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L’aver negato la autorizzazione a procedere, richiesta dalla autorità giudiziaria, nei confronti del’ Onorevole Diego Sozzani, è, a giudizio del Senatore Giarrusso, un “fatto gravissimo che incide, in maniera notevolissima sulla tenuta della maggioranza”, perché, “nel segreto dell’urna si fa quel che si vuole”. La segretezza del voto è, dunque, per Giarrusso, causa di “variazioni di voto non programmate”. Un pensiero malsano che equipara i voti raccolti nell’aula della Camera e/o del Senato ai pronostici calcolati in vista di una partita di calcio. Ma ci si può attivare a difesa di “ vittorie programmate”, se è in giuoco la libertà di un Uomo, che , per di più , è anche “ un rappresentante della sovranità popolare” ? E quantovalgono, per Giarrusso, diritti e libertà vagliati a colpi di maggioranze programmate? Che valore da’ Giarrusso alcombinato disposto degli artt. 49 e 51 del regolamento della Camera, posti a tutela massima delle “persone” e dei “diritti di libertà di persone” protette , a chiare lettere, da un “ voto segreto”, perché rappresentanti della sovranità popolare? Nel caso Sozzani (e in casi analoghi), il voto segreto era (ed è) obbligato.In Parlamento non vi sono plotoni di esecuzione che, in barba ai dettati costituzionali e regolamentari di Camera e Senato, decidano sulla vita politica e non, dei membri delle due Camere.Troppe sono state le “vittorie programmate” falsate dalla violazione sistematica dei regolamenti. Il Senatore Giarrusso non le avrà, di certo, dimenticate; ne’ avra’ dimenticato le violazioni dell’obbligo di segretezza della Camera di Consiglio della Giunta delle elezioni del Senato e le offese di una volgarità irripetibile (postate, tramite i social network), nei confronti del Presidente Berlusconi.Quella seduta andava invalidata, ai sensi di regolamento!!! Era il 4 ottobre del 2013, una data storica, anche per Giarrusso, che, a braccetto con i suoi alleati, realizzava il sogno di estromettere il leader più votato dagli italiani con un colpo di stato mediatico. Il bieco giustizialismo di quei giorni non appartiene (e mai più dovra’ appartenere )alla storia di una Repubblica massimamente attenta ai diritti di liberta’ di ogni Uomo. Le aule parlamentari e le piazze mediatiche non saranno più inquinate da “proclami di nuovi Torquemada”. Il parlamento è (e resterà sempre )ben protetto da un “nocciolo duro di garanti”, che, mai sconfesseranno i Padri Costituenti.