Il conflitto nella striscia di Gaza, a nove mesi dallo scoppio, ha fatto emergere numerosi episodi di odio anche politico, come dimostrano le importanti tornate elettorali in Francia e Regno Unito. «Per questo motivo», evidenzia il senatore Giulio Terzi ( FdI), Presidente della 4a Commissione Politiche dell’Unione europea, «occorre tenere alta la guardia».

Senatore Terzi, sono trascorsi novi mesi dagli attacchi di Hamas e dallo scoppio del conflitto sulla Striscia di Gaza. Le Nazioni Unite e l’Unione europea, senza dimenticare i passaggi nel G7, sono al lavoro per assicurare gli interessi di sicurezza di Israele e la sicurezza dei civili in Palestina. Con quali risultati?

La risposta occidentale è la Risoluzione 2735 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: tre fasi che portino ad un cessate il fuoco immediato, al rilascio di tutti gli ostaggi e alla distribuzione di aiuti umanitari su larga scala nella Striscia di Gaza. Anche il Vertice G7 è stato esplicito su tali punti. La soluzione da perseguire è quella dei “due Stati”, per due popoli che possano vivere fianco a fianco in pace e sicurezza, all’interno di confini sicuri e riconosciuti conformemente al diritto internazionale.

Dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023, nelle università, nei quartieri, nelle piazze delle nostre città è arrivato un altro messaggio. Il clima è pesante?

Sì, vi è stata un’esplosione di episodi di efferata violenza contro le comunità ebraiche, dagli attacchi alle sinagoghe agli sfregi ai reduci della Shoah. I più prestigiosi atenei occidentali sono stati teatro di occupazioni studentesche, più o meno violente, che hanno espresso il loro disprezzo per lo Stato ebraico e dipinto Hamas più come vittima che come carnefice, dimenticandosi la sostanziale differenza tra chi attacca e chi viene aggredito. Alcune università sembrano essersi arrese alle richieste di boicottare le collaborazioni con gli atenei israeliani. Curioso che non abbiano mai fatto lo stesso nei confronti di quelli iraniani, russi e cinesi.

Nelle piazze, nei dibattiti, molti attivisti hanno persino giustificato e sostenuto i terroristi jihadisti.

Dalle presunte femministe pro- Hamas ai cartelloni e cori che esaltano una Palestina “dal fiume al mare”, sino a una “intellettuale di sinistra”, Cecilia Parodi, che diffonde un incitamento viscerale all’odio sui social. Perché per i Pro- Palestina Hamas non ha colpe, anzi, difende la popolazione dal mostro occupatore che è Israele. Siamo alla mistificazione pura visto che Sinwar, leader di Hamas, ha dichiarato apertamente che le vittime civili sono un sacrificio necessario e continua con i suoi terroristi a usare come scudi umani i palestinesi e a sequestrare buona parte degli aiuti umanitari.

Abbiamo fatto un salto indietro nel tempo? Quell’odio che l’Occidente sperava di aver estirpato per sempre, l’antisemitismo, è una piaga ancora presente?

Non solo, c’è chi ha usato questa nuova ondata di odio come strumento politico. L’antisemitismo, e allo stesso tempo l’appoggio a quelle frange dell’Islam più fondamentaliste, è stato dalla sinistra più estrema apertamente posto al centro della campagna elettorale.

Il conflitto a Gaza, nelle recenti elezioni in Gran Bretagna e in Francia, è entrato alle urne. Ci sono stati approcci diversi in questi due Paesi che sono stati chiamati al voto?

A Londra ha vinto il laburista Starmer, leader che non ha mai vacillato sul diritto di difesa di Israele, né sulla lotta contro antisemitismo e terrorismo. Anzi, da quando ha assunto la guida della sinistra inglese, ha avviato una profonda revisione interna consolidata anche dall'espulsione finale dello stesso Corbyn e di altri che avevano avallato posizioni antisemite. Eppure, dai risultati elettorali si evince che in Gran Bretagna, nelle circoscrizioni con significativa presenza musulmana, hanno vinto candidati dalle posizioni fortemente antisraeliane, spesso indipendenti, sostenuti dalla comunità musulmana. In almeno cinque seggi Starmer ha perso a favore dei pro- Palestina, a dimostrazione da un lato della solidità politica sulla linea euro- atlantica, dall’altro di quanto sia prevalso, per tale elettorato, il posizionamento sulla guerra a Gaza.

A Parigi invece troviamo Mélenchon, voce del Nuveau Front Populaire, che parla di “sostegno incondizionato ai palestinesi”. Cosa ne pensa?

Starmer incarna una sinistra moderata e democratica, Mélenchon estremista e oltranzista che ha assunto come elemento “identitario” la guerra a Gaza. Ha sì condannato, ad esempio, l’ultimo episodio di violenza, quello dello stupro di una ragazzina di 12 anni perché ebrea, ma al contempo non ha esitato a promuovere tra le fila de La France Insoumise candidati apertamente antisemiti come Rima Hassan o David Guiraud. In Francia, poi, secondo l’indagine Ifop, il 62% dei musulmani francesi dopo le elezioni europee ha votato per lui. È chiaro che Mélenchon abbia cercato consenso, delegittimando lo Stato ebraico, parlando di “colonizzazione israeliana a Gaza”, omettendo le responsabilità di Hamas dal 7 ottobre in poi nella comunità musulmana, a cominciare dalle correnti più fondamentaliste. Non stupisce, come riporta il rabbino capo di Parigi Sebbag, che molte famiglie ebree, a fronte di una “sinistra antisemita”, non vedano un futuro in Francia.

Stiamo assistendo a fenomeni che vanno oltre l’antisemitismo?

È odio misto a strumentalizzazione e falsificazione dei fatti. Tale narrativa è di una pericolosità inaudita, omette volutamente una differenza: quella tra chi ha mozzato teste di neonati e stuprato donne da vive e da morte, e chi si difende. Uno è terrorismo, aggiungo, terrorismo genocidario; l’altra è democrazia. Hamas vuole estirpare l’esistenza dello Stato di Israele, è mosso da un odio insito nel fondamentalismo islamico che include anche quello verso tutto ciò che è parte del mondo libero che Israele rappresenta. Non dobbiamo dimenticare che Israele, ogni giorno, difende la sua ma anche la nostra libertà.