«Il comunicato con cui i capigruppo della maggioranza al Senato hanno annunciato il ritiro dell’emendamento anti- ballottaggi non promette bene», dice Dario Parrini, vicepresidente dem della “Affari Costituzionali” del Senato dopo lo scontro tra governo e opposizione.

Senatore Parrini, lei ha parlato di 'bltiz sventato' dopo il ritiro degli emendamenti del centrodestra che puntavano a eliminare il ballottaggio alle amministrative. Perché secondo lei si è trattato di un “blitz”?

Perché è un blitz tentare di cambiare unilateralmente, con un emendamento a un decreto, una legge elettorale come quella che regola l’elezione di sindaci e consigli comunali nei comuni sopra i 15 mila abitanti. Una legge apprezzata dai cittadini anche perché è un esempio di come si devono costruire le regole del gioco in una democrazia matura: approvata a larga maggioranza nel 1993, da allora non è mai stata oggetto di modifiche di parte. La scorsa settimana ci siamo trovati di fronte al tentativo inaccettabile di stravolgerla, per di più con uno strumento palesemente incostituzionale: l’emendamento in questione, infine ritirato, violava infatti gli articoli 72 e 77 della Costituzione; l’articolo 15 della legge 400 del 1988; la sentenza 171 del 2007 della Corte Costituzionale; l’articolo 97 del Regolamento del Senato. Il centrodestra deve smetterla con le prepotenze. Il fatto di avere una consistente maggioranza di seggi non conferisce un diritto alla prevaricazione. È bene che se lo mettano in testa.

E tuttavia il centrodestra sembra intenzionato a tirare dritto: crede ci sia ancora possibilità di dialogo sul tema?

Il comunicato con cui i capigruppo della maggioranza al Senato hanno annunciato il ritiro dell’emendamento anti- ballottaggi e l’intenzione di trasformarlo in un disegno di legge non promette bene: toni arroganti, richiami fattuali infondati, nessuna apertura al confronto con le opposizioni. La soglia del 50% al primo turno spinge a presentare candidature poco divisive e garantisce l’elezione di sindaci ampiamente legittimati, perché rappresentativi della maggioranza dei voti espressi, e di consigli comunali non deformati da premi di maggioranza esorbitanti. Che la destra neghi questi dati di fatto evidenti è una pessima premessa. Vedremo se strada facendo cambieranno linea. I precedenti non sono incoraggianti: dal premierato all’autonomia differenziata, dalla riforma di separazione delle carriere giudiziarie e dei Csm fino al decreto sicurezza, si è assistito ad un intreccio tra contenuti pericolosi per i cittadini e scelte di metodo sempre proterve e spesso illegittime.

A proposito di «leggi incostituzionali», lei ha fatto riferimento anche al dl Sicurezza annunciato la scorsa settimana: perché lo ritiene incostituzionale?

L’abuso della decretazione d’urgenza non è cominciato con il governo Meloni e con il dl Sicurezza. Ma con il governo Meloni ha raggiunto livelli mai visti prima e con il dl Sicurezza ha varcato ogni limite di decenza: si è deciso di esautorare

il Parlamento su norme di cui sta discutendo da mesi, prive quindi di qualsiasi carattere urgente. L’unica urgenza ravvisabile era annunciare il decreto dopo il consiglio dei ministri per consentire l’indomani a un partito di governo di farsi bello di qualcosa di identitario nel proprio congresso nazionale. Scandaloso. Così si calpestano l’articolo 77 della Costituzione e le prerogative costituzionali dei parlamentari.

Si parla anche di un ritorno al proporzionale con premio alla coalizione che vince con più del 40%. Il Pd è favorevole?

Anche in questo caso la maggioranza confonde le acque. Mettiamo a posto le definizioni, intanto. Un sistema con voto di lista e premio di maggioranza è un sistema maggioritario, non un sistema proporzionale. È maggioritario perché nella traduzione dei voti in seggi sovrarappresenta fortemente, anche se pro quota, i partiti della coalizione che vince. Inoltre rende praticamente indispensabili le coalizioni pre- elettorali. Queste due cose - che nei sistemi maggioritari sono prodotte o dai collegi uninominali o da un premio alla coalizione più votata - non esistono nei veri sistemi proporzionali come quelli vigenti nella grande maggioranza dei Paesi europei e in particolare in Germania e in Spagna, i due modelli migliori a cui ispirarsi.

Dunque vi opporrete?

Prima di pronunciarci attendiamo proposte serie, organiche, non astruse. E anche dei dettagli. Alcuni esempi: come si intende superare lo scoglio dell'articolo 57 della Costituzione che impedisce di dare un premio nazionale al Senato? Che succede se nessuno raggiunge la soglia di premio? E quali sono le soglie di sbarramento per partiti coalizzati e partiti non coalizzati? E sulle pluricandidature, che hanno effetti deprecabili, che si vuol fare? E sulle preferenze? Essenziale è che non operi la logica del fatto compiuto. Il coinvolgimento delle minoranze deve essere immediato e sincero.

Qual è la priorità?

A mio modo di vedere la priorità numero uno è restituire potere di scelta agli elettori con un ritorno alle preferenze che sia vero e non di facciata. L'ultima volta che i cittadini hanno potuto scegliere realmente i parlamentari sono state le elezioni del 2001. Questa lunga fase di emarginazione della volontà popolare deve finire.