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presidente Robustella nocera inferiore
«Le mie dimissioni sono un ultimo atto d’amore verso il Tribunale e verso il mio lavoro, compiuto dopo aver servito la magistratura per quarant’anni». È un fiume in piena Antonio Sergio Robustella, presidente del Tribunale di Nocera Inferiore, dimessosi qualche giorno fa in segno di protesta per la carenza di personale, soprattutto negli uffici del Giudice di Pace. Una situazione preoccupante e deprimente che ha indotto gli avvocati del Coa nocerino, presieduto da Guido Casalino, ad astenersi dalle udienze per una settimana (si veda Il Dubbio del 17 maggio).
Presidente Robustella, una scelta molto coraggiosa e rara quella delle sue dimissioni. Come nasce questa decisione?
Parte, prima di tutto, dalle condizioni in cui versa l’ufficio del Giudice di Pace. Qualche volta, quella legata al Giudice di Pace viene definita una giustizia di serie B, con una attenzione più limitata. Ma non è affatto così. L’ufficio del Giudice di Pace è un Tribunale della Repubblica e come tale merita la massima attenzione e il massimo rispetto. Anche gli avvocati, per la situazione venutasi a creare, hanno scioperato per una settimana, avendone tutte le ragioni. Il servizio fornito dal Giudice di Pace è molto carente. Non solo per quanto riguarda la gestione giurisdizionale, ma soprattutto per l’aspetto amministrativo, con notevoli sacrifici per i cittadini, che devono avere una giustizia efficace, in grado di soddisfare i loro diritti. Non può esserci una giustizia che arriva tardi anche per le cose più semplici. Ho provato tante volte a sollecitare le autorità competenti perché si affrontasse il problema. Nessuna risposta, ed ecco che sono arrivato alle mie dimissioni. Per la verità già due anni fa le avevo presentate per problemi simili: poi, però, sono stato convinto a restare. Non per autoincensarmi, ma deve saper che io qui sono molto amato e considerato. Mi si spezza il cuore all’idea di andarmene. Il prossimo anno andrei naturalmente in pensione. Potevo mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di niente, oppure sollevare il problema e mettere chi di dovere di fronte alla situazione che si vive a Nocera Inferiore. Ho scelto la seconda opzione.
Quali soggetti sono stati informati rispetto a quanto accade nel suo Tribunale?
Ho scritto e inviato documenti a più destinatari. I problemi di Nocera Inferiore li ho sollevati davanti al Csm, al ministero della Giustizia, alla Corte d’appello, alle Commissioni parlamentari Antimafia e Giustizia. Dovevo potevo andare sono andato. Spero che con le mie dimissioni adesso l’attenzione diventi degna di questo nome.
Il suo grido di dolore non è solo quello di un autorevole magistrato ma anche quello di un cittadino?
Assolutamente sì. Io mi immagino come il cittadino che si reca in ospedale e gli fissano un esame specialistico dopo sei mesi o un anno con la scusa della mancanza del personale. Al cittadino interessa poco. È un problema dello Stato. Ritornando alla situazione del Tribunale di Nocera Inferiore, sono arrivato al punto, negli uffici del Giudice di Pace, di negare le ferie al personale perché esiguo. Ci sono cinque risorse umane per dieci giudici e per circa 800 cause trattate ogni settimana. In presenza di un solo addetto alla cancelleria come si può lavorare?
Ce lo dica lei…
Umanamente non è possibile. In una intervista, un avvocato penalista, commentando il caso Nocera Inferiore, ha detto che questa situazione rappresenta una mia sconfitta personale e professionale. Non la vivo così. Le mie dimissioni sono un nuovo tentativo per risolvere il problema. Sarebbe una sconfitta personale nel caso di risorse disponibili e di mancato raggiungimento del risultato. Nel momento in cui non sono messo nelle condizioni di intervenire, il problema è il sistema giustizia, non sono io. Il sistema dovrebbe funzionare a prescindere dalle persone. Voglio inoltre ricordare che in una ispezione ministeriale è stato dato atto che quanto da me denunciato non è la solita lamentala degli uffici pubblici. Abbiamo ricevuto i complimenti per aver fatto anche troppo rispetto al quadro generale.
Il ministero della Giustizia ha mostrato disinteresse rispetto alla situazione del Tribunale nocerino?
Fino ad ora non ho avuto nessuna risposta.
Le sue dimissioni sono irrevocabili?
Sì. Non voglio dare l’impressione della sceneggiata della serie “mi butto, mi butto e alla fine cambio idea”. Io sono una persona seria e ci metto sempre la faccia. Se dico una cosa, la faccio. Il personale è molto legato a me, perché sono stato in grado di creare un clima di collaborazione e rispetto. Me ne vado da una realtà dove ho creato una famiglia. Ho il dovere, però, di pensare al futuro del personale e alla sostenibilità del lavoro di questi uffici giudiziari. Il famoso stress da lavoro qui esiste. Io devo pensare alla salute dei miei collaboratori e al cittadino che deve poter fruire del servizio giustizia. Delle due l’una: o sono io che non sono in grado di organizzare il lavoro, e allora è giusto che me ne vada, oppure, come io ritengo, non avendo i mezzi bisogna farsene carico. Il problema non è mio personale. È delle istituzioni. Mi auguro che con il mio gesto ci sia una presa di coscienza.
A proposito delle istituzioni: ha ricevuto la loro solidarietà?
Ho incontrato il sindaco di Nocera Inferiore, che non ha nascosto le proprie preoccupazioni. Dal suo punto di vista è un fatto grave che io me ne vada. In una situazione difficile dal punto di vista della criminalità organizzata, come quella dell’Agro Nocerino Sarnese, avere persone oneste che diano garanzie di trasparenza è molto importante. Uno sbaglio che spesso si commette è quello di legare le situazioni alle persone. In realtà, ci dovrebbe essere un meccanismo per cui ogni situazione va avanti a prescindere dalle persone, fermo restando che il servizio giustizia deve essere organizzato bene.
In questa battaglia ha trovato al suo fianco gli avvocati del Foro di Nocera Inferiore?
Abbiamo condiviso le stesse preoccupazioni. Gli avvocati hanno ragione nelle loro proteste. Lo sciopero dei giorni scorsi, anche se non concertato con me, ma quando è stato deciso io era a casa con il Covid, è stato del tutto giustificato nel merito. Mi trovo d’accordo con loro, quando si rileva che la carenza di personale non è un problema solo degli avvocati. Riguarda tutti i cittadini. Davanti al luogo in cui lavoro c’è scritto “Palazzo di giustizia” non “Palazzo dell’ingiustizia”.