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Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi
«Sì, Nordio è un garantista appassionato. Glielo posso confermare». L’avvocato Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi, parla da persona informata sui fatti: ha un solido rapporto di stima e amicizia con il guardasigilli. «Posso dirle che il ministro Nordio non è che sembra un garantista appassionato: lo è. Il punto è che si trova in un milieu, la politique politicienne, che non è il suo. E il contesto genera, o rischia di generare, uno scarto fra i progetti del guardasigilli e l’effettiva possibilità di realizzarli».
Intende dire che le splendide riforme annunciate nelle due mozioni votate alla Camera sono libri dei sogni?
No, non ho detto questo. Dico che si tratta di programmi condivisibili. Ampi. E che corrispondono ai propositi di Nordio. Ma c’è una distanza fra l’ispirazione limpida di un garantista come il ministro e la capacità della politica di tradurre le idee in atti concreti.
D’accordo: ma nel caso del centrodestra l’amletismo potrebbe dipendere da una sorta di complesso berlusconista, cioè dal timore che ancora oggi, in Italia, chi propone riforme liberali in campo penale è immediatamente associato alla stagione delle cosiddette leggi ad personam?
È cosi e non solo, potremmo dire. Perché il riflesso pavloviano di cui lei parla non riguarda solo il centrodestra. Vede, anche a sinistra, anzitutto nel Pd, ci sono esponenti con un’autentica sensibilità garantista. Ma sono frenati nell’esprimersi sulla validità e necessità di alcune riforme perché c’è effettivamente un pregiudizio ancora inestirpabile che conduce subito a essere identificati, negativamente, con i governi di Berlusconi, con l’idea di una difesa di parte, mirata. È un riflesso incontrollato. Ed è un limite. Ma ripeto, non riguarda solo l’attuale centrodestra.
E se è così, può darsi che l’alleanza fra maggioranza e Terzo polo sulla giustizia riesca a scongelare certe esitazioni? Penso alla competenza di un parlamentare come Enrico Costa.
Ecco, ci siamo. Me lo lasci dire: Costa è il miglior parlamentare italiano nel campo della giustizia. Non ho incertezze a riguardo. Di sicuro la competenza di Costa può favorire soluzioni efficaci.
Sul ripristino della prescrizione sostanziale, per esempio?
Certo. Costa ha uno spessore che gli consente di individuare soluzioni specifiche, efficaci, di fronte alle quali diventa più complicato fare opposizione. E sì, è il motivo per cui un’alleanza mirata fra centrodestra e Terzo polo sulla giustizia potrebbe portare a dei risultati. Saper scrivere le proposte di legge è decisivo. Penso al fascicolo di valutazione del magistrato, norma inserita nella riforma del Csm di Cartabia grazie a Costa, appunto: talmente efficace che è stata la vera motivazione dello sciopero Anm, proclamato per la prima volta dal sindacato dei magistrati dopo quasi vent’anni. Non a caso: era, quella proposta, davvero seria e incisiva. Così come, nelle mozioni approvate ieri (mercoledì, ndr), Costa ha avuto l’intelligenza di segnalare, a proposito di intercettazioni, la questione del divieto di pubblicare le ordinanze cautelari: a che serve rendere segreto e inaccessibile ai giornalisti il materiale intercettato se poi qualunque cosa sia finita nei brogliacci viene riversata, dai magistrati, nelle richieste e nelle ordinanze, che sono ora pubblicabili?
Ci sarebbe una norma della riforma Orlando- Bonafede che impone di richiamare negli atti solo i “brani essenziali” del materiale intercettato.
Senta, non mi faccia parlare. O dobbiamo davvero ricordare come le norme che riguardano i magistrati, puntualmente, vengono lasciate senza alcun presidio sanzionatorio?
Ma a partire dall’alleanza sulla giustizia si può realizzare anche una più solida e generale convergenza politica fra maggioranza e Terzo polo?
No. Non credo sarebbe giusto. Il centrodestra ha i numeri necessari per governare. Il Terzo polo, nel quale ho rivestito anche formalmente dei ruoli, è giusto che si ispiri alla logica delle altre forze liberali europee. Che sono autonome: non devono per forza schierarsi con una delle due curve contrapposte. In Italia siamo invece molto condizionati da questo tema. Certo, come Costa è per me il miglior parlamentare italiano che si occupi di giustizia, Luigi Marattin è il miglior parlamentare in campo economico, e assecondarne le intuizioni può risultare prezioso, a una maggioranza di governo. Ma perché confluire in uno schieramento che ha già la forza parlamentare per guidare il Paese?
La convergenza registrata alla Camera, fra centrodestra e Terzo polo sulle mozioni in materia di giustizia può comunque rafforzare Nordio?
Sì, a una condizione: il progetto riformatore di Nordio potrà, oltre che realizzarsi, produrre benefici concreti per il nostro sistema penale se si arriverà anche alla vera riforma di sistema: la separazione delle carriere. Senza la ridefinizione strutturale dell’ordinamento giudiziario, il resto rischia di perdere efficacia. Viene neutralizzato dal consociativismo funzionale fra giudicanti e requirenti. Lo scriva. Non a caso la separazione delle carriere era solo nella mozione di Costa. Le servono altri elementi, per indicarlo come il migliore sulla giustizia?