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Andrea Ostellari, sottosegretario leghista alla Giustizia (LaPresse)
«Il numero delle denunce non è il solo indicatore affidabile», dichiara Andrea Ostellari, sottosegretario leghista alla Giustizia, commentando le statistiche del ministero dell’Interno, confluite in un recente rapporto dell’Eurispes, che descrivono un loro calo pari a circa il 24 percento nell’ultimo decennio.
Sottosegretario Ostellari, non concorda sul fatto che i delitti siano in diminuzione in maniera costante da tempo e che quindi l'Italia si possa definire un Paese sostanzialmente “sicuro”?
Le denunce costituiscono il primo atto di un procedimento, a volte per iniziativa di parte, cioè del soggetto offeso, altre volte per iniziativa d’ufficio. Questo procedimento può portare anche ad archiviazioni e assoluzioni. Non necessariamente a condanne. Dire allora che i delitti sono diminuiti perché sono diminuite la denunce di reato è, di per sé, scorretto, perché una denuncia non fa un reo. Tranne che nelle conclusioni dei giustizialisti più radicali o nelle dittature.
E poi non sempre le persone che sono rimaste vittime di un reato, pensiamo ad esempio di un piccolo furto, vanno a fare denuncia alla polizia o ai carabinieri.
Infatti. Quello è un altro tema da considerare. Colgo l’occasione di questa intervista per invitare tutti cittadini in caso subiscano un reato a denunciarlo. Bisogna avere fiducia nello Stato e nel sistema giustizia.
In estrema sintesi, non è proprio possibile fare un rapporto fra il numero delle denunce e il sovraffollamento carcerario?
Guardi, il mio ragionamento a proposito del sovraffollamento ( dovuto alla moltiplicazione dei crimini, ndr) penso sia chiaro e si riferisce al numero dei condannati dal 2012 ad oggi. Allora il nostro sistema dell’esecuzione penale pativa un grave problema di sovraffollamento, con più di 65.000 persone recluse e meno di 30.000 in regime di misura alternativa.
In quel periodo, ricordiamo, il nostro Paese venne anche condannato dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo con la nota sentenza Torreggiani...
Infatti. Dopo dodici anni le carceri rischiano adesso di avvicinarsi agli stessi livelli di allora, con una media di circa 61.000 detenuti nelle ultime settimane. A questi vanno aggiunti circa 120.000 soggetti in misura alternativa. Una cifra spropositata rispetto a quella del 2012, che dimostra anzitutto e al di là del numero delle denunce, che le condanne, e quindi i reati effettivi, sono esponenzialmente aumentati.
Quindi, anche se le denunce, come dice il ministero dell’Interno, diminuiscono, i detenuti sono in carcere perché i reati sono aumentati?
Questo è il dato. Non è solo un tema di percezione, dobbiamo fare i conti con la realtà. Quindi facciamoli. Quando si discute di come risolvere il sovraffollamento dei penitenziari non si può considerare solo il numero dei reclusi. Va fatto un ragionamento di sistema.
Cosa ha in mente di fare al riguardo il governo?
Il nostro Paese sta investendo molto sulle misure alternative, ma ciò non basta perché, come abbiamo visto, sono aumentati i condannati.
Come uscirne? Ci dovrà pur essere una soluzione.
Creando strutture esterne che garantiscano davvero percorsi rieducativi per chi ha già dimostrato una buona condotta o compiuto un reato meno grave, e che, se inserito nella società dopo un valido trattamento, non tornerà a delinquere, interrompendo quella crescita di delitti che è evidente dall’analisi dei dati.
Ha pensato a qualche istituto nuovo in chiave deflativa?
Penso si possano immaginare delle comunità educanti territoriali, riconosciute e inserite in un albo nazionale, che garantiscano il rispetto di un programma di recupero serio, senza sconti di pena, da svolgersi in questo nuovo contesto.
C’è però un fatto su cui non si può non riflettere. Da anni, tutti i governi, di ogni colore, si muovono per creare sempre nuove fattispecie di reato. Ma non solo. Si aumentano, e di molto, le pene per quelli già esistenti. Con le prevedibili conseguenze dal punto di vista dell’inevitabile crescita della popolazione detenuta. Non sarebbe il caso, dunque, di pensare ad una seria ed efficace depenalizzazione?
L’abuso d’ufficio lo stiamo cancellando, come pure stiamo rimodulando le pene previste per altri reati e introducendo una disciplina più garantista. È pur vero, tuttavia, che gli italiani ci hanno votato anche per avere più sicurezza.
I vostri elettori non capirebbero?
Depenalizzare per scarcerare chi ha compiuto reati o cancellare delle fattispecie solo per combattere il sovraffollamento degli istituti sarebbe come tradire il mandato ricevuto.