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Sono tanti gli effetti collaterali della decisione del Consiglio di Stato di rinviare all'8 luglio la trattazione dei ricorsi Prestipino-Lo Voi sulla guida della Procura di Roma. C'è da dire che i giudici della V Sezione non avevano altra scelta davanti alle varie istanze di differimento presentate da entrambi le parti, Michele Prestipino e Francesco Lo Voi, formalmente contrapposte. Ma, dicevamo, le conseguenze impreviste sono parecchie. La prima riguarda Marcello Viola. Il procuratore generale di Firenze - proposto e super favorito su tutti gli altri candidati nel 2019 per la corsa agli uffici capitolini e poi escluso dalla rosa dei papabili solo per essere stato nominato da Luca Palamara all'Hotel Champagne - pensava di avere tutte le carte in regola per tornare in pista nella Capitale. Un'altra sentenza del Consiglio di Stato di pochi giorni fa, infatti, aveva dichiarato illegittima la nomina di Prestipino a Piazzale Clodio e riabilitato Viola, e le sue mostrine di rango, per la scalata alla Procura. Il Csm sarebbe stato dunque costretto a trattare nuovamente - tra mille imbarazzi - il caso Roma, consegnando con ogni probabilità le chiavi degli uffici inquirenti all'ingiustamente escluso Viola, rinnegando di conseguenza la scelta compiuta due anni fa. Ma con la lite ancora pendente presso il Consiglio di Stato tra Prestipino e Lo Voi per lo stesso identico incarico, il Csm non potrà fare altro, con estremo sollievo, che rinviare la discussione a contenzioso terminato. Che significa a fine agosto/inizio settembre, essendo necessari circa due mesi per depositare le motivazioni della sentenza dell'8 luglio. Il “generale tempo” gioca dalla parte dell'autogoverno: l'accomodamento ora è possibile, con buona pace di Viola. Nel frattempo, infatti, si apriranno i giochi per le altre Procure eccellenti, in alcuni casi già messe “a bando”. Come Milano, in cui il mandato di Francesco Greco scadrà a novembre e dove le candidature cominciano già a pervenire. E come la Procura nazionale antimafia, dove Federico Cafiero De Raho lascerà a febbraio, consentendo agli aspiranti successori di farsi avanti già in estate. È possibile che, come ai vecchi tempi, il valzer delle rotazioni si trasformi dunque nell'occasione per accontentare tutti ed evitare dispute cruente tra correnti. Infine, c'è un altro effetto collaterale, non meno dirompente, dovuto al rinvio del Consiglio di Stato: la posizione di Luca Palamara. Sì, perché se il Csm fosse stato costretto a ridiscutere in fretta il caso Roma, Viola, il prescelto dal teorizzatore del “Sistema”, sarebbe stato con ogni probabilità indicato come l'unico possibile successore di Giuseppe Pignatone. Proprio come sosteneva Palamara, adesso accusato per quelle “trame”.