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La grande corsa al centro ( variante, la corsa al grande centro) è uno dei remake che vanno per la maggiore in quel grande cinema che è diventata la politica italiana. Ultimamente si segnalano due protagonisti di rilievo. Renzi e la sua Italia viva. Conte e il suo secondo governo. Renzi viene dal centrismo, ma non sembra ansioso di rivendicare l’argomento. Conte a sua volta assicura d’essere stato centrista senza che ce ne siano tracce storicamente rilevabili.
A rigore si direbbe che l’uno è un centrista, ma d’altri tempi. L’altro è un centrista immaginario.
Ora, il punto è che però il centro ha pur sempre le sue regole. E la prima di queste regole è che da quelle parti il capo conta ma solo fino a un certo punto. Di lì in poi deve piuttosto obbedire e tener conto della infinita complicazione di tutti quelli che gli fanno corona.
Argomento che non sembra appassionare più di tanto né Renzi né Conte - sia detto con il doveroso riguardo.
Inoltre, in passato il centro era fondamentalmente un luogo di buonsenso. Dove si cercavano equilibri, e dove di conseguenza ci si muoveva con passo felpato e senza mai troppa spregiudicatezza. Sono cambiati i tempi, si dirà. Ed è vero. Ma le ragioni del centro più di tanto non possono cambiare.