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Dal 4 al 6 settembre si svolgerà presso il Monastero di Bose, nelle prealpi biellesi, il XXVII Convegno Internazionale di Spiritualità Ortodossa, in collaborazione con le Chiese Ortodosse, tutte, da quelle di Grecia, a quella moscovita, a quella statunitense. Il tema di questa edizione dell'incontro è “Chiamati alla Vita in Cristo, nella Chiesa, nel mondo, nel tempo presente”.
L'elenco dei partecipanti e dei relatori conferma il livello della manifestazione, che ha continuato senza interruzione a crescere di importanza e di capacità di attrazione a partire dalla sua nascita, nel 1993 quando la sua prima edizione fu dedicata a San Sergio di Radonez, che si pone all'inizio della storia nazionale russa e della spiritualità che connota la ' Santa Russia”. Per citare solo alcuni dei relatori convocati dal comitato scientifico guidato da Enzo Bianchi, interverranno fra gli altri il vescovo Hilarion di Volokolamsk, Mosca, sul tema “La vita in Cristo, La vocazione monastica nella chiesa greca oggi”, il vescovo Nektarios di Argolide, Nauplia, su “Vocazione cristiana e vita della polis”, Aristotle Papanikolau da New York su “Le mie parole sulla tua bocca” ( Ger 1,9) e Arsenij Sikolov da Damasco su “Vocazione e profezia?”.
L'occasione è importante sia sul piano interortodosso che su quello ecumenico. Le Chiese ortodosse hanno la caratteristica dell'autocefalia, ossia dell'assenza di una struttura gerarchica simile a quella della Chiesa cattolica, che riconosce al proprio vertice il pontefice, al quale sono attributi vasti poteri sia in ambito gestionale, che teologico e pastorale. Le Chiese ortodosse hanno acquisito l'autonomia nel corso della storia, a cominciare da quella russa, e conferiscono ai propri patriarchi prestigio e autorevolezza, ma poteri limitati, in particolare per quanto riguarda la nomina dei vescovi, effettuata dai sinodi di ciascuna Chiesa. Questa organizzazione produce una certa complessità nei rapporti fra le Chiese e rende preziose le poche occasioni di incontro e di scambio, in un terreno che si potrebbe definire neutrale, come quella ormai consolidata di Bose.
Per il medesimo insieme di motivazioni il convegno rappresenta anche un momento privilegiato per quanti, sia con precise funzioni ecclesiali sia per interessi e curiosità personali, vogliono avvicinarsi all'esperienza dell'ortodossia e approfondirne la conoscenza. Non si tratta affatto di una ricerca riferita a un fenomeno lontano, come avrebbe potuto essere nel secolo scorso. La caduta della cortina di ferro e l'allargamento della Ue hanno infatti innescato una forte mobilità di persone dal centro Europa all'Italia che ha portato l'ortodossia ad essere la pratica religiosa più diffusa nel nostro paese dopo quella cattolica. Parrocchie ortodosse sono nate in tutta Italia, con il sostegno dell'episcopato cattolico, attraverso la cessione dell'uso di edifici religiosi e altre facilitazioni logistiche, in un ecumenismo di accoglienza che da teorico si è fatto pratica quotidiana.
Del resto l'incontro tra le Chiese cristiane ha una natura innegabile di produttività su tutti i piani, con in testa quello spirituale. Sono molteplici gli ambiti nei quali la riflessione ortodossa risulta preziosa per i cattolici, e non è un caso che essa si sviluppi in un ambito monastico, contesto nel quale la grande esperienza del Monte Athos rimane di esempio per l'intera cristianità.
Il tema del convegno di quest'anno, “Chiamati alla Vita in Cristo, nella Chiesa, nel mondo, nel tempo presente”, dà testimonianza di quanto sia fertile il terreno della riflessione ortodossa per il pensiero cattolico. L'occidente vive infatti con dolore e senso di impotenza la frattura che si è aperta tra esperienza religiosa e quotidianità, fino a relegare la prima in spazi dedicati e circoscritti, negando in questo modo la pienezza della chiamata di Cristo, espellendola dal qui e oggi alla quale invece essa si riferisce con ogni evidenza.