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Il governo M5S- Pd era l’unico governo possibile di questa legislatura. Non solo oggi, dopo il pasticciaccio di Matteo Salvini, che di fatto ha aperto le porte all’accordo. Ma sin dall’inizio, quando però Matteo Renzi si mise di traverso impedendone la nascita. A spiegarlo è Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all'Università di Bologna, ieri insignito del premio “Isaiah Berlin” per l'edizione 2019 dall'Università di Genova. «Salvini - spiega al Dubbio - ha sbagliato tutto. E Conte ha imparato dai suoi errori. Questa alleanza può durare».
Professore, cosa ne pensa di questo governo?
Era forse l’unico possibile con questo Parlamento. In realtà era anche il primo governo possibile, se non fosse stato immediatamente escluso da Renzi, che voleva punire parte del suo partito, impedendo ai componenti dell’altra corrente del Pd di diventare ministri. È un governo, direi, classico, con un alleanza tra il partito che ha più seggi e il secondo partito e che produce una maggioranza che non è soltanto numerica, ma anche politica, perché ci sono delle condivisioni su alcune tematiche. La più importante è arrivata alla fine, cioè una certa idea di Europa, visto che il M5S ha votato per Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, come inevitabilmente e prevedibilmente ha fatto il Pd.
Eppure Renzi è stato il primo, ora, a proporre un governo con il M5S. È un’ammissione di colpa?
No, sostiene invece di avere avuto il colpo di genio. Purtroppo chi aveva propensione a fare un governo con il M5s è rimasto zitto per 14 mesi e così Renzi si è buttato sulla scena, ha urlato delle cose e adesso cerca di appropriarsi di tutti i meriti. Ricordo, però, che ha invocato la formazione di un governo per evitare l’aumento dell’Iva. Beh, davvero una visione molto ristretta: ci vuole un governo per fare molto di più che questo.
Che voto darebbe a Salvini e Di Maio?
A Salvini quattro meno. Ha commesso un errore monumentale, per arroganza politica. Pensava di aver già conquistato la maggioranza assoluta degli italiani e infatti chiedeva pieni poteri. Ha dimostrato di avere una straordinaria ignoranza istituzionale, perché pensava che bastasse chiedere la sfiducia a Conte per ottenere elezioni anticipate. Ora sta cercando di recuperare ma lo vedo un po’ ripetitivo e dice cose sbagliate. Di Maio, invece, oscilla tra il cinque e il sei. Non sono sicuro che meriti la sufficienza e forse doveva studiare di più. Quasi tutto quello che voleva non lo ha ottenuto, si è salvato con il ministero degli Esteri, ma mi permetto di dubitare della sua competenza in materia e mi auguro possa avere due sottosegretari capaci di supplire alla sua straordinaria ignoranza.
Questo ministero è una bocciatura dell’ex ministro del Lavoro? Certo. Si potrebbe dire che il ministero degli Esteri in Italia sia irrilevante e che probabilmente sarà lo stesso Conte a fare politica estera, assieme ad altri ministri e a Gentiloni, che va a fare il Commissario europeo. Di Maio andrà a fare qualche cerimonia qua e là. Ma il punto vero è che è stato bocciato dalla sua incompetenza e da Grillo, che ha cercato di salvare il Movimento.
Conte come si è comportato?
Dovrebbe cambiare alcune delle cose che ha dovuto accettare nei mesi scorsi e ora può farlo, anche grazie all’alleanza con il Pd. La prima cosa che deve fare è accettare i rilievi del Capo dello Stato sul secondo decreto Sicurezza. E deve rendersi conto che a questo punto è davvero il capo del governo, non più un mediatore. Deve assumere le caratteristiche di un leader politico. A volte le persone imparano qualcosa dall’esperienza e dagli errori. E credo che Conte abbia imparato.
Come ha gestito la crisi Mattarella?
Mattarella è un grande. Certamente non ha detto, come gli è stato attribuito, che bisognava fare in fretta. Conosce i tempi della politica, sa che qualche volta le decisioni devono essere maturate. Inoltre ha sempre fatto sapere, con molta chiarezza, ai suoi interlocutori che questa è una Repubblica parlamentare - meglio, è una democrazia parlamentare - e che i governi nascono, si trasformano e muoiono in Parlamento. Il Capo dello Stato ha solo fatto in modo di dare vita ad un governo decente, ricordando a tutti che è nato perché c’è una maggioranza parlamentare e ringraziando i giornalisti perché la pluralità di opinioni va bene, anche quando si scrivono cose false, perché c’è una conversazione democratica che si svolge anche attraverso i giornali. Certamente Mattarella preferisce questa a quella che si svolge sui social, anche se vi ha prestato attenzione.
Come sarà il dopo Salvini con Luciana Lamorgese?
È un prefetto che ha una carriera buona ed apprezzabile, conosce la macchina. In più ha uno stile diverso, non aggressivo e non cercherà il facile consenso intorno a gesti esemplari. Però il problema dell’immigrazione continua ad essere molto difficile, quindi mi auguro mantenga buoni rapporti con coloro che, in sede europea, devono insistere nell’evidenziare che non è risolvibile solo dall’Italia e che l’Europa deve mettere in campo tutte le risorse e gli strumenti disponibili.
Quali sono le principali differenze tra i il primo e il secondo Conte?
La caratteristica più importante è quello di avere un rapporto molto diverso con l’Europa e quindi aver acquisito credibilità, che è la vera moneta con la quale si possono ottenere risorse, aiuti e un atteggiamento più produttivo da parte dell’Ue. Credo poi che questi ministri siano stati scelti con cura, perché c’è un rapporto reale tra le biografie personali e i compiti loro affidati. Infine apprezzo il fatto che ci siano molti giovani.
Quali sono le prime mosse da fare?
La prima è impostare una manovra economica in grado di produrre crescita, intervenendo sul cuneo fiscale, per consentire alle imprese di avere più denaro disponibile per investire. L’altro elemento è far partire davvero i cantieri, non solo a parole, perché il Paese ha bisogno di infrastrutture decenti. Il terzo è nelle mani di Bonafede, che deve riuscire a velocizzare e rendere più efficace la giustizia, perché così rassicuriamo gli investitori stranieri, facendoli tornare in Italia.
Questo matrimonio può durare?
Se ci sarà una diminuzione del personalismo e della spettacolarizzazione e forse anche della cattiveria in politica, può durare. Ma se metteranno in mostra il torace muscoloso, allora anche loro andranno incontro a degli inconvenienti. Un governo deve essere una compagine solidale, in cui parli chi ha titolo per parlare e di ciò che fa e non criticando quello che gli altri non fanno. Le lezioni ci sono state, mi auguro che i ministri abbiano capito.