Sono tanti i ricordi umani e professionali di Giuliano Vassalli che vengono in mente a Paola Balducci, docente di Procedura penale- Esecuzione penale nell’Università Luiss Guido Carli di Roma, già componente laica del Csm e parlamentare della quindicesima legislatura. «Vassalli – dice al Dubbio Paola Balducci – ha fatto della nostra Carta costituzionale un faro nella vita di tutti i giorni. Ha sempre avuto a cuore il tema del garantismo che doveva sovraintendere molti istituti del processo. Si impegnò moltissimo anche affinché si apportassero modifiche al sistema penale, con una visione del carcere non più intesa come repressione, in pieno ossequio all’articolo 27 della Costituzione».

Professoressa Balducci, quanto è attuale il pensiero giuridico di Giuliano Vassalli?

Rispondo a questa domanda partendo da una premessa: oggi, purtroppo, c’è il vizio della non memoria. Viviamo in una società dominata dai social e spesso, parlando con i giovani, questi ultimi non hanno le idee chiare su alcuni eminenti figure della storia del nostro Paese, tra le quali va annoverato Giuliano Vassalli. Stiamo parlando non solo di un grande giurista. Quella di Vassalli è stata una figura poliedrica: proveniva da una famiglia di studiosi del diritto, di persone straordinarie. Lui poi è riuscito con grande capacità a coniugare l’attività politica e quella universitaria, alla quale si è dedicato per tanto tempo, scrivendo opere che i giovani, i futuri professionisti del diritto, dovrebbero leggere. Non dimentichiamo che Giuliano Vassalli è stato protagonista di un momento storico decisivo per il nostro Paese: il passaggio dal fascismo all’Italia repubblicana. Essendo stata una sua allieva, mi piace ricordare Giuliano Vassalli, oltre che come un grande giurista, anche come un idealista.

Un uomo di legge molto lungimirante, attento ai cambiamenti che hanno attraversato la società italiana.

Proprio così. Nel pensiero di Vassalli la Costituzione ha rappresentato sempre un punto di riferimento imprescindibile. Le norme contenute nella nostra Carta, Vassalli le ha enfatizzate sempre in tutte le proprie opere, soffermandosi in particolare sui diritti fondamentali. È stato un giurista lungimirante per l’attenzione rivolta al diritto internazionale, prevedendo i successivi passaggi che poi avrebbero portato alla creazione dell’Unione europea. Parliamo di molti anni fa. Vassalli si è soffermato a lungo su un’Europa poggiata non solo su fondamenta economiche ma, soprattutto, sui diritti: l’Europa dei diritti ha contribuito a migliorare, insieme alla nostra Carta costituzionale, la tutela dei cittadini. A tal riguardo vorrei fare un’altra osservazione.

Prego.

Il professor Vassalli ha sempre avuto a cuore il tema del garantismo che doveva sovraintendere molti istituti del processo. Si impegnò moltissimo affinché si apportassero modifiche anche al sistema penale, con una visione del carcere non più intesa come repressione, in pieno ossequio all’articolo 27. Sono stati innumerevoli gli scritti di Vassalli che hanno messo al centro non solo l’idea del garantismo, ma anche la questione della rieducazione del condannato. Questo approccio rappresenta l’impronta culturale di Vassalli ed io, essendo stata sua allieva, essendo una penal-processualista, sono orgogliosa di averlo abbracciato.

L’eredità più preziosa di Vassalli è il Codice di procedura penale del 1988.

Proprio così. Tanto che si parlò di “Codice Vassalli”. La stesura del Codice di procedura penale è il risultato di tanto duro lavoro. Tra l’altro in quel periodo io collaboravo al ministero della Giustizia proprio con Vassalli. Un aspetto su cui ci si concentrò a lungo fu quello di dotare l’accusa e la difesa delle stesse armi processuali, con un’autentica parità tra le parti. Il giudice, terzo e imparziale, invece era protagonista nel processo, non nel procedimento, non nella fase delle indagini preliminari. Nel processo si realizzava quello che era il contraddittorio sulla prova. Il giudice non conosceva nulla dell’attività svolta in precedenza. E questa è la base del giusto processo.

Quali sono invece i suoi ricordi personali di Giuliano Vassalli?

Il professor Vassalli e Giovanni Conso mi sono stati particolarmente vicini in alcuni momenti della mia vita anche molto delicati. Vassalli mi ha sempre incoraggiata ad approfondire una serie di temi che mi stavano a cuore e che sarebbero stati utili per la mia carriera professionale. Per questo decisi di andare a studiare all’estero, in Germania, nell’istituto Max Planck, dove mi aggiudicai due borse di studio. Lì conobbi un grande amico di Vassalli, il professor Jescheck. Un’esperienza umana e professionale indimenticabile, che ho potuto vivere grazie ai consigli del mio maestro. Non dimentico neppure la passione per la politica che ha avuto Vassalli, legata ai valori del garantismo e della libertà del Partito socialista. Una compagine politica che, come sappiamo, all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso ha affrontato, con la caduta di Craxi, un momento triste. In quelle giornate che hanno cambiato la storia dell’Italia ricordo ancora, come se fosse ieri, le tante occasioni di confronto con Vassalli. Fu lui che con disincanto, osservando le vicende di oltre trent’anni fa, riconobbe in me una grande dose di “idealismo” e che mi mise in guardia giacché, in quel mondo che era cambiato, gli idealisti non avrebbero avuto molto spazio. Quando penso a quelle parole mi emoziono ancora. Giuliano Vassalli aveva letto alla perfezione il periodo che stava attraversando l’Italia. Il nostro Paese di lì a poco avrebbe fatto pure i conti con le stragi di Capaci e di via D’Amelio. Tante cose sono cambiate, ma l’eredità accademica, politica e di servitore delle istituzioni di Giuliano Vassalli è stata un dono prezioso ed è ancora attuale.