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Caro Direttore, Nell’articolo di Sergio Carlini, Che tristezza se Greta infastidisce gli intellettuali del no, leggo con stupore che il movimento che ha come simbolo la sedicenne svedese, «non ha capi politici e non abbraccia alcuna ideologia totalitaria, a differenza di quelli del passato».
Può darsi che sia così e che i grandi realisti del passato, i teorici delle élites, siano da archiviare, non avendo previsto un fenomeno volto a smentire le loro leggi tendenziali dei movimenti e dei processi politici. A parte questo, però, mi chiedo se il legittimo fastidio che Carlini prova per “gli intellettuali del no” lo autorizzi a velare i fatti.
Non c’è nessuna ‘ ideologia totalitaria’ nei seguaci ed entusiasti di Greta? E la visione del mondo apocalittica che mette sotto accusa il modello economico industriale e occidentale e colpevolizza i grandi stati che hanno tolto il futuro ai giovani, da dove nasce : dall’empirismo humeano e dall’epistemologia popperiana?
Non è ‘ totalitaria’ un’ideologia olistica, come la decrescita felice, che investe tutti gli aspetti della vita e prefigura rimedi, oggettivamente, rivoluzionari per invertire la rotta verso l’inferno della Madre Terra? Eppoi si rispettano i fatti se si definiscono a- ideologici i movimenti del passato? A chi come me ha visto nel ’ 68, the beginning of the end - v, il fascicolo di ‘ Paradoxa’ sul 68 da me curato, un fascicolo che certo non ha contribuito a togliermi la fama di fascista - non si può proprio dire che il movimento studentesco fosse totalitario.
Almeno nella sua componente maggioritaria, era anarchico- libertario e in linea col Soviet Marxism del rimosso Herbert Marcuse.
Slogan come “E’ proibito proibire” cosa hanno a che fare con Lager e Gulag?
Insomma, caro Direttore, il doveroso riconoscimento della libertà di ciascuno di sottoporre i fatti alle forche caudine delle sue opzioni ideologiche ( e di scriverci sopra un articolo), non deve far dimenticare la più radiosa conquista della civiltà occidentale: la divisione tra fatti e valori, alle origini dell’altra distinzione, ancor più rilevante, tra le sfere vitali etica, politica, diritto, economia, scienza, religione etc. - che è la quintessenza del liberalismo ( dai ’ distinti’ di Benedetto Croce alla pluralità dei valori di Isaiah Berlin).
Con questi rilievi, beninteso, non entro nel merito delle santificazioni di Greta Thunberg ( dal Segretario dell’Onu a Sergio Carlini, passando per il nostro Ministro della Pubblica Istruzione) o delle demonizzazioni che si leggono nei quotidiani del centro- destra.
Ognuno creda quel che vuole ma si sforzi, almeno, di non presentare, per dirla con i filosofi della scienza, come giudizi di realtà quelli che sono giudizi di valore.
Con i più sinceri auguri di buon lavoro.