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Prosegue la conoscenza dei candidati al Csm. Oggi ospitiamo la dottoressa Domenica Miele, presidente di sezione penale della Corte di Appello di Napoli, candidata per Magistratura Democratica al Collegio 3 di Merito.
Si candida al Csm post scandalo Palamara. Sarà quello della rigenerazione etica o il virus del carrierismo è ancora in giro?
Sono in magistratura dal 1986 e non ricordo un periodo più buio di quello degli ultimi anni. Mai la perdita di credibilità ed autorevolezza della magistratura ha raggiunto un punto così basso. Dunque la rigenerazione etica è essenziale. È vitale, per la stessa tenuta dello stato democratico, che la magistratura recuperi, e soprattutto pratichi, il modello di magistrato disegnato dal legislatore costituente, soggetto solo alla legge e che si distingue solo per funzioni. Una magistratura orizzontale e non gerarchizzata, a differenza di quella tratteggiata dal legislatore del 2006/ 2008. Profilo che oggi si accentua per effetto delle recenti riforme: aumentano i “poteri” dei capi degli uffici, e, conseguentemente, il rapporto gerarchico tra magistrati, anche negli uffici giudicanti. Per depotenziare ' il virus del carrierismo' i ruoli direttivi e semidirettivi devono essere ridisegnati quale effettivo servizio per l'ufficio in cui si lavora, valorizzando l'indispensabile e soprattutto reale interlocuzione con i colleghi prima di qualsiasi scelta organizzativa, nonché il concreto impegno nella giurisdizione oltre che nell'organizzazione.
Il vostro programma per cosa si distingue?
Si caratterizza per essere il portato dei valori che da sessant’anni difendiamo. Crediamo in una magistratura capace di auto- rigenerarsi. Crediamo sia necessario ampliare le fonti di conoscenza poste a base delle valutazioni di professionalità, evitando il rischio di autoreferenzialità. La politica giudiziaria deve sempre essere confronto tra plurali sensibilità che si riconoscono pari dignità di interlocuzione. Solo così l’autogoverno potrà recuperare autorevolezza.
La parte della riforma sulle valutazioni di professionalità è stata molto criticata.
Non c'è dubbio che il sistema delle valutazioni vada rivisitato, affinché rispecchi quanto più possibile la realtà e le peculiarità del lavoro del magistrato. È necessario ampliare le fonti di conoscenza con cui i Consigli giudiziari prima, ed il Csm poi, esprimono il loro parere. Una magistratura chiusa ed autoreferenziale è un danno per se stessa e per la democrazia. Trovo però particolarmente preoccupante l'enfatizzazione della ' tenuta della decisione nei successivi gradi di giudizio'. È evidente il rischio di un appiattimento sugli indirizzi maggioritari della Cassazione: ciò porterà ad una maggiore difficoltà a prospettare interpretazioni evolutive, o a raccogliere stimoli intellettuali dell'avvocatura volti a offrire una lettura costituzionalmente orientata, e che tenga conto degli indirizzi delle Corti europee, pur se contrastanti con la giurisprudenza prevalente. Il timore di annullamenti nei successivi gradi di giudizio rischia di mettere in discussione la stessa autonomia della magistratura. Sarà indispensabile fare attenzione alle scelte organizzative, che dovranno favorire un percorso di confronto all’interno dell’ufficio. La valutazione della cosiddetta “performance dell’ufficio” che, a cascata, diventa quella del singolo, con le previste ricadute disciplinari, rischia di incidere negativamente sulla qualità della giurisdizione. Ebbene, non v'è dubbio che le risposte alla domanda di giustizia debbano avvenire in tempi celeri, ma non bisogna mai trascurare il profilo essenziale della loro qualità.
Un tema che sta molto a cuore ai nostri lettori è quello dei Consigli giudiziari, perché la riforma prevede il voto del Coa nel momento delle valutazioni.
L’ampliamento delle fonti di conoscenza è sempre un valore aggiunto. Il contributo dell’avvocatura è già previsto dal legislatore del 2006/ 2008, che ha introdotto l’interlocuzione obbligatoria con il Coa per i pareri di conferma dei direttivi e dei semidirettivi. Non si tratta quindi di una novità assoluta, ma di una ampliamento di una forma di partecipazione, già in essere per determinate valutazioni. Personalmente in quattro anni di lavoro in Consiglio giudiziario non ho riscontrato alcuna criticità in tale ambito. L’interesse comune di magistratura ed avvocatura è il buon funzionamento del “servizio giustizia”, obiettivo che va perseguito in maniera sinergica e certamente reciproca.
Prevedete di ' dar conto alla collettività degli obiettivi perseguiti, delle risorse impiegate e dei risultati raggiunti' all'interno degli uffici giudiziari. Una sorta di bilancio sociale?
Più che di un bilancio sociale, parlerei di verifica in concreto di ciò che si è fatto e di ciò che si sta facendo. Il Csm deve essere una casa di vetro, le scelte e le decisioni prese devono essere sempre motivate e le motivazioni devono essere pubbliche, nella organizzazione degli uffici e in quella concreta del lavoro giudiziario è necessario che i risultati raggiunti siano sempre verificati e verificabili.
Scrivete: ' La causa di improcedibilità introdotta dalla riforma del processo penale rischia di abbattersi sugli Uffici giudiziari di secondo grado e di travolgerli'. Che fare per non far morire i processi?
È indispensabile procedere in tempi brevi alla revisione degli organici delle Corti, non solo con riferimento al numero di magistrati ma anche e soprattutto con riferimento al personale amministrativo. Senza cancellieri che possano garantire l'assistenza alle udienze e gli adempimenti necessari a fare ' camminare' i processi è chiaro che qualsiasi riforma rischia di tradursi in operazione di facciata che non ha alcun ritorno utile per i cittadini, che hanno diritto ad una decisione nel merito. L'improcedibilità certo abbatte i numeri, ossia le pendenze, ma rischia di trasformarsi in un danno per il cittadino. A mio parere tuttavia tali interventi non possono prescindere da interventi strutturali, sostanziali e procedurali, volti a rendere effettiva la risposta giudiziaria, aprendo un tavolo di confronto tra tutti gli operatori del diritto, ivi compresa l’Accademia, anche al fine di verificare l’attualità della rilevanza di alcune norme frutto di una sensibilità giuridica ormai lontana nel tempo.
Tra i vostri obiettivi c'è il ' recupero di un’autentica, autorevole interlocuzione del Csm con il ministero della Giustizia'. Cosa si aspetta dal nuovo Guardasigilli?
L'articolo 97 della Costituzione assegna al ministero il compito di provvedere alle risorse necessarie per il funzionamento e l'esercizio della giurisdizione. Auspico che il prossimo ministro attui in concreto il dettato costituzionale, in sinergia e con un costante confronto con il Csm. L'obiettivo comune è il funzionamento della giustizia, nell'esclusivo interesse del cittadino e dello Stato democratico. Una giustizia che funziona, una giustizia realmente indipendente da qualsivoglia potere, è la prima tutela dei cittadini, e baluardo di garanzia delle democrazie occidentali nate dalla rivoluzione francese. E Md si impegnerà affinché ci sia sempre un giudice a Berlino che garantisca in maniera imparziale la tutela dei diritti dei più deboli.