PHOTO
«Non si può essere garantisti solo quando si difendono gli indagati, bisogna esserlo sempre, anche quando si difendono le parti offese. Qui, invece, si è voluto per forza andare alla ricerca di un passato sporco». A parlare è Armida Decina, legale, assieme al collega Paolo Salice, della famiglia di Luca Sacchi, il giovane ucciso lo scorso 23 ottobre davanti ad un pub nella zona di Colli Albani.
Una storia intricata, fatta di testimonianze contraddittorie che vede ora al centro dell’attenzione Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata della vittima, secondo una prima versione dei fatti aggredita dai due indagati, Valerio Del Grosso - colui che avrebbe materialmente premuto il grilletto - e Paolo Pirino. Una donna sottoposta ora ad una gogna mediatica che la vuole, ancor prima dell’accertamento dei fatti, colpevole di qualcosa. «Bisogna ricordare che al momento è persona offesa», sottolinea l’avvocato Decina. L’ultimo tassello della vicenda viene dall’autopsia: Luca, prima dello sparo, è stato colpito violentemente con un oggetto contundente, probabilmente la stessa mazza da baseball con la quale Anastasiya ha affermato di essere stata aggredita. La procura ha ora dato il nulla osta alla restituzione della salma alla famiglia, che nella prossima settimana potrà dunque celebrare i funerali del giovane.
Avvocato, a che punto è l’indagine?
Ci sono delle zone d’ombra che vanno inevitabilmente chiarite, perché è pacifico che qualcuno mente. Ora bisogna solamente stabilire chi e perché. Di base, al di là di tutti i retroscena che potrebbero esserci - il fantomatico tentativo di fare uno scambio di droga, che poi comunque non c’è stato, i soldi che non sono mai stati trovati, le contrastanti dichiarazioni rese dalle parti di questo evento -, rimane il fatto che tutto si è concluso con la morte di un ragazzo di 24 anni. In primo piano ci deve essere questo, poi tutto il resto, che deve essere chiarito. C’è un’indagine in corso, abbiamo un pool di pubblici ministeri assolutamente ottimo, per cui sono fiduciosa. Siamo i primi a voler capire cosa è successo.
C’è stato un tentativo di colpevolizzazione anche di Luca e Anastasiya?
Le vittime di questa vicenda si stanno facendo passare ad ogni costo per i colpevoli di qualcosa, ma non dimentichiamoci che ad oggi Anastasiya non è indagata ed è persona offesa nel reato di rapina e che Luca è morto. Non bisogna essere garantisti solo quando difendiamo gli indagati, bisogna esserlo sempre, anche quando ci troviamo a difendere una persona offesa.
Perché si è tentato di dipingerli come diversi da ciò che sono?
Nel caso di specie ci sono state dichiarazioni contrastanti, se fossero state univoche e fosse stata pacifica la dinamica dell’evento tutto questo non sarebbe successo.
Nei giorni scorsi ha scritto un post molto critico su Facebook, col quale denunciava il processo mediatico e le possibili pressioni che ciò potrebbe provocare sui giudici. Perché?
Il mio post risale a prima che tutti questi altarini venissero fuori. In quel momento erano noti la sola versione della rapina, l’aggressione di Anastasiya e l’uccisione di Luca, che era intervenuto per difendere la propria fidanzata. Mi riferivo, più che altro, al fatto che necessariamente si dovesse andare a scoprire un passato sporco di questi due ragazzi. E quel che vorrei far emergere è che Luca era un ragazzo che non si drogava, come confermato anche dalle prime analisi all’arrivo in codice rosso al San Giovanni e poi dall’autopsia. Qualcuno dice che il fatto che non si drogasse non significa che non spacciasse. È un’ipotesi azzardata, ma l’importante è che emerga il suo vero profilo: quello di un giovane amante del benessere e della vita sana.
Qualcuno ha attribuito a lei e al suo collega un’espressione forte, ovvero che sarebbe “immorale” difendere Anastasiya. Come sono andate le cose?
Non abbiamo mai detto quelle parole. Forse le nostre parole sono state male interpretate, ma un avvocato non può assolutamente parlare di immoralità in una difesa. Mi trovo a difendere tantissimi indagati e poi imputati, sarebbe contraddittorio. Si tratta, al momento, di un’incompatibilità, che è cosa diversa, perché ci sono alcune contraddizioni che vanno chiarite. La mia professione mi porta lontano da ogni tipo di giudizio del genere. Ad oggi questa ragazza rimane persona offesa. Noi ci auguriamo davvero che sia fuori da tutto questo, perché per i genitori sarebbe solo dolore unito ad altro dolore, che sarà eterno. Per loro Anastasiya è come una figlia: Luca l’amava, l’amavano anche loro. Ci auguriamo che lei, ora, possa far luce e aiutare gli inquirenti a trovare la verità.
Cosa ci dice l’autopsia?
Che è stato attinto, prima del colpo di pistola, da una mazza da baseball. Aveva ematomi importanti, soprattutto all’avambraccio destro, come se si fosse voluto difendere e riparare da qualcosa, che era un corpo contundente. Al 99% è compatibile con la mazza ritrovata e sequestrata. Luca è stato comunque colpito con quell’arnese, ora bisogna capire la dinamica dell’omicidio e soprattutto perché si sia arrivati a tutto questo.