Secondo Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Carlo Cattaneo il quale ha analizzato i flussi elettorali in Liguria, «il baricentro della coalizione di centrosinistra non può che essere il Pd» ma rifiuta l’idea che la sconfitta di Orlando sia dipesa «dalla mancata inclusione di Renzi nella coalizione».

Professor Vassallo, dalla vostra analisi dei flussi elettorali in Liguria emerge che i voti centristi sono confluiti in gran parte su Bucci: dunque è stato decisivo il veto di Conte a Renzi per la sconfitta di Orlando?

Sono abbastanza convinto del fatto che sia stato un poco sopravvalutata l’idea che tutto dipenda dalla mancata inclusione di Renzi nella coalizione. Anche solo per il fatto che, secondo le nostre stime che su questo punto sono abbastanza affidabili, c’è una quota di quell’elettorato che possiamo chiamare di centro o liberal- europeista, chiamiamolo di Renew Europe, che è andata verso Bucci e che però è più grande di quella rappresentata da Renzi. È chiaro che questo è potuto avvenire anche perché il candidato di centrodestra aveva un certo profilo e ha presentato liste civiche verso le quali sono andati questi elettori e certamente ha voluto dire anche l’offerta dall’altra parte, ma segnalo un altro problema strutturale per il centrosinistra.

Quale?

Beh, il centrodestra si conferma stabile con un elettorato abbastanza omogeneo che è disponibile a sostenere anche candidati con profili diversi, mentre il centrosinistra è più diviso. Queste divisioni sono strutturali nel senso che le due componenti che hanno più difficoltà a convergere ce l’hanno per la buona ragione che sono nate teorizzando entrambe il superamento del bipolarismo. Lo hanno costantemente raccontato ai loro elettori, sebbene con due ipotesi diverse: il M5S con l’ipotesi di essere in opposizione a tutto, i centristi nell’ipotesi di essere l’elemento di moderazione tra le componenti più raziocinanti di entrambi i poli.

Dunque entrambi i progetti possono ritenersi falliti?

Ora devono fare i conti con il fatto che siccome il centrodestra si è ricomposto, l’unico gioco possibile è quello di unirsi nel centrosinistra. Questo è un problema che riguarda l’elettorato, ma ce ne è un altro che riguarda il ceto politico.

Cioè?

Sia i centristi che il M5S hanno conflitti al proprio interno per i quali non sono in grado di offrire a quell’elettorato una nuova narrazione convincente. Ci sarebbe bisogno in un campo e nell’altro di una leadership più univoca, sia per convincere gli elettori che per fare accordi. Ma come sappiamo il M5S ha il problema del conflitto permanente tra Grillo e Conte, dall’altra c’è il conflitto tra Renzi e Calenda. Includendo Renzi non sarebbe stato risolto ne l’uno ne l’altro problema. Magari in Liguria questo avrebbe portato a una vittoria di Orlando ma certo non avrebbe risolto il problema strutturale del centrosinistra.

Il Pd ha tuttavia ottenuto un ottimo risultato: cosa cambia ora negli equilibri nel centrosinistra?

Il risultato della Liguria conferma che il baricentro della coalizione non può che essere il Pd e quindi in un certo senso premia il ruolo della segretaria attuale e anche il suo tentativo di creare una coalizione larga. Proprio per questo i veri nodi rimangono quelli dai quali siamo partiti. Il Pd ha un elettorato stabile e appare come quello che “vince” di più le Regionali anche perché ha un elettorato che va a votare quasi sempre. Ha un tasso di residenza nei confronti della propensione ad astenersi maggiore rispetto agli altri e quindi ha qualche punto di vantaggio maggiore dato da questo aspetto.

In Liguria l’astensione è andata oltre il 50%: si è concentrata più tra gli elettori di centrodestra o di centrosinistra?

Su questo punto abbiamo dati più precisi su Genova e un po’ meno precisi sul resto della regione ma dall’insieme di questi dati viene fuori che non c’è una particolare asimmetria. C’è più astensionismo nell’area Cinque Stelle del centrosinistra, è vero, ma c’è una tendenza relativamente omogenea e nel complesso se si guarda ai saldi tra perdite verso l’astensione e anche casi in cui si recupera qualcosa dall’astensione non ci sono così forti squilibri tra destra e sinistra. Squilibri che invece in altre tornate elettorali ci sono stati.

Il centrodestra ha vinto con un civico, mentre in Sardegna aveva perso con un uomo di FdI come Truzzu: è un segnale?

Non c’è una regola precisa, visto che in Abruzzo ad esempio FdI ha vinto con un candidato pura espressione della cosiddetta generazione Atreju. Il centrodestra e in particolare FdI ha un problema, come noto benché continuino a negarlo, con la classe dirigente del partito, in alcuni casi per questioni di competenze, abilità e adeguatezza al ruolo. Sicuramente è una delle cose di cui Meloni tiene conto e la scelta di Bucci è probabilmente anche frutto di un apprendimento in questa direzione.