Ddl Nordio e riforma costituzionale della giustizia: oggi ne parliamo con il professore emerito di procedura penale, Giorgio Spangher.
Finalmente dopo una lunga gestazione arriva la prima riforma targata Nordio.
Le riforme in un governo di coalizione hanno sempre delle difficoltà. Nei confronti del provvedimento ci sono state diverse opposizioni, non solo parlamentari. Da un lato i giornalisti per quanto attiene all’informazione e alle intercettazioni, dall’altra parte l'Associazione nazionale magistrati e l’Anac per quanto riguarda l’abuso d’ufficio. Quindi è chiaro che un governo di coalizione subisca le tensioni determinate da ciò che gli succede intorno e per questo i tempi di approvazione si allungano. Pensare ad esempio di licenziarlo prima delle elezioni europee avrebbe significato subire attacchi dai media e dalle opposizioni attraverso la stampa stessa. Per un governo che naturalmente è sempre alla ricerca di un equilibrio può rappresentare un problema.
Nel merito cosa pensa della riforma?
Questa è veramente la riforma che corrisponde alla filosofia, al modo che ha Nordio di concepire la giustizia penale, in base ai fenomeni criminali che conosce, a quello che ha sperimentato nella sua vita, come il processo per il Mose e contro le Br, e che ha esercitato in qualità di pm.
Delle altre previsioni cosa pensa?
Positiva la tutela delle conversazioni tra indagato e difensore e la abrogazione dell’obbligo di una nuova procura per appellare. Per il resto la sua è una riforma chirurgica. Lui fa delle operazioni con le quali ritaglia i profili che lui ritiene patologici, salvando comunque il nucleo degli istituti. Le misure cautelari in generale non sono toccate. Tuttavia il guardasigilli parte dalla considerazione che spesso le misure, soprattutto quella carcerarie, appaiono sovradimensionate nel momento applicativo; senza una verifica a priori che potrebbe facilmente evitare l’attuazione di provvedimenti restrittivi non governati dalle regole dell’adeguatezza, professionalità e dell’extrema ratio.
È stato abolito l’abuso di ufficio, però si è reintrodotto, anche in un decreto che parlava di tutt’altro, il peculato per distrazione. Secondo lei questo reinserimento è stato suggerito al governo dal Capo dello Stato?
Non so cosa succede tra via Arenula e il Quirinale. È chiaro che ci sono delle interlocuzioni soprattutto con il sottosegretario Mantovano. Questa è naturalmente un’iniziativa che tende ad allontanare determinate critiche per cui non potete dire che quando si toccano i soldi non ci siano gli strumenti penali. Anche perché l’eliminazione dell’abuso d’ufficio comunque apre lo spazio alla magistratura per allargare alcune fattispecie incriminatrici, quindi a questo punto è anche meglio che per alcuni versi si sia fatta una norma correttiva. Per quanto riguarda l’inserimento del reato in un decreto che tratta di altra materia, ricorda quello sulle Olimpiadi del Piemonte? Ormai c’è una brutta tendenza di prendere il treno che transita con l’urgenza e farlo passare.
Nel momento in cui lei dice che i pubblici ministeri avranno la possibilità di indagare per reati più gravi, allora giudica negativamente l’abrogazione?
Non si può tagliare tutto con l’accetta. Io personalmente sono favorevole all’abrogazione dell’abuso d’ufficio, soprattutto perché non esclude che le attività più fortemente illecite possano essere comunque sanzionate. Con l’abrogazione di questo reato si toglie dal codice una fattispecie dubbia e si lascia la possibilità di, come dire, incriminare, salvo poi la verifica in dibattimento. E comunque il processo nasce da una volontà del pubblico ministero di individuare le fattispecie, non è Gesù che ce le fa cadere dall’alto.
Il presidente dell’Anm Santalucia sostiene che ci sarà un’amnistia per 4mila colletti bianchi. Questa è una riforma che favorisce i colletti bianchi?
