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Il M5S è una polveriera. Due "dissidenti" vicini all'espulsione
Di lotta e di governo è una espressione di grande fortuna lessicale che però ha il difetto di consegnare minimo o nullo dividendo politico. Esprime la voglia ermafrodita di tenere insieme gli opposti. Ma contemporaneamente squaderna la contraddizione di non saper scegliere: per incapacità o eccessiva strumentalità. Il MoVimento racchiude in sè l’ambiguità di entrambe le spinte. Chiama a raccolta nelle piazze il suo popolo mentre lo amministra dal Palazzo; lo invita alla protesta mentre lo governa nelle istituzioni. Di lotta e di governo, perciò, lungi dal dipingere un’immagine di forza, fa scaturire un anelito che diventa singulto di difficoltà. Lo stesso di chi dimostra di non aver digerito la pietanza che ha di fronte dopo averla lungamente, e a suon di stentorei “vaffa”, reclamata. Con un ulteriore, doppio, esiziale paradosso. Il primo. Sia che la piazza si dimostri un successo di partecipazione, sia che confermi l’emorragia di consensi già in atto, l’effetto si abbatterà come un colpo di maglio su palazzo Chigi e sull’inquilino che lo abita. Se l’anima movimentista dei Cinquestelle si rinforzerà, tutti i dossier sul tavolo del presidente del Consiglio si complicheranno e inalbereranno il vessillo dell’intransigenza che tanto eccita gli ultrà grillini. Se al contrario i “governisti” avranno la meglio, l’onda tellurica delle contrapposizioni che agitano l’M5S potrebbe provocare una crepa interna dagli esiti imprevedibili. Il secondo. Se il vertice sulla prescrizione finalmente convocato dovesse portare ad un accordo, verrebbe meno una delle architravi della convocazione in piazza. E in tanti si ritroverebbero ad abbaiare alla luna. Di lotta e di governo non si può fare. Come è impossibile recitare la litania né di destra né di sinistra. Chi fa politica ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità. Vale quando sei all’opposizione e ancor di più quando rappresenti il perno della maggioranza. La filastrocca sillabata da amici ed avversari per cui al 33 per cento in Parlamento corrisponde il 10 ( o meno) nel Paese non può diventare un alibi, magari in negativo. Chi governa deve svolgere fino il fondo il proprio ruolo. Oppure abbandona.