dei conti, della stessa democrazia. Ieri, dopo aver letto il decalogo di Travaglio ( la cui illustrazione, oltretutto, come si usava un tempo nella vecchia tradizione comunista, è stata affidata al più moderato e al più democratico dei giornalisti del Fatto, e cioè il mite Stefano Feltri) ho letto, su Repubblica, l’intervista a Piercamillo Davigo. Devo confessare, mio malgrado, che ero talmente scioccato dal manifesto di Travaglio, che quello di Davigo, quasi quasi, mi pareva il pensiero di un liberale appena un po’ reazionario...