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«La maggioranza sta dando prova di grande responsabilità e il governo lavora con autorevolezza, sia in Italia che in Europa», sintetizza il dem Piero De Luca, presidente della Commissione Ue alla Camera, fugando ogni dubbio sulla tenuta dell’Esecutivo. Eppure questo nuovo Dpcm ha reato polemiche. Non era necessario un passaggio d’Aula? Dall’inizio di questa emergenza il governo si è mosso con attenzione e prudenza e anche quest’ultimo Dpcm è ispirato al principio di precauzione assoluta, condiviso anche da tutto il Pd. Noi stiamo chiedendo un coinvolgimento sempre più forte del Parlamento, ma non è un tema di scontro, tutt’altro. La nostra è una richiesta che punta ad arricchire con interventi migliorativi i provvedimenti del governo. La scelta del Dpcm, oltre a spostare in un atto amministrativo ciò che di norma trova la sua dimensione in una legge ordinaria, non rischia di rendere troppo autonomo l’agire del premier? Siamo in una fase inedita della storia istituzionale del Paese e in queste settimane si sta definendo il quadro costituzionale più corretto per procedere. Da parlamentare del Pd, confermo l’esigenza di essere coinvolto ma senza alcuna logica di scontro con l’Esecutivo, anche perché le scelte prese dal governo sono sempre state frutto del confronto preliminare con i partiti della maggioranza. Nella Fase 2, però, credo ci sia l’esigenza di rendere ancora più forte e prolifico questo confronto. Quale è la strategia per far ripartire il Paese? Stiamo lavorando per semplificare le procedure amministrative e burocratiche, in modo che già con il Dl Aprile sia possibile dare immediato sostegno a tutte le categorie che beneficiano del supporto economico statale. Vogliamo rimettere in moto il motore economico del Paese, ma nel rispetto dei requisiti di sicurezza sanitaria e nella consapevolezza che l’imperativo è evitare una nuova ricaduta epidemica. Non possiamo permetterci un “liberi tutti” o fughe in avanti di alcune regioni, ma ci sarà un'attenzione costante alla curva epidemica, per poter modulare ed eventualmente anticipare le aperture di alcune attività ancora ferme, nel rispetto di protocolli di sicurezza che, quelli sì, auspichiamo siano definiti il prima possibile dalla task force tecnico scientifica per i vari settori. C’è qualche novità sul bonus di 600 euro ai professionisti? Sappiamo bene che 600 euro non sono una somma adeguata a porre rimedio alle difficoltà dei professionisti, ma è stato un passo avanti importante per offrire loro almeno un piccolo ristoro. Nell’immediato futuro lavoreremo per ampliare la platea dei beneficiari, oltre che per portare la somma tra i 700 e gli 800 euro. Confido inoltre che si possa disporne il rinnovo automatico con un click, visto che ora i dati dei richiedenti è stato registrato. Il fronte della polemica, sul piano economico, è rivolto verso l’Europa. L’istituzione è in difficoltà? L’istituzione europea è in evoluzione e ha fatto più passi avanti negli ultimi venti giorni rispetto agli ultimi vent’anni. Soprattutto grazie al lavoro del governo italiano, l’Unione sta diventando più umana, più solidale e più responsabile: sono state introdotte misure inedite e, se l’Italia ha potuto mettere in campo strumenti straordinari per far fronte alla crisi sanitaria, questo è stato possibile solo grazie alla copertura europea. Dunque l’Italia è stata ascoltata? Il nostro governo si è fatto valere con autorevolezza. I pugni sul tavolo li abbiamo sbattuti per davvero, abbiamo negoziato e siamo stati ascoltati. Invece le destre di Meloni e Salvini, che da antieuropeisti chiedono più interventi europei, al momento del voto si sono schierati contro il Recovery Fund. Contesta l’atteggiamento delle opposizioni? La destra e i sovranisti sono i più grandi nemici degli italiani, perché in Europa votano contro gli interessi del loro Paese e in Italia non fanno alcuna proposta costruttiva, ma solo disinformazione. Siamo l’unico luogo al mondo dove, anche nell’emergenza, le opposizioni continuano a fare propaganda. Questo fa rabbia e dispiace. L’unica fortuna è che non sono al governo. Quali sarebbero questi aiuti tangibili ottenuti dal governo? Il risultato più importante è la possibilità di derogare al patto di stabilità e crescita: questo ci consente lo spostamento di bilancio prodotto dal dl Cura Italia e dal prossimo dl Aprile. Inoltre c’è stata una deroga sugli aiuti di Stato, che ha permesso di finanziare il decreto Liquidità. Poi il Recovery Fund per il rilancio economico, finanziato con bilancio europeo e ci auguriamo titoli di debito comuni europei. Infine il Mes, che del vecchio fondo ha solo il nome, che potrebbe portare all’Italia 36 miliardi per coprire le spese sanitarie. In Europa è in atto una grande rivoluzione. Sul Mes, però, c’è stato scontro anche nella maggioranza. Il Pd discute in modo dialettico con gli alleati e in particolare con i 5 Stelle, mentre Conte ha mantenuto una posizione di equilibrio. Tutti abbiamo condiviso la necessità di mettere in campo misure straordinarie che però non gravassero solo sul nostro debito pubblico e ci siamo riusciti con il Recovery Fund, mentre sulle altre il confronto è in atto. Il metodo consolidato, però, è quello di guardare alla sostanza degli strumenti da attivare, senza scadere in inutili ideologismi né fermarsi alle etichette delle misure. Quindi sul Mes c’è margine per trovare la quadra? Le dico come la pensa il Pd: se per finanziare la sanità dovessimo avere bisogno dei 36 miliardi del Mes, che ci permettono di risparmiare 6 miliardi di interessi in 10 anni, valuteremo insieme al governo se usarli. Ma senza alcun tabù o ideologia. I grillini potrebbero essere ricondotti a più miti consigli? Io credo che anche dentro il Movimento ci sia la consapevolezza che abbiamo un obiettivo comune. Del resto, mi sembra che le posizioni più integraliste siano ormai marginali e la maggioranza dei 5 Stelle condivida con il premier Conte questo tipo di approccio.