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«E’la fede degli amanti come l’araba fenice: che ci sia ognun lo dice, ove sia nessun lo sa”. Celebri versi del Metastasio. Nei tempi del Coronavirus la fedeltà degli innamorati potrebbe essere sostituita dalla certezza del diritto. Una continua e cangiante quantità di divieti si abbatte sugli italiani. Precetti contenuti nei decreti del presidente del Consiglio vengono contraddetti da ordinanze di presidenti di regione ( pomposamente definiti governatori) e vi sono sindaci che minacciano a loro volta di emanare ordinanze contrarie a quelle regionali. E’ vero che si è dovuto fronteggiare un’emergenza straordinaria e straordinariamente insidiosa; che ci si trova di fronte ad un pericolo sconosciuto alla scienza medica; che la difesa dal virus impone un adattamento alle sue insidie, proprio perché non lo conoscevamo e non sappiamo ancora bene come potrà ancora colpirci. Tuttavia non si può nascondere che i cittadini sono frastornati da una girandola di limitazioni alle loro libertà costituzionalmente protette. Limitazioni non sempre univoche nel loro significato, tant’è che spesso richiedono precisazioni e chiarimenti dalle stesse autorità che le hanno emanate. Oltre all’acronimo Dpcm è divenuto familiare anche quello di Faq ( Frequently asked questions): dopo l’emanazione di un decreto, su siti istituzionali, con il sistema della domanda e della risposta, si cerca di chiarire meglio il significato delle norme riguardo ad aspetti che possono suscitare dubbi e che sono di particolare interesse per i cittadini. Molti si sono chiesti a chi esattamente si riferisce il Dpcm del 26 aprile allorché parla di “congiunti” che è ora consentito incontrare. La parola è usata negli articoli 10 e 342- ter del Codice Civile e nell’articolo 307 del Codice Penale. Senza entrare in minuziosi dettagli, si può dire che i due codici intendono per congiunti i parenti e gli affini. Nella Faq di chiarimento si aggiunge, oltre ai “partner conviventi” e ai “partner delle unioni civili”, anche la categoria delle persone legate da “uno stabile legame affettivo”. Il che rende più problematica l’interpretazione del testo del decreto perché – almeno per quanto mi risulta – l’espressione non ha una base legislativa. C’è bisogno di una spiegazione della spiegazione. Interviene così una circolare del ministero dell’Interno che cita una sentenza della Cassazione del 2014, in base alla quale si tratta di relazioni connotate «da duratura e significativa comunanza di vita e di affetti». Insomma, per spostarsi bisogna conoscere non solo i codici, ma anche la giurisprudenza. Per spiegare se si può fare una passeggiata la stessa Faq dice che «si può uscire dal proprio domicilio solo per andare al lavoro, per motivi di salute, per necessità o per svolgere attività sportiva o motoria all’aperto». E poi si aggiunge: «Ad esempio, è giustificato da ragioni di necessità spostarsi per fare la spesa, per acquistare giornali, per andare in farmacia, o comunque per acquistare beni necessari per la vita quotidiana, ovvero per recarsi presso uno qualsiasi degli esercizi commerciali aperti». Sembrerebbe che passeggiare è consentito solo se si hanno queste mete, altrimenti si deve correre. A meno che la semplice passeggiata non rientri nel concetto di attività “motoria”. Ma non sarebbe stato più semplice dire che si può uscire di casa rispettando le regole di sicurezza? Anche la possibilità di raggiungere le seconde case ha fatto sorgere interrogativi. E’ dovuto intervenire il ministro delle Infrastrutture per ribadire il divieto. Ma si annunciano ordinanze di presidenti di regione che detteranno ulteriori regole più specifiche. Gli italiani hanno dato prova nel complesso di senso di responsabilità, ma non si può certo chiedere loro di procedere con la perizia di consumati giuristi in un labirinto normativo nel quale è difficile trovare la via di uscita. Né l’interpretazione delle norme può essere affidata agli agenti di polizia, carabinieri e vigili urbani chiamati a controllarne l’applicazione. Non si può dunque che accogliere con soddisfazione e speranza il monito del presidente della Repubblica in occasione della festa del lavoro: «Sono necessarie indicazioni - ragionevoli e chiare - da parte delle istituzioni di governo». E Mattarella ha saggiamente aggiunto che «oltre al loro rispetto, è soprattutto decisiva la spontanea capacità di adottare comportamenti coerenti nella comune responsabilità di sicurezza per la salute». Senza disciplinare tutti i minimi dettagli della vita quotidiana, forse si può provare ad affidarsi al senso di responsabilità dei cittadini una volta chiariti i gravi rischi cui vanno incontro.