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Giorgia Meloni ha stipulato un cosiddetto “patto anti- inciucio” con Salvini e Berlusconi. In calce dal documento non ha tralasciato di aggiungere una dichiarazione con la quale ha aderito alla cosiddetta “autonomia rafforzata” del Veneto, tanto per compiacere l’alleato padano. In tal modo ha tuttavia contraddetto uno dei caposaldi della destra politica che ha sempre sostenuto il principio dell’unità nazionale. Dal punto di vista politico- culturale l’autonomia del Veneto rappresenta un cedimento storico della destra anti- regionalista che si sarebbe dovuta opporre alla deriva politica derivante dalla sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione introdotto nell’ordinamento una forma parasecessionista le cui dinamiche sono funzionali alla “disunità” nazionale. A beneficio del solo propagandismo leghista oggi piuttosto malmesso.
In tale contesto appare contraddittorio il richiamo al presidenzialismo, specchietto per le allodole che non si concilia con la incongrua e disorganica divisione dell’Italia. Una destra seria coerente e colta non avrebbe mai aderito ad una iniziativa del genere. Mentre cresce il rammarico che nessuna reazione salvo una manciata di ex- parlamentari di Alleanza Nazionale si è manifestata da quella destra che in Parlamento e nelle piazze agitava la coesione nazionale come fondamento di sovranità e di tenuta sociale.