di Vincenzo di Nanna*Se è vero che “l’Italia è una Repubblica fondata sulla rimozione”, così come ha affermato lo storico Giordano Bruno Guerri in una recente intervista su “Linkiesta”, non poteva certo sfuggire a tale italico destino Marco Pannella, in assoluto il più “scomodo” dei politici italiani.Un’azione di “rimozione”, iniziata peraltro quand’era ancora in vita, soprattutto ad opera di alcuni suoi compagni di partito.Ma la “sua” amata e “antistorica” Teramo, ultimo baluardo del regno delle due Sicilie, fa eccezione, e, sia pure post mortem, nel corso della cerimonia per l’ultimo saluto tenutasi il 22 maggio presso la sede del Consiglio comunale, gli offre il riconoscimento ufficiale delle ragioni di una storica lotta con la quale il leader radicale riuscì a salvare da sicura distruzione il corso del Tordino, uno dei fiumi a cui la città deve l’antico nome (Interamnia, terra tra fiumi).Pannella aveva ragione, ripeto tra gli applausi nel corso dell’orazione funebre, in cui ricordo di quando Marco riuscì a convincere mio padre Guido Di Nanna, all’epoca Procuratore della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Teramo, a disporre il sequestro di un progetto (cd. lotto zero) che prevedeva la realizzazione di una superstrada nell’alveo del fiume.Ma torniamo in casa radicale, ove l’opera di rimozione si è spinta sino al punto di voler cancellare persino la memoria di un’azione politico- giudiziaria che Marco riteneva fosse già entrata, quanto meno, nella storia del Partito Radicale.È il 17 giugno del 2015 quando Pannella firma una denuncia contro il sistema di discriminazione razziale attuato dall’amministrazione capitolina in danno dei cittadini rom, costretti a vivere nei “campi di solidarietà”, una condizione di severa e inaccettabile segregazione, trasformata in un affare lucroso per politici corrotti e criminalità comune, ben documentata dal film Dragan aveva ragione realizzato dai militanti radicali Camillo Maffia e Gianni Carbotti.Era contento Marco Pannella: Caro Vincenzo, la tua, nostra iniziativa è già nella storia del partito.Ma aveva sottovalutato l’italico fenomeno della rimozione della storia, operato questa volta, soprattutto dai compagni di partito.In effetti, l’azione di denuncia di Pannella era ed è (a dir poco) imbarazzante, non solo per i due principali schieramenti politici che hanno per anni alimentato il malaffare di un sistema di discriminazione razziale “legalizzato”, ma anche per l’allora consigliere comunale eletto nella civica di Marino e presidente dell’associazione Radicali Italiani, Riccardo Magi, promotore di una proposta di delibera ad iniziativa popolare (denominata “Accogliamoci”) che, con il dichiarato scopo di procedere al superamento dei campi, prevedeva l’”azzeramento” della rappresentanza dei rom e una sorta di “commissariamento” che avrebbe di fatto circoscritto le competenze amministrative nelle politiche d’inclusione a un ufficio gestito da un singolo delegato del sindaco, estraneo all’assessorato e dipendente dal sindaco stesso.Un progetto la cui attuazione, escluse le rappresentanze dei rom, in alcun modo avrebbe potuto ottenere l’accesso ai fondi europei, eventualità prevista nel testo della proposta di delibera come ipotesi subordinata, ma di fatto irrealizzabile: l’Assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale - d’intesa con il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del ministero per lo Sviluppo economico – al fine di dare attuazione al “Piano per il superamento degli insediamenti formali”, attinge, senza ricorrere a risorse aggiuntive, dagli stanziamenti già previsti per gli interventi rivolti alle comunità Rom e Sinti dal Bilancio di previsione annuale 2015 e da quello programmatico 2015-2017 di Roma Capitale e, laddove possibile, alle linee di finanziamento europeo e alle strategie dei Fondi strutturali 2014-2020.Una proposta che si pone in evidente e insanabile contrasto con quella inviata da Marco Pannella il 3 febbraio 2015, tramite lettera “aperta”, al Presidente della Giunta della Regione Lazio, per sollecitare l’apertura del Tavolo regionale sulla Strategia Nazionale d’Inclusione e poter cosi attingere ai finanziamenti europei.In altre parole, mentre con la proposta di Magi, presentata il 13 giugno in conferenza stampa con Emma Bonino, il piano per il superamento dei campi dovrebbe esser finanziato attingendo alle casse del Comune di Roma, Pannella, già a febbraio, mira all’accesso per il Comune di Roma ai fondi strutturali messi a disposizione dalla Ue.Una differenza di non poco rilievo, posto che l’erogazione dei fondi europei avviene tramite procedure trasparenti che, se attuate, ben avrebbero potuto porre fine ad un sistema di ventennale corruzione, con un significativo risparmio per le casse comunali.Tanto basta per la damnatio memoriae e la rimozione persino del ricordo dell’azione di denunzia di Marco Pannella.Ora Marco è qui nella sua “antistorica” Teramo, l’ultimo baluardo borbonico che, sui bastioni della fortezza di Civitella del Tronto, si ostinò a non volersi arrendere, persino dopo l’incoronazione di Vittorio Emanuele II a Re d’Italia.Proprio testardi come dei muli questi teramani.Marco Pannella aveva ed ha ragione e a Teramo l’abbiamo riconosciuto.*Segretario Amnistia Giustizia Libertà Abruzzi