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di Giuseppe Belcastro, avvocato, co-responsabile Osservatorio Informazione giudiziaria Ucpi Tra frizzi e lazzi, nello spassoso editoriale di ieri, il Direttore Travaglio declina molti esilaranti esempi di ciò che accadrebbe se il decreto Cartabia – che recepisce la direttiva europea sulla presunzione di innocenza – fosse approvato cosi com’è (degli “inasprimenti” richiesti dall’Unione Camere penali italiane non parliamone neppure). Non avendo una penna così acuminata, né una verve satirica bastevole a contrastare tanto simpatico umorismo, direi che la partita è persa a tavolino. Per abbandono. Una riflessione però, forse mi riesce. Tutto questo divertentissimo arringare si regge sull’idea che rafforzare la presunzione di innocenza equivalga ad abolire la cronaca giudiziaria. Certo, se la cronaca giudiziaria è l’acritico amplificatore della narrazione di una parte (l’accusa), in un momento in cui nessuno ha ancora accertato un bel niente (le indagini) e senza il minimo rispetto di chi, alla fine, può anche essere assolto (l’indagato) e proprio per questo resta fino a sentenza presunto innocente, beh, allora ha perfettamente ragione Travaglio. E anzi, visto che le cose stanno così, anche il problema dei tempi della giustizia è finalmente risolto: a che serve il processo? A nient’altro che a dileggiare quei Giudici che, con sfrontata tracotanza, osassero affermare infine che le narrazioni di cui si diceva sono storielle; il che, per inciso, accade anche troppo spesso. Non resta allora che ringraziare per la brillante idea capace, in un sol colpo, di raggiunge gli obbiettivi primari che affaticano da anni studiosi e politici, i quali saranno pure preparati, ma mancano di spirito. Era semplice in fondo, solo che sbagliavamo la formula. Altro che Abracadabra. Sim Sala Bim e il processo è sparito! (Qualcuno, intanto, dica a Michael Giffoni di non aversene a male: da queste parti le cose vanno così).