«Il centro-destra oggi è davanti a una grande occasione, ma serve il coraggio di ammettere che la politica italiana è entrata in una nuova stagione». Gaetano Quagliariello, senatore di "Idea", guarda all'iniziativa di Stefano Parisi con la speranza che diventi un'alternativa politica che vada oltre il risultato del referendum costituzionale di ottobre.Il progetto di Parisi rappresenta questo?E' presto per dirlo. Io lo guardo con interesse, a partire dalla presa di coscienza del fallimento del renzismo. Le ultime dichiarazioni del ministro Padoan sul ritocco al ribasso delle stime sulla crescita sono la metafora di questo governo, che si muove col passo del gambero.Ma c'è la forza per creare un'alternativa al renzismo?L'urgenza di creare una forza nuova c'è e il centro-destra ha l'occasione di vedere gli errori di Renzi e superarli. Del resto, ci troviamo in una congiuntura storica unica per la nostra parte politica: il referendum costituzionale sta unendo il centro-destra e dividendo il centro-sinistra, proprio come - a parti invertite - ha fatto il postberlusconismo.A proposito di Berlusconi, Parisi si muove dopo aver ricevuto da lui una sorta di mandato. E' il suo punto di forza, ma anche una camicia di forza che lo imbriglia?Io credo che sia necessaria la presa di coscienza che la stagione nella quale il berlusconismo era la struttura portante del sistema è finita. Serve da parte di Forza Italia il coraggio di questa ammissione: è stata una stagione lunga e importante, ma si è chiusa come è successo anche alla Democrazia Cristiana. Ciò non toglie che il suo protagonista sia ancora in campo e stia giocando un ruolo. A partire da queste consapevolezze, si può iniziare a costruire.  Ma il referendum è sufficiente come base sulla quale costruire?Assolutamente no: non dobbiamo commettere l'errore di pensare che il referendum sia un toccasana, che basta la vittoria del no per risolvere i nostri problemi. Il referendum, però, ha dato vita a una sorta di spirito costituente intorno ai comitati per il No. Alla Festa del No di Matera si è manifestata un'ampia alternativa a Renzi: da Giuseppe De Mita dell'Udc, fino a Giorgetti della Lega Nord, Tremonti e Brunetta. Un fronte così ampio paradossalmente avrebbero dovuto realizzarlo i sostenitori del sì, i quali invece hanno incassato per lo più endorsement stranieri, da quello americano a quello di Marchionne.E quindi da che cosa bisogna partire?Bisogna innanzitutto che le parti in causa si accordino su una serie di principi non negoziabili. Penso alla centralità della persona, al rapporto tra libertà e sicurezza, al nesso tra garantismo e legalità. Poi è necessario declinare questi princìpi in un programma di governo, che offra una visione su immigrazione, Europa, denatalità e riforma del welfare. Infine, servono regole per governare insieme.Non ha citato l'individuazione del leader...Un leader, se non ha alle spalle una comunità che ha sciolto i nodi che ho elencato, è un cavallo che parte già azzoppato.  Quindi non vede in Stefano Parisi il volto del nuovo centro-destra?Parisi ha iniziato a lavorare. Capiremo dove vuole andare. Le leadership si conquistano sul campo. Se dovessi dargli un consiglio, gli direi di essere modesto e procedere passo dopo passo. I voti non tornano al centro-destra come per incanto.Sul fronte degli alleati, Lega Nord e Fratelli d'Italia rimangono gli interlocutori privilegiati?Il dialogo con la Lega e con le destre va certamente approfondito. Però il referendum sarà dirimente anche su questo, nel senso che farà chiarezza anche sulla legge elettorale con la quale andremo alle urne. Con una metafora: dobbiamo capire se giochiamo a briscola, a scopone scientifico o, come vorrebbe Renzi, ad asso pigliatutto.Al nord è stato siglato un patto tra i tre governatori del nord Toti (Liguria), Maroni (Lombardia) e Zaia (Veneto). Potrebbe essere una cellula alternativa?Le uniche tre regioni governate dal centro-destra sono al Nord. Quel patto, dunque, non ha una ragione strategica ma risponde a una contingente realtà di fatto.Al netto degli estremi, quindi, l'obiettivo è ricostruire la casa dei moderati?Non dobbiamo avere l'arroganza di pensare che i moderati bastino a questo progetto. Anche perchè proprio la classe media moderata oggi è la più arrabbiata, quella su cui la crisi ha colpito più duro e che, conseguentemente si è più estremizzata. I punti di raccordo vanno cercati con tutto il centrodestra, al netto degli slogan e nel merito: Europa e immigrazione sono temi per cui mancano ricette pronte, ma vanno create con senso di realtà.Se al referendum vincesse il no e il governo Renzi lasciasse, però, la vostra proposta alternativa dovrebbe essere pronta subitoAnche in questo caso, non si tornerebbe a votare prima di un anno. E un anno basta per un serio progetto costituente.Nel quadro, però, sembra non considerare il Movimento 5 Stelle, che si definisce post-ideologico e che fa il pieno di voti da Nord a SudDal 1994 al 2013, ha sempre vinto lo schieramento che si faceva meno autogol. Dal 2013, il Movimento 5 Stelle è diventato la terza forza politica del Paese non facendo nulla, ma sommando gli autogol di centro-sinistra e centro-destra. A Roma ha detto bene Paola Taverna: meno facciamo, più vinciamo. Bisogna che destra e sinistra lo capiscano, altrimenti giocheranno una partita già persa.