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EDITORIALE
La scena che ieri era sulle home page di tutti i quotidiani, quella dell’aggressione all’ex deputato Osvaldo Napoli, è parecchio disgustosa. In genere su questo giornale cerchiamo di moderare il linguaggio, però è difficile trovare un altro aggettivo per descrivere quello che è successo: davanti alla Camera dei deputati un gruppetto di nerboruti picchiatori quarantenni ha circondato un esile deputato di 72 anni, lo ha catturato con la forza, ha cercato di metterlo alla gogna, gli ha letto un fantasioso mandato di cattura, ha mostrato con orgoglio la propria prestanza fisica e la propria spavalderia, e poi si è impaurita soltanto quando sono intervenuti tre carabinieri, che hanno permesso a Osvaldo Napoli di darsi alla fuga.
Non è che ci sia molto da dire per spiegare il senso politico di questa bravata. In politologia viene definita “ azione squadrista”. E il riferimento è a quelle che si chiamavano “ squadracce” durante il fascismo, e che erano state inventate dallo stesso Mussolini per reprimere il dissenso politico – con la violenza, l’intimidazione, la derisione, l’umiliazione – e mettere fuorigioco gli avversari. L’assalto squadrista contro Napoli: li ha mandati Dio a punire i peccatori
Più recentemente, negli ani Settanta e Ottanta, in Italia lo squadrismo politico si riprodusse e dilagò anche a sinistra, intrecciandosi con il fenomeno della lotta armata, ma non sovrapponendosi. La lotta armata era una folle e coerente scelta di rivoluzione e di morte, del tutto esterna al sistema. Lo squadrismo ne scimmiottava la violenza, ma la usava per fini di lotta politica interna al sistema. Il senso dello squadrismo è molto semplice. Risponde a una visione manichea della società: di qui i buoni di là i reprobi. E i buoni – secondo questa visione – hanno tutto il diritto di considerarsi buoni, di agire da buoni, e di giudicare i reprobi, o i sospetti reprobi, o i candidati reprobi, e di punirli direttamente, evitando le burocrazie lente, e restituendo, con questo gesto di arroganza, il potere al popolo: nitido, pulito, scevro dalle pastoie del Diritto e della Democrazia.
Lo squadrismo è la forma estrema ed infantile del giustizialismo. Si ispira agli stessi principi e alla stessa idea della missione. Ha una sua etica, il giustizialismo, e lo squadrismo cerca di riprodurla. L’etica del giudizio universale, che non è più assegnato a Dio, se esiste, ma un gruppo di persone scelte, incor- ruttibili, purissime, le quali – rispetto a Dio – hanno il vantaggio della certezza sulla propria esistenza...
Naturalmente, sebbene giustizialismo e squadrismo si assomiglino, non si possono in nessun modo inquadrare in un meccanismo di causa ed effetto. Uno usa la legge ( sebbene spesso la forzi e la adatti) l’altro sfida la legge. Sono autonomi e ciascuno assume le responsabilità solo per le proprie azioni.
Però hanno in comune una pulsione antidemocratica, e cioè la spinta – quasi l’imperativo morale – a buttare fuori dal campo la politica, cioè l’organizzazione democratica dello Stato e dei suoi poteri. L’idea che prevale è quella secondo la quale la società sarà purificata solo quando la politica sarà sparita, e il meccanismo della presa del potere funzionerà non più con criteri democratici ma con criteri puramente e salvificamente etici.
Dentro questo modo di pensare – per fortuna non dentro lo stesso schema di violenza e di medioevo sopraffazione fisica – sta anche l’iniziativa di mandare un avviso di garanzia al governatore della Campania per istigazione al voto di scambio. L’idea che esista un reato di istigazione al voto di scambio ( cioè di istigazione a un reato molto molto vago nei suoi contorni) sulle prime fa sorridere. A me fa venire in mente quello sketch famosissimo inventato una quindicina d’anni fa da Corrado Guzzanti. Non so se lo ricordate, stava nella trasmissione di Serena Dandini ed era intitolato – se non sbaglio – rieducationl channel. Prendeva in giro la Tv e alcuni suoi programmi. A un certo punto c’era un tizio che si chiedeva chi spingesse i cavalieri del ad essere eroici. E poi iniziava a gridare: « spingitori di cavalieri... » . E dopo si chiedeva chi convinceva gli spingitori a spingere i cavalieri. E allora gridava ancora più forte: « spingitori di spingitori di cavalieri... » . Questa idea di indagare su uno accusandolo di aver spinto dei sindaci a spingere degli elettori a votare Si al referendum assomiglia come una goccia d’acqua a quello sketch. « Spingitori di spingitori di votisti di scambio... » .
Però non c’è mica da ridere. Sostenere che l’affermazione di una certa idea ( in questo caso la riforma elettorale) produca degli effetti benefici per i comuni del Mezzogiorno, che diventeranno più ricchi, vuol dire fare voto di scambio? Lo scambio, se capisco bene, sarebbe tra gli interessi del Mezzogiorno e la riforma costituzionale. A voi pare che una logica così stia in piedi?
Naturalmente la politica è sempre un voto di scambio. Se mi voti migliorerò le condizioni degli edili, se mi voti darò più posti di lavoro agli insegnanti, se mi voti otterrò un aumento dei salari, se mi voti combatterò la corruzione e ti abbasserò le tasse, se mi voti darò il salario a voi disoccupati... Il voto di per sé è uno scambio tra elettori e candidati. Il problema è se lo scambio avviene con una organizzazione criminale. Per questo è stato inventato il reato, per colpire la mafia. Ma se uno promette soldi al Mezzogiorno è probabile che stia dicendo una colossale balla, perché i soldi non arriveranno, ma non sta certo adescando una organizzazione criminale. Ammenoché non si consideri il Mezzogiorno una organizzazione criminale. E allora?
Allora c’è una parte della magistratura che si è messa in testa di potere – e di dovere – sindacare sul merito della politica. Non giudicare i reati, ma giudicare la qualità della politica. E usare il “ voto di scambio” come grimaldello per tenere la politica sotto scacco, e renderla inoffensiva. Cioè impossibilitata ad agire.
E’ chiaro che bisogna sospendere questa tendenza. Altrimenti dovremo rinunciare alla democrazia. La domanda è: la magistratura è in grado di intervenire direttamente su se stessa, emendandosi e impedendo questi fenomeni di vero e proprio estremismo giustizialista?
Sarà che io sono pessimista, ma temo di no.