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avvocatura
Con un colpo di coda di fine anno, il governo ha approvato un emendamento che impedisce ai magistrati onorari di prestare servizio per più di due impegni settimanali, pari a circa tre udienze al mese. La norma doveva riguardare solo i 400 magistrati di nuova nomina; ma si applicherà invece, dal 1° gennaio 2022, a tutti i 4800 giudici e i pubblici ministeri onorari. Un duro colpo alla giustizia italiana, che vanifica lo stanziamento di 2,8 miliardi previsto dal PNRR per il suo rilancio. Fingendo di varare un emendamento attuativo dei vincoli imposti dalla UE, dove pende una procedura di infrazione contro la Repubblica Italiana per l’inquadramento discriminatorio riservato ai magistrati onorari, l’esecutivo ha invece messo definitivamente in ginocchio la macchina giudiziaria, privandola di tale insostituibile risorsa. Tutto questo in attesa che si celebrino dei concorsi che confermino in servizio i magistrati che già da anni depositano sentenze civili e penali, ai quali, se supereranno la prova d’esame, il ministero della Giustizia proporrà un trattamento economico parificato a quello dei funzionari di cancelleria.
Rimane incompreso chi assorbirà i carichi di lavoro non più devolvibili ai giudici e ai pm onorari, i quali ora assorbono attualmente il 50 per cento del contenzioso civile e penale. Si prospetta l’ulteriore dilatazione della durata dei processi italiani, che sono già i più lenti al confronto con gli altri paesi OCSE. I cittadini scontano l’approccio ostile del Governo nei confronti dei magistrati onorari, la cui ascesa è malvista dai tecnici di Via Arenula, magistrati anche essi, ma di ruolo, desiderosi di rimarcare la propria primazia nei confronti dei loro colleghi precari.
Raimondo Orrù è presidente della Federazione Magistrati onorari di Tribunale