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«Essere populisti è facile. Ma se io faccio mangiare tutti i giorni a mia figlia la panna, solo perché le piace, la faccio morire a 15 anni. La responsabilità di un governante non è accontentare qualcuno, ma fare le cose che servono. E se Salvini continua con questo atteggiamento, Forza Italia non può stare con la Lega. Altrimenti siamo destinati a morire». L’ex ministro Gianfranco Micciché, presidente dell'Assemblea regionale siciliana e dirigente di Forza Italia, non ha dubbi: Forza Italia rischia di sparire, per colpa di una classe dirigente che si è appiattita sui desiderata del leader della Lega. Ma la soluzione per far rinascere il partito c’è: ripartire dal Sud, con una grande rivoluzione, senza colore politico. «È quello il limite di Salvini» , racconta al Dubbio.
Presidente, la Lega sembra aver ormai fagocitato Forza Italia. Che futuro si aspetta?
Ormai Salvini è oggettivamente diventato il numero uno e ne abbiamo avuto la dimostrazione con le elezioni in Umbria: avrebbe potuto vincere da solo. L’unica cosa che mi rimane da sperare per il Paese è che sia diverso dal Salvini che ho conosciuto io. Se fosse quello negativo che ho imparato a non apprezzare, sarebbe un problema grave. Negli ultimi giorni mi è sembrato avere un atteggiamento leggermente diverso e mi auguro che abbia cambiato quella versione dittatoriale, un po’ arrogante e un po’ violenta che abbiamo conosciuto negli ultimi periodi. Ma se fosse questo, allora il Paese avrebbe un problema e Forza Italia non potrebbe stare con lui.
E quando lo sapremo?
La prova del nove sarà il voto alla Commissione europea. Devo sperare che Salvini voti a favore della Commissione di Ursula Von der Leyen - visto che Fi immagino si schiererà a favore - e che abbia un atteggiamento diverso, altrimenti non capirei perché Berlusconi gli stia andando dietro.
Secondo lei perché?
Se Salvini cambia l’atteggiamento che aveva e torna ad essere una persona normale, moderata, serena, che lavora per il bene del Paese, allora vuol dire che Berlusconi ha indovinato ancora una volta e che ha capito prima degli altri che era giusto andargli dietro per evitare di non andare più al governo. E allora avrà vinto lui, come spesso succede. Io mi auguro fortemente che sia così, perché un Salvini come l’ho conosciuto io, padrone della politica come è oggi, è davvero pericoloso. Spero che la parte del cattivo fosse una grande operazione di marketing per accontentare la gente. Quell’atteggiamento sui migranti, i decreti sicurezza, il voto per eliminare la prescrizione, con il 40% dei voti rappresentano un pericolo.
Ma Forza Italia ha fatto i conti con queste cose, basta vedere l’atteggiamento di Mara Carfagna che si è opposta a questo matrimonio… Forza Italia è certamente diversa, totalmente, dal Salvini di cinque mesi fa. Un anno e mezzo fa avevo previsto quello che purtroppo è successo. Dire l’avevo detto è una cosa molto brutta, ma sapevo che andando dietro Salvini noi saremmo spariti. Ed è successo. Non so se sia temporaneo o meno, ma risalire oggi dal 5% è difficile.
Si può fare?
Sono convinto di sì, perché credo che un limite Salvini l’abbia: il Sud. Sono sicuro che faccia fatica a gestirlo, forse perché non lo conosce. Il mondo del Nord non ha idea di cosa sia il Sud, ma questo vale anche per Berlusconi. Quando nel 2001, da viceministro dell’Economia, dissi al cavaliere che in Sicilia non avevamo l’acqua nelle case, lui non mi ha creduto. Questo perché non hanno idea di cosa sia il Sud.
La strategia di Berlusconi, quindi, è stata quella di non puntare contro il cavallo vincente per non far morire Forza Italia?
Sì, esattamente.
E ha fatto bene ad andare in piazza con lui a San Giovanni?
No, continuo a dire che sia stato un errore, perché quella piazza non era nostra. Era una piazza dove i ragazzi della Lega indossavano magliette che invitavano Berlusconi a levarsi di torno. Ma per chi fa politica è necessario rimanere lucidi e io non credo che sia tutto finito. Ed è questo il momento in cui il partito deve provare a reagire. Non è facile, perché è ai minimi termini e ci sono delle responsabilità. Nessuno mi venga a dire che è successo perché doveva succedere, sono stati fatti degli errori madornali dalla nostra parte e oggi ci ritroviamo a questo punto.
