PHOTO
DON GIOVANNI RICCHIUTI PRESIDENTE DI PAX CHRISTI ITALIA
Quando la notizia della morte di Papa Francesco si è diffusa, monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi (movimento cattolico internazionale per la pace) e arcivescovo emerito di Altamura- Gravina- Acquaviva delle Fonti, stava celebrando messa. «Una notizia tristissima – dice al Dubbio Ricchiuti –, che ha lasciato sgomenti tutti i fedeli. Papa Francesco ha sempre rimarcato un concetto molto chiaro: il coraggio della Chiesa di andare lungo le strade del mondo e non stare dentro comode mura. Dobbiamo fare tesoro dei suoi insegnamenti e non perdere mai la speranza».
Monsignor Ricchiuti, la scomparsa del Papa venuto dalla “fine del mondo” apre un grande vuoto?
Prima di tutto vorrei dire che su questo Papa, man mano che i giorni passeranno, si riverseranno fiumi e fiumi di inchiostro non solo per articoli, ricordi personali e libri che verranno pubblicati. Un punto centrale, secondo me, è avere memoria di Papa Francesco e dei suoi insegnamenti. E come si fa questo? Cercando di cogliere le linee portanti del suo pontificato. Papa Francesco innanzitutto è stato un uomo che ha ricordato e interpretato la sequela di Cristo, che, come diceva il nostro amato don Tonino Bello, significa stare sul passo degli ultimi, che sono stati sempre al centro della sua attenzione. Quello di Bergoglio è stato un grande amore per la Chiesa, che ha servito fino alla fine, invitandola continuamente a non stare dentro comode mura, ma con coraggio di andare lungo le strade del mondo.
Papa Francesco ha utilizzato spesso metafore significative per esprimere la missione della Chiesa. Cosa ne pensa?
Un’immagine fortissima che mi piace ricordare è quella della Chiesa come un “ospedale da campo”. Torniamo ancora al discorso di fondo. La Chiesa deve essere una sequela di Cristo sul passo degli ultimi per mettersi a servizio di questa umanità. Un altro tratto caratteristico del magistero di Papa Francesco ha riguardato la sua costante e coraggiosa denuncia della guerra, della violenza, dell'ingiustizia e della devastazione dell’ambiente. Pensiamo all’enciclica “Laudato si’”. E poi come non ricordare le parole sull’economia: “Quando al centro del sistema non c’è più l’uomo ma il denaro, uomini e donne non sono più persone, ma strumenti di una logica dello scarto che genera profondi squilibri. I mercati e la speculazione finanziaria non possono più godere di autonomia assoluta”.
Durante il pontificato di Bergoglio sono scoppiate ben due guerre, in Ucraina e sulla Striscia di Gaza…
A proposito del coraggio poc’anzi richiamato, Papa Francesco ha denunciato continuamente l’ipocrisia, così l’ha chiamata, dei capi di Stato che parlano di pace ma allo stesso tempo riempiono gli arsenali. Invece di riempire i granai riempiono gli arsenali, provocando grandi squilibri a livello mondiale, con una parte della popolazione sempre più ricca a discapito della maggioranza sempre più povera. Papa Francesco ha sempre denunciato la brutalità delle guerre alla base della negazione della fraternità e i progetti di pace attraverso le armi. Le sue parole illumino i governanti.
La scomparsa di Papa Francesco complica le cose in merito al cessate il fuoco in Ucraina e in Terra Santa?
Io mi auguro che adesso il Papa continui a parlare e spero che chi non lo ha ascoltato in vita lo ascolti da morto. Papa Francesco ha sofferto moltissimo per le guerre in corso e per non essere stato ascoltato insieme a tutti coloro che hanno cercato davvero di vivere l’impegno per la pace. Io sono presidente nazionale di Pax Christi. Ho sentito sempre molto vicino Papa Francesco e condiviso al cento per cento le sue parole e i suoi inviti. I politici, i governanti europei e di altri Paesi non hanno fatto altrettanto, non lo hanno ascoltato. Certe situazioni sono sotto gli occhi di tutti. Spero che abbiano dei ripensamenti.
Si aprirà una fase nuova per la Chiesa?
Auspico che ci sia tanta saggezza nella successione alla quale assisteremo da qui a poco tempo. Un parroco che succede ad un altro è bene che tenga conto di quello che ha lasciato il suo predecessore, senza alcuna furia distruttrice. Io mi auguro che il Papa che il conclave eleggerà sia tanto saggio da continuare il cammino della Chiesa intrapreso da Francesco, ovviamente con la sua impronta, con la sua personalità, con tutto il suo vissuto spirituale, senza però mettere in archivio quanto fatto da chi lo ha preceduto. Spero che non chiudano in un faldone le cose fatte e chiuse a chiave in un archivio.
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha sempre invitato i governanti a non dimenticare gli ultimi e a non prediligere un certo tipo di economia che “uccide”. Capitalismo e giustizia sociale possono andare di pari passo?
Uno degli ultimi interventi di Papa Francesco ha riguardato il disarmo. Oltre a disarmare certe idee, disarmiamo i cuori e disarmiamo un certo tipo di economia. Un’economia come quella di oggi possiamo, senza dubbio, definirla armata. È un’economia che invade e che uccide. Tante speranze dei popoli che sono ancora nel bisogno, che sono ancora della povertà vengono infrante. Assistiamo all’avanzare e all’affermarsi di un’economia che si chiude in gruppi di potere ed è, appunto, armata. Il Pontefice ha detto chiaramente che bisogna disarmare questa economia. Ma Papa Francesco ha posto l’attenzione, prima che scoppiassero le guerre che stanno insanguinando il cuore dell’Europa e il Medio Oriente, sulla new economy tutta concentrata sui profitti. Francesco ha sempre invitato gli imprenditori a seguire il criterio del bene comune e a combattere le disparità. È impensabile che la ricchezza mondiale sia detenuta da pochi con il resto della popolazione costretta a fare i conti con difficoltà a portare il pane sulla tavola. Sono anche queste alcune conseguenze dell’economia basata sulle armi, sulla guerra, sulla violenza. Assistiamo al sacrificio della giustizia sociale in nome di un'economia armata. I sostenitori di questa economia armata riflettano, si battano il petto un po', chiedano perdono a questo nostro mondo.
Con Papa Francesco ci sono state aperture da parte della Chiesa che hanno creato attenzione e attirato al tempo stesso molte critiche?
Sì. Nel primo caso pensiamo all’attenzione verso i fratelli e le sorelle un po’ emarginati per delle scelte magari non condivise, per esempio gli omosessuali e le famiglie in difficoltà. Papa Francesco si è sempre approcciato a loro con rispetto e delicatezza. Per questo, secondo me, è stato un Papa che rimarrà sicuramente nella storia della Chiesa. Non tutto però è stato sempre condiviso. Un movimento davvero scandaloso nella Chiesa è stato quello dei cosiddetti “sedevacantisti”, che dall’inizio hanno sempre contestato la legittimità del pontificato di Francesco, generando nella Chiesa divisioni. Scandalose divisioni, le definirei. Al netto di questo, va aggiunto, che Papa Francesco è stato pure sempre vicino alla pietà popolare mariana. Una devozione sudamericana alla Madonna che scioglie i nodi. Un tratto identificativo della Chiesa di oggi, che coinvolge e che sa camminare insieme.