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«Visco? Chiunque si trovi in posizione di vertice ha il dovere di sottoporsi al giudizio sereno del Parlamento». Gennaro Migliore, sottosegretario alla giustizia del governo Gentiloni e fedelissimo del segretario dem Matteo Renzi, ribadisce la linea della maggioranza del suo partito sulla questione Bankitalia e conferma: «La mozione è stata pienamente condivisa dal governo».
La mozione del Partito Democratico contro il governatore di Bankitalia Ignazio Visco è stato un fulmine a ciel sereno, che ha alzato la tensione nella maggioranza. Come mai questa sferzata inattesa?
Guardi, chiariamo subito che la mozione del Pd non è stata una sua iniziativa, ma è intervenuta su un ordine del giorno fissato da una mozione sullo stesso argomento del Movimento 5 Stelle.
Quindi è stata una risposta ai 5 Stelle e non un’iniziativa premeditata?
Su un tema come Bankitalia la maggioranza, ovviamente, non poteva limitarsi ad esprimere un sì o un no ad una mozione di altri, senza argomentare. Il tema è troppo delicato, quindi si è scelto di realizzare una mozione che spiegasse la posizione della maggioranza e che ha ricevuto ampia condivisione al momento del voto.
Anche il governo ha dato l’impressione di essere stato colto alla sprovvista.
Non direi, visto che la mozione del Pd ha trovato la convergenza e l’accordo da parte del Governo, espresso attraverso il parere favorevole dato dal delegato del Ministero dell’Economia. Questo è il contesto in cui oggettivamente va collocata la discussione.
Eppure, altrettanto oggettivamente, le reazioni sollevate dalla mozione sono state molto forti anche da parte di voci interne al Pd.
Io ritengo si sia data enfatizzazione eccessiva alle reazioni, che non corrisponde alla realtà. Ripeto, non c’è alcun contrasto tra Pd e governo: il Pd sostiene questo esecutivo e non ha mai messo in discussione l’autonomia della Banca d’Italia. E’ anche vero, però, che noi abbiamo l’obbligo di individuare quali siano stati gli elementi che non hanno funzionato, in particolare in relazione alle cause del fallimento di varie banche, sulle quali è bene ricordare che il governo sostenuto dal Pd è intervenuto.
Polemiche sterili, quindi?
Più che altro per nulla appassionanti. Anche perché molte delle reazioni riportate come indiscrezioni e retroscena da varie testate sono poi state puntualmente smentite dai protagonisti.
Però l’attacco al governatore Visco è stato diretto e preciso. Come mai un affondo così personalizzato?
Io credo che ciascuno, nello svolgere la propria attività di vertice, ha anche il dovere di sottoporsi al giudizio del Parlamento. Un giudizio pacato, circostanziato e sereno ma pur sempre un giudizio.
Personalizzazione c’è stata, quindi.
L’idea che ci possa essere stata una personalizzazione fa parte della cattiva abitudine giornalistica di trattare ogni cosa come se ogni istituzione fosse interpretata semplicemente da chi ne è al vertice. Io insisto nel dire che noi non abbiamo mai esitato a dire che ci sono stati passaggi sbagliati da parte della politica ai tempi del governo Monti e ora una commissione d’inchiesta sulla questione banche è al lavoro per approfondire proprio questo.
Esiste il timore che l’Europa e in particolare la Banca centrale non apprezzino lo scossone al vertice di Bankitalia?
No, anche perché l’Italia è il paese che più di altri ha fatto le riforme necessarie per la modernizzazione ed è anche tra i paesi che non hanno fatto ricorso al fondo Salvastati. Non è in alcun modo in discussione la stabilità dell’istituzione Banca d’Italia.
Inevitabilmente, questa mozione innescherà il toto- nomi per il dopo- Visco. Il Pd non rischia di incamminarsi lungo un crinale pericoloso nelle dinamiche interne?
Scegliere i nomi è una responsabilità che spetta al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica. Io sono abituato al rispetto dei ruoli e noi appoggeremo il nostro governo. Il Pd sosterrà con convinzione la scelta che farà il premier Paolo Gentiloni.