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Migliore
Gennaro Migliore, deputato di Italia viva, è convinto che «con i Cinque Stelle non c’è un grande futuro» e che al centrosinistra «servono profili riformisti, al di là delle alchimie e della somma dei singoli partiti».
Onorevole Migliore, gli incontri iniziati da Alessandro Zan per arrivare a un accordo sul disegno di legge contro l’omotransfobia porteranno a un risultato concreto?
L’accordo parte da un presupposto, cioè che il provvedimento poi sarà approvato. Nel pieno rispetto dell’autonomia del Senato ci dovrà quindi essere un’intesa anche con i rispettivi gruppi della Camera. Senza questo, non so cosa voglia dire la parola accordo. Il primo punto è la definizione di un perimetro di garanzie che possa essere valido tanto al Senato quanto alla Camera. Chi prende impegni nell’uno, deve prenderli anche nell’altra. Noi avevamo segnalato la necessità di non rischiare con il voto segreto e a questo punto bisogna vedere quali saranno i particolari dell’accordo. Non entro nei dettagli ma non bisogna lasciare “scoperta” nessuna persona, tutti devono essere tutelati.
Se l’apertura sul ddl Zan può lasciarvi soddisfatti, non si può dire altrettanto del reddito di cittadinanza, che il governo ha deciso di rifinanziare. Come riuscirete a digerire il boccone?
Noi abbiamo sempre detto che una misura di sostegno al reddito era necessaria, al punto tale che la introducemmo per le famiglie bisognose. La parte non condivisa è quella che riguarda le politiche attive, che sono state del tutto insufficienti. Su questo chiediamo una profonda revisione del provvedimento. Gli unici posti di lavoro creati sono stati quelli dei navigator mentre ci sono state tantissime infrazioni da parte di ricettori del reddito di cittadinanza che addirittura o lavoravano al nero o appartenevano alla criminalità organizzata. Bisogna fare in modo che i posti di lavoro siano gestiti dai servizi sociali, che conoscono la realtà del territorio, piuttosto che dall’Anpal, il cui sistema si è rivelato fallimentare.
Sulla riforma delle pensioni è invece la Lega a essere in difficoltà. Pensa che su questo Salvini sia disposto a dare battaglia o Giorgetti riuscirà a mediare?
I provvedimenti populisti sono ormai in minoranza. Ciò che era stato promesso da quota 100 non si è realizzato. Doveva essere uno strumento per aumentare i posti di lavoro in cambio di chi andava in pensione ma non è stato così. Quando si è discusso di chi andava in pensione si faceva riferimento ai lavoratori usuranti ma tantissimi che poi hanno usufruito del provvedimento erano lavoratori pubblici. Si deve invece estendere la categoria dei lavoratori usuranti e si deve dare la possibilità a queste persone di usufruire dell’ape social. Quota 100 era una bandiera propagandistica che ha fallito tutti i suoi obiettivi.
I prossimi mesi saranno caratterizzati dall’elezione del prossimo presidente della Repubblica e lei di recente ha citato una frase di Berlusconi in un suo discorso in Aula: dobbiamo considerarlo un appoggio o quantomeno una non belligeranza di Italia viva nei confronti dell’ipotesi di vedere il Cavaliere al Colle?
È molto prematuro fare una sorta di totonomi per il Quirinale e non voglio esprimere opinioni sulla singola candidatura. Ho già avuto occasione di eleggere per tre volte il presidente della Repubblica e conosco abbastanza bene il meccanismo. Fino all’ultima settimana sono tutte chiacchiere che servono ad alimentare la discussione politica e dare segnali che io invece non ho motivo di dare. Né ritengo che una frase giusta detta da Berlusconi e da me condivisa sia da prendere come un endorsement.
Si dovrà parlare anche di legge elettorale: assistere all’eterno ritorno del proporzionale?
Penso sia necessario aggiornare la legge elettorale perché siamo di fronte a cambiamenti strutturali con la riduzione del numero dei parlamenti e una situazione politica molto frammentata. Ciascuno deve riprendere la propria identità e dobbiamo puntare a una legge elettorale in senso proporzionale.
Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha proposto lo sbarramento al 5 per cento e la sfiducia costruttiva. È d’accordo?
Personalmente mi occupo di leggi elettorali da quindici anni e ho sempre pensato che lo sbarramento dovesse essere alto. È un punto fondamentale. Per la sfiducia costruttiva servirebbe invece una riforma costituzionale, che sappiamo avere un iter diverso. Questo dimostra che quelle di Conte sono frasi estemporanee di chi non si è mai occupato di leggi elettorali. Se proprio vogliamo fare una riforma organica, allora dovremmo riproporre lo schema che abbiamo proposto noi, con un sistema di differenziazione tra Camera e Senato.
La vittoria del campo largo di centrosinistra alle Amministrative ha creato la base per un’alleanza da Italia viva al Movimento per le prossime Politiche?
Con i Cinque Stelle non c’è un grande futuro. Dobbiamo avere una politica riformista e voglio ricordare che noi eravamo con Sala a Milano e loro non c’erano. Stessa cosa a Torino con Lo Russo e a Roma con Gualtieri. Noi siamo nel centrosinistra e abbiamo sostenuto quelle candidature, il problema è del M5S. Servono profili riformisti, al di là delle alchimie e della somma dei singoli partiti. Quasi ovunque abbiamo preso più del Movimento 5 Stelle con le nostre formazioni civiche.
Tra pochi giorni il G20 in Italia: crede che le divisioni nella maggioranza e nei singoli partiti indeboliscano Draghi e il suo governo?
Penso che Draghi sia molto forte e lo è anche in ragione di una differenza sostanziale con i pessimi governi di Conte. Abbiamo tutto l’interesse come paese a tenere un profilo alto e coeso attorno a questa figura che peraltro è una garanzia a livello europeo. Quindi avanti con Draghi. Le questioni di dibattito politico intorno non influenzeranno la sua autorevolezza.
Ha detto «pessimi governi di Conte», al plurale: immagino volesse riferirsi solo a quello gialloverde, visto che in quello giallorosso c’era anche Italia viva.
No, mi riferivo anche a quello giallorosso, tant’è che quando è risultato impossibile continuare a farne parte abbiamo staccato la spina.