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«C’è bisogno che il Parlamento si faccia vedere e ritrovi il suo ruolo di guida morale del Paese». Per questo il senatore di “Idea-Cambiamo”, Gaetano Quagliariello, lancia un appello: «Serve un’iniziativa clamorosa: tutti noi parlamentari riuniamoci in un palazzetto dello sport, con guanti e mascherine e a distanza di sicurezza, e commemoriamo le vittime di questa emergenza sanitaria». Senatore, qual è in questo momento l’operatività delle Camere? Il Parlamento per il momento è in una fase di stanca. Tecnicamente è aperto ma non si svolgono sedute dell’assemblea nè sedute delle commissioni. Questo perchè le Camere, come del resto tutto il Paese, sono state prese alla sprovvista dalle disposizioni di sicurezza e non si sono trovate nelle condizioni di poter funzionare rispettando gli obblighi sanitari. Non si può chiedere alle persone di stare a un metro di distanza e poi mostrare un’aula con trecento senatori a pochi centimetri gli uni dagli altri. Ora che però bisogna discutere il “Cura Italia”, la situazione cambia. Il Parlamento ha ceduto il passo al governo, di fatto. Per questo è necessario che ritrovi il suo ruolo. Le Camere sono la guida morale del Paese e noi parlamentari dobbiamo organizzarci per lavorare non solo in commissione, rispettando tutte le regole. Dobbiamo essere in grado di prendere iniziative anche clamorose: troviamo un luogo di riunione grande, a Roma ce ne sono molti, e con mascherine e guanti, rispettando le distanze di sicurezza, commemoriamo i caduti cantando l’inno d’Italia. Bisogna avere capacità di lavoro ma anche capacità di suggestione: la crisi non può essere gestita solo con le conferenze stampa di Conte. Le proposte di far ritrovare centralità al Parlamento sono arrivate anche da parte di esponenti della maggioranza. Concorda con loro? Io ho letto l’intervento di Ettore Rosato e l’ho trovato deludente. Lui dice di votare tutto in Commissione e poi andare in Aula solo per il voto finale. Ma il problema non è solo formale: non ci serve a nulla un Parlamento passacarte, serve che abbia protagonismo. Ceccanti ha chiesto al presidente della Camera Fico di interpretare estensivamente i regolamenti e di votare a distanza. Io credo abbia fatto bene Fico a dire di no. Ribadisco, il Parlamento non è un votificio, ma è un luogo di dibattito in cui si affrontano i grandi problemi di interesse nazionale. Se facciamo passare l’idea per la quale il problema è il voto, daremo ragione alle teorie di un lucidissimo avversario della democrazia rappresentativa quale era Gianroberto Casaleggio. Conte sta utilizzando lo strumento del dpcm, è anche questo un modo per aggirare il problema dell’impasse del Parlamento? Il problema è l’emergenza: alcuni ordinamenti costituzionali, come quello francese, prevedono che, in tempo di emergenza, i poteri siano affidati al presidente della Repubblica. Ma modi e tempi sono precisamente regolati. Nella nostra Costituzione postbellica, scritta dopo la fine di un regime autoritario, questa strumentazione non è prevista. Per questo, ora, ci stiamo barcamenando con strumenti poco idonei come il dpcm, che non è nemmeno un atto normativo ma amministrativo. Oggi, addirittura, si incide sulle liberà costituzionali con decreti dei ministri e del premier. Un errore? Probabilmente si doveva fare in questo modo, per intervenire in modo rapido, ma così si è stravolta la gerarchia delle fonti. Tanto che oggi un presidente di regione chiede se prevale la sua ordinanza o quella dei ministri. Proprio per questo è un pericolo che il Parlamento non sia protagonista. Serve un controllore con autorità morale, che eviti che situazioni straordinarie come queste possano degenerare. Dunque, nel concreto, cosa propone? Io credo che i parlamentari, al pari dei medici e degli infermieri, abbiano una responsabilità particolare in questa fase. Per questo, le commissioni devono riunirsi ogni giorno in sale grandi e idonee a rispettare le norme. Inoltre, il Parlamento si doti di una sede grande, dove in qualsiasi momento possano svolgersi sedute con tutti i membri e non solo con piccole delegazioni come ha proposto qualcuno. Siamo nella società dell’immagine: oggi le persone hanno bisogno di iniziative che scaldano il cuore e di vedere i loro rappresentanti al lavoro, prudenti ma pronti al servizio della nazione. L’unico modo di sconfiggere l’antiparlamentarismo che ci fa passare per pusillanimi e che il Parlamento lavori, anche in luoghi diversi da Montecitorio e Palazzo Madama.