PHOTO
iran donne rivolta
C’è una retorica appiccicosa e paternalista che accompagna la rivolta delle donne iraniane contro gli ayatollah. È una proiezione tutta occidentale che corre lungo la rete e i social media, la vedi in filigrana nei tanti messaggi solidali e nelle tante, lodevoli iniziative di sostegno al movimento di protesta. È l’idea secondo cui le giovani ragazze che in questi giorni bruciano i propri chador e hijab nelle piazze, sfidando la repressione feroce del regime, chiedono di vivere “come noi”, che stiano mettendo in causa le fondamenta religiose della repubblica sciita, la cappa dell’islam che le impedisce di girare liberamente per le strade, di iscriversi a Tik Tok o di abbonarsi a Netflix. Ma non è così, la religione non c’entra nulla con la ribellione, che è animata in gran parte da ragazze musulmane. È solo il pretesto con cui viene esercitato il controllo sul loro corpo, uno strumento totalitario di riproduzione del potere.