Malan (FdI): «Il governo toglie il lavoro a chi ha scelto di non avvalersi di una cura»
Green pass e lavoro, per il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan per placare la tensione «il governo dovrebbe fare quello che è giusto: cioè non imporre le misure più severe del mondo»
Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia, spiega che i portuali di Trieste «sono persone che svolgono un lavoro importante che non tocca soltanto l’Italia ma i paesi vicini» e che per placare la tensione «il governo dovrebbe fare quello che è giusto: cioè non imporre le misure più severe del mondo pur essendo l’Italia uno dei paesi più vaccinati del mondo».
Senatore Malan, c’è il rischio che lo sciopero proclamato oggi a Trieste dia adito a ulteriore tensioni sociali?
Il punto è che se anche i portuali non scioperassero, senza il green pass verrà loro impedito di lavorare. La questione è che viene vietato il lavoro a persone che si trovano in una situazione particolare perché hanno scelto di non avvalersi di una cura. Ora è stato proclamato lo sciopero e questo significa che anche chi ha il green pass non andrà a lavorare, ma chi non è vaccinato si trova in una situazione in cui gli è proibito di lavorare questo dovrebbe far riflettere.
Il governo dovrebbe quindi venire incontro alle richieste dei portuali?
Sono persone che svolgono un lavoro importante che non tocca soltanto l’Italia ma i paesi vicini. Trieste è il porto anche di Austria e Slovenia. Noi ci siamo espressi a favore dei vaccini, ma il governo ha deciso di non costringere almeno formalmente le persone a vaccinarsi ma li costringe, privandoli del lavoro, a non contribuire allo sviluppo della società, che è un dovere costituzionale.
Eppure il governo ha introdotto il green pass come strumento per tenere a bada i contagi.
Per tenere sotto controllo i contagi bisognerebbe fare i tamponi. Ma se la parte di popolazione non vaccinata, che è quella maggiormente a rischio, la obblighiamo a fare un numero di tamponi oggettivamente irragionevole, la disincentiviamo a farli. Dovremmo invece invitarla a fare i tamponi, perché soltanto così si contrasta la pandemia.
In che modo si può incentivarla?
Molti paesi europei hanno abolito tutte le restrizioni, basti pensare a Svezia, Norvegia e Inghilterra, mentre noi manteniamo norme che non solo non sono idonee a evitare i contagi, ma creano questi disagi. Con meno propaganda e più verità, la campagna di persuasione sui vaccini sarebbe molto più efficace. A lungo si è detto che i vaccinati non potessero contagiarsi ma ora sappiamo che non è così.
Quali altri problemi emergeranno?
Ci sono tanti lavoratori che si sono vaccinati all’estero con Sputnik, come ad esempio molte badanti dell’est, i cui certificati non valgono da noi. Si trovano nella situazione in cui in Italia non possono rivaccinarsi, perché è sconsigliato, ma non hanno il green pass, quindi rischiano di perdere il lavoro. Il porto di Trieste è sotto gli occhi di tutti, ma ai nostri anziani chi ci pensa? Dovrebbero forse controllare loro stessi il green pass delle persone che si curano di loro?
Cosa dovrebbe fare il governo per pacificare la situazione, come richiesto da diverse forze politiche?
Dovrebbe fare quello che è giusto: cioè non imporre le misure più severe del mondo pur essendo l’Italia uno dei paesi più vaccinati del mondo. Per come stanno le cose ora, sembra quasi che sia il governo a essere no vax.