Senatrice Paita, Iv sarà in piazza oggi a sostegno dell’Europa: perché questa scelta?

Siamo stati tra i primi a portare avanti l’idea e il sogno degli Stati Uniti d’Europa, ci siamo anche presentati alle Europee in una lista con questo nome. Non è andata come speravamo ma oggi il dibattito è tornato più che mai di attualità, la realtà, i cambiamenti velocissimi di questi mesi, l’accelerazione imposta dalla nuova amministrazione americana, si sono preoccupati di dirci che quella battaglia delle europee era non solo giusta ma urgentissima. Quindi non possiamo mancare alla piazza evocata da Michele Serra. È un’occasione importante per ribadire il nostro europeismo che, per noi cresciuti con le idee di Spinelli, De Gasperi, Adenauer, significa soprattutto integrazione, scambio culturale, libertà di movimento, unità delle istituzioni. L’Europa è una costruzione bellissima che vive un momento di crisi: abbiamo l’opportunità di rilanciarla. Sarà un percorso difficile ma inevitabile, da fare insieme, per il nostro futuro. Anche perché, se non ne usciamo più forti, stavolta rischiamo seriamente di essere spazzati via.

In piazza ci saranno molte “idee” di Europa, anche diverse tra loro: non teme che la manifestazione possa sfociare in un “tutti dentro” senza un chiaro orientamento politico?

Si va in piazza per l’Europa. Per l’Unione europea. Sventolando la bandiera dell’Europa. Noi andiamo anche per ribadire la vicinanza a Kiev, tanto più dopo il vergognoso trattamento subito da Zelensky nella sala Ovale della Casa Bianca da parte di Trump. Proprio l’assenza di vessilli di partito è una delle caratteristiche della manifestazione, quindi l’orientamento è chiaro. Potranno esserci alcuni distinguo e posizioni diverse su qualche tema, ma tutti condividiamo la stessa idea e gli stessi valori. In piazza ci saranno tante persone unite dalla speranza e dalla convinzione che, solo insieme, gli stati europei possono affrontare le sfide del futuro e contare nel mondo quanto meritano. E, perché no, convinte di voler portare avanti un modello che, per quanto imperfetto e pieno di criticità, ha garantito a questo continente ottant’anni di pace e prosperità.

In molti manifesteranno anche contro il piano ReArmEu di con der Leyen, sul quale sia centrodestra che centrosinistra sì sono spaccate: qual è la linea di Iv sul tema?

Non c’è dubbio che l’Europa debba rafforzare i suoi strumenti di difesa e di sicurezza, soprattutto se, come sembra, l’ombrello protettivo americano dovesse allentarsi. Una scossa è ineluttabile. Ma, insieme alla difesa e all’esercito comuni, deve esserci la politica estera. L’Europa deve parlare con una voce sola, anche fisicamente. Sulla crisi Ucraina, la guerra scatenata da Putin con la sua aggressione ad esempio, l’Unione è assolutamente assente dal punto di vista diplomatico, marginale, costretta a elemosinare un posticino al tavolo delle trattative, nonostante si stia parlando di una guerra in corso sul suolo europeo, a pochi chilometri dai confini dell’Unione.

Avete anche proposto i nomi di Blair e Merkel come “mediatori”...

Sono anni che proponiamo un inviato speciale europeo, una figura di assoluta autorevolezza internazionale, che non sia il solito burocrate di Bruxelles. Anche questo aiuterebbe a dare l’immagine di un continente unito e convinto di contare nel mondo, una leadership. Da questo punto di vista, il problema principale del piano di Ursula von der Leyen è Ursula von der Leyen. Abbiamo seri dubbi che la presidente della Commissione sia in grado di gestire un progetto così complesso e articolato di riarmo del continente europeo da 800 miliardi. Per noi, ad ogni investimento deve corrispondere un eguale investimento in cultura. Sicurezza e cultura devono andare assieme. Questo sì che sarebbe un progetto ambizioso e di lungo respiro.

Nel cosiddetto campo largo ci sono molte visioni diverse su un tema così dirimente come la politica estera: Iv crede ancora nel progetto di unire tutto il centrosinistra, viste le premesse?

Le differenze ci sono, non possiamo negarlo, ma mi pare che nel centrodestra la situazione non sia migliore, anzi. A Strasburgo i tre principali partiti di governo hanno votato in tre modi diversi, e questo mette in difficoltà l’Italia come paese, lo indebolisce. Sono divisi su tutto, anche sul concetto di pace giusta in Ucraina e sui dazi. Noi pensiamo che questo governo non stia facendo il bene degli italiani e non solo sulla politica estera. Dobbiamo costruire una alternativa a questa destra incapace e arrogante di Giorgia Meloni, e l’unico modo è stare tutti insieme, partendo dalle cose che ci uniscono, e ci sono. Come “centro che guarda a sinistra” portiamo il nostro contributo riformista di idee e di contenuti. La piazza europea può essere un buon punto di partenza.