Non credo sia così, perché sostanzialmente l’eliminazione della fattispecie incriminatrice non copre un’area eccessivamente vasta ma al contrario evanescente. Per quanto concerne le dichiarazioni di Santalucia bisogna vedere i numeri, bisogna vedere quante sono state effettivamente le condanne. Allora se si vuole fare un discorso serio, diciamo chi sono quelli che beneficeranno dell’amnistia, tiriamo fuori i nomi e i dettagli sui fatti commessi. Non spariamo i numeri a caso. Si dice che è un colpo di spugna: per chi? Tutto sommato non sarà difficile capire il soggetto che si avvantaggerà di questa condanna, che verrà eliminata in sede di esecuzione. Purtroppo questo è il Paese delle cento chiese e dei cento campanili. Ognuno porta la sua interpretazione e il suo fatto. Noi abbiamo una frammentazione politica che naturalmente spinge alla contrapposizione, non siamo come l’Inghilterra.
Lei sta dicendo che si discute più ideologicamente e politicamente che tecnicamente?
Sì, proprio così. E poi si cambia idea molto facilmente.
Un altro aspetto criticato dal presidente dell’Anm è quello dell’interrogatorio preventivo. Ad Omnibus ha detto: «Lo si farà nei confronti di un soggetto su cui pende una richiesta di custodia in carcere a piede libero. Si presenta dal giudice, viene interrogato e il giudice nei cinque giorni successivi deciderà. In questo modo si crea un pericolo di fuga perché credo sia comprensibile che se so che c’è un pm che ha chiesto la misura cautelare, se posso mi sottraggo. In alcuni ordinamenti esiste l’interrogatorio preventivo accompagnato da misure pre-cautelari, di fermo. Ti restringo la libertà personale provvisoriamente, dando al tribunale il tempo di decidere».
Non condivido affatto questo ragionamento. Premesso che se uno è così stupido da non presentarsi è giusto che venga catturato, rilevo diverse criticità nelle obiezioni del presidente Santalucia. Ricordiamo che l’interrogatorio preventivo è escluso se sussistono le esigenze cautelari del pericolo di fuga e dell’inquinamento probatorio. Ma poi chi dovrebbe fuggire? Un colletto bianco? Perché ad un soggetto accusato di criminalità con l’uso delle armi non si applica l’interrogatorio anticipato. Sul fermo: cosa sarebbe, una specie di udienza poi seguita da convalida? Se io mi trovo già ristretto, allora che senso ha l’interrogatorio anticipato? E attenzione, perché già comunque l’interrogatorio anticipato pone il soggetto in una forma di collaborazione, di atteggiamento confessorio.
Nordio annuncia una riforma più ampia delle intercettazioni. La ritiene necessaria perché si abusa dello strumento?
Il problema non è questo. Noi dobbiamo misurare il rapporto fra l’uso dello strumento e la tutela individuale. Naturalmente il discorso non può essere interamente sbilanciato a favore dell’esigenza di tutela collettiva. Bisogna tenere conto anche delle esigenze individuali.
Secondo lei alla fine la riforma della separazione delle carriere si farà?
Il discorso dipende dai rapporti di equilibrio nell’ambito del governo. Mi pare difficile che possano viaggiare insieme autonomia, premierato, separazione delle carriere. Naturalmente dipenderà dalla capacità di una delle tre di marciare più velocemente rispetto alle altre. Credo che il Paese sia già abbastanza maturo per accettare la riforma costituzionale della giustizia. Abbiamo già fatto un referendum e lo abbiamo vinto. Mentre le altre due pongono un problema di democrazia, perché si va a toccare anche la legge elettorale, e di divario economico tra Nord e Sud.
Lei è stato membro laico del Csm. Non le sembra un azzardo il sorteggio per i magistrati che dovranno far parte di organo di rilevanza costituzionale?
In fase di discussione si può prevedere anche il sorteggio temperato, come già ipotizzato per i membri decisi dal Parlamento.
Quindi lei è d’accordo con il sorteggio?
Il sorteggio è sempre un fatto negativo. Sono comunque disposto a rinunciarvi, pur di avere la separazione.