Quali errori?
Guardi i dati delle europee: in Sicilia, su 2 milioni di votanti, ha vinto Berlusconi con 95mila voti, il nono candidato ne ha presi 18mila. Questo perché abbiamo fatto le liste. Nel Nord- est, Berlusconi ha preso 170mila voti, la seconda candidata, Pivetti, ne ha presi 9mila. In una lista di venti persone questo era lo scarto tra il primo e il secondo. L’errore, dunque, è stato non fare le liste. È vero che Forza Italia era già in calo in quel momento, ma essere passati dal 14% al 6% è stata la nostra fine.
E perché non sono state fatte le liste?
Perché avevano paura che Berlusconi non vincesse. Quindi hanno evitato di candidare gente che i voti li aveva. Questo perché i dirigenti temevano potessero superare Berlusconi. Ma la politica non si può fare se non si ha il coraggio di andare avanti. Io mi sono imputato per far candidare chi avevo indicato e non a caso in Sicilia abbiamo preso il 17%. Nelle altre regioni sono rimasti sotto il 5%.
Vuol dire che Berlusconi ha fatto il suo tempo?
No, assolutamente. Però i voti di un partito non possono essere quelli di uno solo. Quell’uno deve avere il carisma per portare avanti il partito e con tutto quello che è successo a Berlusconi - dai problemi di salute alle accuse di collusioni con la mafia - possiamo dire che nessuno avrebbe resistito quanto lui al posto suo. Ma ci devono anche essere le persone che portano voti e questa classe dirigente di Forza Italia è nata senza. A parte qualcuno del Sud, i candidati di FI hanno fatto un flop totale, non sono esistiti.
E qual è il modo per far rinascere il partito?
Cambiare qualcosa oppure vendere. O questa è una casa in cui funzionano la cucina, il bagno e il salotto oppure la vendiamo. Credo possa ancora ristrutturarsi, se c’è volontà di farlo. E c’è tanta gente brava. Berlusconi deve capire che deve aprire gli occhi su quello che succede e affidare il partito a gente oggettivamente più brava. Ce n’è e non si capisce perché venga tenuta ai margini. Continuiamo ad usare la classe dirigente che, per paura, si è venduta già alla Lega.
Qualche nome tra quelli bravi?
Non ne faccio. Ma chiedo una cosa: perché al Sud si continua a prendere i voti e al Nord non se ne prendono più? Perché c’è cattivo tempo e non si va a votare? La Sicilia ha avuto il merito di non appiattirsi sulle posizioni di Salvini e ha preso il 17% alle europee, le regioni che si sono stra- appiattite sulle sue posizioni hanno preso il 4%. Ci sono alcune regioni in cui il partito è più che vivo, eppure non c’è ancora una proposta che riguardi il Sud. Non capisco bene a che gioco stia giocando chi sta facendo sbagliare Berlusconi. Ormai Forza Italia è un partito del Sud. Ma siamo ancora in tempo per perdere voti anche lì.
Quindi è vero che vuole creare il “partito del Sud”?
No, ho detto solo che ho sbagliato tempi: “Forza del Sud” dovevo farlo nascere ora, non sette anni fa. Però non c’è dubbio che non andrò da Salvini a farmi dire a che ora devo mangiare. Quello che mi ha più sconvolto è la comunicazione formale del ministro Boccia al Parlamento: negli ultimi vent’anni i vari governi centrali hanno sottratto 61 miliardi di euro alle regioni del Sud per darle al Nord. E nessuno, a parte me, ha detto una parola. Nemmeno De Luca ed Emiliano e questo mi ha molto stupito. Cos’è, non si può dire nulla perché ora c’è il Pd al governo? Forse bisognerebbe fare veramente una rivoluzione del Sud, stando tutti insieme, senza colore politico.
Eppure si parla di autonomia differenziata…
Così ci danno il colpo di grazia.
Ma alla fine, lei ci crede che Salvini possa essere diverso?
No. Io non sono sicurissimo di credere in Dio, però prego.