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Igiudici non fanno politica, si dice; i giudici non decidono secondo i tempi della politica, si aggiunge; giusta o sbagliata, la decisione di un giudice va rispettata, si conclude. Sarà vero, forse, per i giudici comuni. Qualche dubbio sui tre assunti non può non porsi quando la decisione arriva da un giudice costituzionale, il cui compito è proprio quello di giudicare la politica, secondo un canone normativo, certo, la cui normatività lascia però ampi spazi di discrezionalità. E, nel mondo alla rovescia in cui ormai viviamo, i tre assunti faticano a reggere quando la decisione di un giudice pretende di giudicare la decisione di un altro giudice, appartenente ad un altro ordinamento, di cui si postula, sia pur limitatamente, la supremazia. Questo invece è quello che è successo con la decisione dell’altro ieri del Tribunale costituzionale tedesco, che, con fare arrogante e presuntuoso da primo della classe e facendosi esso arbitrariamente interprete dei Trattati: 1. ha detto che la Banca centrale europea ( BCE) dei tempi di Draghi ha operato al di là delle sue competenze, confondendo politica monetaria con politica economica; 2. ha dato dell’incompetente alla Corte di giustizia dell’Unione europea ( che scrive sentenze non intelligibili, che pertanto non vanno rispettate, male utilizzando il criterio di proporzionalità); 3. ha ordinato al Governo federale e al Parlamento tedesco di opporsi al sistema europeo degli acquisti di titoli pubblici; 4. ha ordinato alla Bundesbank di uscire dal sistema bancario europeo; 5. a meno che, entro tre mesi, la BCE non dia sufficienti ( cioè: condivisibili dal Tribunale tedesco) giustificazioni circa il suo operato. Asterix ( ai cui discendenti forse dovremmo appellarci) avrebbe applicato in questo caso la sua lettura dell’acronimo SPQR, trasformando la R in T: sono pazzi questi tedeschi! E qualcuno si potrebbe chiedere qual è la crasi per l’uscita della Germania ( uno dei pochi stati al mondo, se non forse l’unico, il cui nome cambia a seconda del posto in cui ci trova): Gerexit, Deexit, Alexit, Nemexit, Sakexit? E sì perché, a voler applicare a rigore di diritto internazionale e dei Trattati europei le proposizioni del Tribunale costituzionale, a sortire dall’Unione dovrebbe essere proprio la Germania, se pretende di mettere nel nulla decisioni giudiziarie e amministrative di un ordinamento al quale ha ceduto parte della sua sovranità, riconoscendone la primazia. Nemmeno a Karlsruhe si può dire “non mi piace la minestra!”. Alla fine, probabilmente, si troverà la quadra: in nome di un principio di leale collaborazione istituzionale, la BCE fornirà qualche spiegazione sul perché le misure assunte ai tempi di Draghi ricadono nella “politica monetaria”; la Corte di giustizia si terrà lo schiaffo, salvo restituirlo alla prima occasione utile. Forse. Ma forse anche no. Intanto, il programma di interventi e di aiuti di cui sta discutendo l’Unione, pur formalmente non essendo sotto giudizio, subirà dei contraccolpi, che si tradurranno in ritardi, se non veri e propri blocchi; e poi istinti nazionalistici si risveglieranno in tutti gli altri paesi e altre corti nazionali si sentiranno legittimate a mettere in difficoltà, se non a sbeffeggiare la Corte europea ( basti pensare come utilizzeranno questa pronuncia del Tribunale tedesco i governi polacco e ungherese per non dare applicazione a recenti sentenze di condanna!) e giudici e amministrazioni nazionali metteranno in dubbio la primazia del diritto europeo. Il castello, proprio a partire dal suo custode giudiziario, si potrebbe frantumare. Non è detto; e, anche se le vestali di un costituzionalismo ottocentesco stanno più o meno apertamente gioendo degli stantii argomenti utilizzati dal giudice tedesco, noi opereremo affinché ciò non succeda, anche chiedendo al governo italiano di attivare l’art. 259 Tfue contro la Germania e al Parlamento europeo di utilizzare tutti gli strumenti politici e conoscitivi per arginare gli effetti della decisione: non vogliamo che un’insana alleanza tra costituzionalisti d’antan e moderni sostenitori del “piccolo è bello”, della “descrescita felice”, del “Km0” ci consegni - a loro insaputa, certo! - a un mondo in cui l’Europa si è dissolta e tanti piccoli Stati europei sgomitano a chi si allea per primo col potente mondiale di turno. E’ una storia che noi italiani già conosciamo. Certo, la Germania - che pur tanto deve all’Europa, non da ultimo di essere stata ampiamente aiutata nel processo di riunificazione ( v. art. 107, comma 2, lett. c, Tfue) - non ha fatto un gran servizio alla causa europea.