«Grazie per la solidarietà manifestata nei miei confronti. Grazie per il sostegno e per l'opportunità di parlare della mia situazione. Amo l’Italia e mi considero un vostro amico!». Sono queste le prime parole che Alexei Gorinov rivolge al Dubbio, tramite il suo difensore, dall’ospedale del centro penitenziario-3, situato nell'oblast di Vladimir. Gorinov è un avvocato ed è stato deputato municipale del distretto Krasnosel’skij di Mosca. Nei suoi confronti è stata pronunciata la prima condanna per aver criticato la guerra in Ucraina. Il tribunale del distretto di Mescankij, nella primavera del 2022, gli ha inflitto una pena a sette anni di carcere per aver esortato la società civile a fare ogni possibile sforzo per fermare la guerra.

Avvocato Gorinov, innanzitutto come sta?

Essere privati della libertà è molto triste. È ancora più difficile sopportare questa condizione quando sai e tutti intorno a te sanno che non hai ucciso nessuno, non hai ferito nessuno, non hai rubato nulla a nessuno e non hai nemmeno minacciato nessuno. È triste pensare che le autorità, che rappresentano lo Stato, ti hanno privato della libertà semplicemente perché hai espresso la tua opinione, le tue convinzioni nel pieno rispetto della Costituzione. Mi dà comunque forza il parere del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, indirizzato alla Russia, secondo cui la privazione della mia libertà costituisce una violazione della Dichiarazione universale dei diritti umani e del Patto internazionale sulla protezione civile e politica. Il documento redatto a mio favore sostiene che ho diritto ad essere scarcerato e a un risarcimento. La Russia, però, non ha fretta nel prendere in considerazione gli obblighi internazionali.

Come trascorre le sue giornate?

Vivo come un normale detenuto. È anche vero che l'amministrazione penitenziaria, dove sto scontando la pena, cerca sempre di isolarmi dal resto dei carcerati. Ogni due ore, il personale della prigione controlla se sono presente, chiedendomi, tranne di notte, un rapporto in cui devo riportare, per esempio, nome, cognome, anno di nascita, l'articolo del codice penale applicato nei miei confronti, durata della reclusione, data di inizio e di fine della pena. Si tratta in pratica di una punizione aggiuntiva. In caso di mancato rispetto di questo obbligo, si viene mandati in una cella di punizione di cinque metri quadrati, umida, fredda e senza luce naturale. È consentito leggere e scrivere per non più di un'ora e mezza al giorno. Ho trascorso 48 giorni consecutivi nella cella di punizione ed è uno dei motivi per cui poi sono stato mandato nell'ospedale di un'altra colonia penale. Devo dire che non mi annoio, dato ricevo molte lettere da tutta la Russia e dall’estero. Mi ha fatto molto piacere essere stato contattato anche dall’Italia. Un’attenzione che tiene alto il mio morale. La consapevolezza che non sei solo, che molte persone condividono le tue opinioni, mi dà la forza per sopravvivere nonostante sia stato privato della libertà.

La Russia sta vivendo il momento peggiore della propria storia?

Sì, questo è il periodo più difficile per il mio Paese dal 1991. Non avendo tradizioni democratiche, esperienza di democrazia, né una sola generazione di cittadini che in precedenza hanno vissuto in democrazia, la Russia è caduta in una sorta di trappola storica. Diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno vissuto una fase simile. Ma dopo aver superato il loro “passato scomodo”, sono successivamente diventati Stati liberi e democratici con un’economia basata sulla concorrenza e sulla proprietà privata, in cui i diritti umani e le libertà sono realmente rispettati. Questa situazione tutto sommato offre una speranza anche alla Russia. Nei Paesi europei tutte le questioni di politica estera e interna possono essere discusse liberamente a tutti i livelli di governo e della società civile. Si possono esprimere opinioni e punti di vista diversi. Si può esercitare il diritto di critica, senza temere di essere puniti.

Come immagina il futuro della Russia?

Quasi 33 anni fa, io e migliaia di miei connazionali creammo una catena umana per proteggere l’assemblea legislativa dall’esercito dei golpisti. All’epoca immaginavamo per la Russia una competizione politica, con elezioni libere e trasparenti. Speravamo nella possibilità per i russi di esprimere liberamente le proprie opinioni, raccogliere e diffondere informazioni, riunirsi e discutere pacificamente su qualsiasi questione riguardante la vita socio-politica del Paese. Immaginavo una Russia in cui potere e proprietà fossero separati e saldamente integrati nei processi economici globali. Ho visto il mio Paese aprirsi al mondo intero, tollerante, amante della pace, ospitale, in grado di attrarre investimenti. Abbiamo creduto nel ruolo della Russia nella politica internazionale in collaborazione con le principali potenze economiche. Nessuno avrebbe potuto immaginare un conflitto militare con uno Stato confinante, legato da una storia comune, vicino culturalmente ed economicamente. Quando due popoli si trovano uno accanto all’altro, sono legati da rapporti familiari, commerciali e di amicizia. Con le sue ultime azioni, la leadership politica russa ha ampiamente svalutato la memoria dei russi morti nella Seconda guerra mondiale. Ora abbiamo altri eroi, ma, purtroppo nuovi morti, dispersi, nuovi invalidi di guerra. Noi russi dobbiamo attraversare altre fasi difficili per rivalutare tutto ciò che è stato fatto e si sta facendo sotto la guida delle autorità e con la propaganda dell’attuale regime politico. Questa è la via del pentimento. Non dovrebbe esserci un atteggiamento del tipo "personalmente non ho niente a che fare con questo sistema", "non ho partecipato a questo", "non ne sapevo niente". Credo, comunque, che alla fine supereremo tutto. La Russia diventerà un Paese democratico, libero, un partner affidabile dell'Unione Europea, un ponte economico e culturale tra l'Occidente e l'Oriente.

Si ringraziano "Chielisbeth" e i volontari di OVD-Info per la preziosa collaborazione.