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Orsini
E ora passiamo all'equivoco Orsini. Il censurato più presenzialista della storia dell’informazione italiana è infatti diventato il martire della controinformazione, quella secondo cui all’origine della guerra non ci sarebbe Putin col suo battaglione di oligarchi ma bensì la Nato. La storia è nota: secondo i teologi della geopolitica, lo spostamento sempre più a Est dell'alleanza atlantica avrebbe generato nell'animo più profondo del popolo russo una sorta di sindrome da accerchiamento, tale da rendere “inevitabile” l’invasione dell’Ucraina. E di fronte a questa singolare argomentazione, qualche incauto e zelante censore (vedere dalle parti di Italia Viva) ha accusato Orsini di filoputinismo chiedendo alla Rai la sua immediata rimozione. Errore marchiano: in questo modo Orsini ha avuto buon gioco nel presentarsi come vittima della “censura di regime”. Il nostro “regime”, non quello di Putin (sic!). Ma è chiaro che siamo di fronte a un equivoco. Il problema del professore non è certo il suo presunto putinismo, ma la sua evidente incompetenza sulle questioni russe accompagnata da una modesta capacità di analisi politica: alle Frattocchie non avrebbe superato il primo anno. Volete una prova delle sue astruse teorie? Non più di qualche giorno fa, non so bene in quale delle trasmissioni in cui disegna scenari e abbozza visioni, il professore andava spiegando che l’Italia dovrebbe riconoscere in modo unilaterale l’indipendenza del Donbass dall’Ucraina. Ma vi immaginate? In piena guerra e in un mondo diviso di nuovo in blocchi, la piccola Italia, provincia dell’impero, dovrebbe rompere con la Nato, e forse anche con l’Ue, per regalare il Donbass a Putin. A che titolo e con quale credibilità non è dato sapere. E tutto questo per il bene dei bambini che, sempre secondo il buon Orsini, vivono meglio in una dittatura piuttosto che in guerra. Insomma, occorre uscire dall'equivoco: la presenza di incompetenti in tv non è sintomo di pluralismo ma il segno della povertà del livello del nostro dibattito che si sposta sempre più in basso, in basso, in basso… Lì dove gli Orsini sguazzano.