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Ci sarà The day after. E ci dovrà trovare preparati. Allora, perché non iniziare a pensare a domani, senza interrompere quello che si sta facendo oggi? Va evitato che con la fine dell’epidemia inizi una difficile fase di ricostruzione del Paese, che la recessione si trasformi in una depressione.
Si può ragionare a un’agenda dove annotare impegni su cui lavorare, anche sulla base dell’esperienza che stiamo vivendo.
Innanzitutto, ci vogliono rilevanti finanziamenti, mirati e concentrati quindi da non disperdere, per consentire di intervenire su vari settori.
Essere riusciti a ottenere una deroga al patto di stabilità europeo, per avere così maggiori disponibilità economiche, è stato un ottimo inizio, che deve proseguire.
Anche attraverso un aumento significativo del debito pubblico, come suggerito da Mario Draghi in un articolo sul Financial Time. Dove afferma: «La perdita di reddito sostenuta dal settore privato – e qualsiasi debito accumulato per colmare le perdite – deve alla fine essere riassorbita, in tutto o in parte, dai bilanci pubblici».
Lo Stato dovrà proteggere le persone dalla perdita del lavoro, piuttosto che continuare a finanziare soltanto modalità di cittadinanza. Si dovranno dare aiuti alle imprese e ottenere aiuti dalle banche. Anche attraverso una sorta di cabina di regia, in grado di monitorare e organizzare al meglio le operazioni di sostegno, la cui responsabilità venga affidata a una personalità di assoluta competenza. Si dovranno prevedere finanziamenti in favore della ricerca scientifica, settore che è stato dimenticato e penalizzato. Oggi abbiamo riscoperto la sua importanza, che non è solo affidata allo studio del vaccino contro il virus ma anche a un’attività di prevenzione, che si svolge attraverso approfondite ricerche in campo biomedico e non solo. La ricerca è una risorsa di crescita del Paese e va incentivata sempre e comunque.
Peraltro, la cabina di regia per la gestione della ricerca in Italia c’è già ed è il Consiglio nazionale delle Ricerche, sebbene altri se ne potranno prevedere e sostenere, dedicati a specifici settori della ricerca. Si dovrà potenziare il settore delle telecomunicazioni, specialmente la rete di accesso a Internet.
Ci siamo resi conto quanto è importante per migliorare e rendere più efficiente la vita delle persone.
Bisogna, quindi, garantire ai cittadini la velocità massima delle reti a banda ultralarga. Qui si propone di attivare dei voucher, di diverso importo, in favore delle persone fisiche, delle piccole- medie imprese, di scuole e centri per l’impiego.
Un finanziamento da spendere direttamente con l’operatore che fornisce il servizio in grado di assicurare, tramite la fibra ottica, la velocità di un gigabyte al secondo.
Occorrerà prendere sul serio il diritto alla salute come diritto fondamentale. Che vuol dire curare bene i pazienti e poi costruire nuovi ospedali e nuovi reparti, assumere nuovo personale medico e sanitario, ripristinare presidi ambulatoriali anche nei piccoli centri.
Si chiariscano una volta per tutte le competenze tra Stato e Regioni in materia di tutela della salute. Rimodulare, in tal senso, il Titolo quinto della Costituzione, così come si era provato a fare nel progetto di riforma costituzionale respinto dal voto referendario nel 2016.
E a proposito di revisione costituzionale, sarebbe forse il caso di prevedere una norma che regolamentasse lo stato di emergenza. Nella speranza di non applicarla mai.
E’ questo un primo e provvisorio appunto su quello che sarebbe opportuno fare nel day after. Che dovrà essere sostenuto soprattutto dalla fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità. E vogliamo credere anche in quella per la politica che fa e sa fare.
Vicepresidente del Cnr