La negazione è il primo meccanismo di autodifesa cui ricorre un individuo per rimuovere, almeno momentaneamente, un’esperienza traumatica. Deve essere questo il motivo per cui alcuni espulsi del Movimento 5 Stelle evitano di pensare al cartellino rosso appena sventolato in faccia dal reggente dopo anni di militanza intensa. Reazione comprensibile e legittima: serve sempre un po’ di tempo per elaborare il lutto. Ma ciò che fa Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia, senatore al secondo mandato e attivista grillino della prima ora - epurato per lesa maestà a Draghi - va molto oltre il semplice meccanismo dell’autodifesa.

Come nulla fosse, infatti, il professore di filosofia prestato alla politica si attacca alla tastiera del suo computer e inizia a digitare parole d’amore nei confronti della comunità politica che lo ha appena scacciato. «Posto che il valore del singolo è dato da onestà, trasparenza e competenza, è altrettanto ovvio che sia il confronto ad arricchire quest'intelligenza plurale eppure capace di sintesi», scrive Morra su Facebook dopo aver riportato una citazione di Gianroberto Casaleggio. «Per questo il Movimento 5 Stelle eleggerà il Comitato Direttivo, che sarà espressione appunto di questa visione. Forza!».

Il post fa balzare sulla sedia il lettore, che frastornato si chiede senza malizia: ma Morra non è stato appena sbattuto fuori dal partito? E allora perché si compiace per la nascita di un organismo politico che non incrocerà il suo cammino? Risposte razionali è impossibile trovarne, né può valere il ragionamento proposto in tv dal senatore, secondo il quale manca ancora l’atto formale della lettera d’allontanamento dal Movimento. In un partito le dichiarazioni di un segretario - o di un reggente spalleggiato dal padre padrone Grillo - sono un atto politico. E subito dopo il no a Mario Draghi, Crimi ha scritto nero su bianco: «I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi, si collocano, nei fatti, all'opposizione. Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato».

Legittimo non digerire il verdetto e persino ricorrere alle vie legali per stravolgerlo. Ma negarlo a lungo e comportarsi da dirigente di un partito che non ti vuole più a volte può essere pericoloso. Quindi, piena solidarietà a Morra - schiacciato dalla giravolta governista voluta dai vertici 5S - ma ora qualcuno abbia il coraggio di dirgli una volta per tutte che è fuori dal Movimento.